Il sindacato ha dimostrato ancora una volta di essere molto più bravo della politica. Mentre tutto il mondo politico si affannava ad accapigliarsi, senza nemmeno far capire quale fosse il motivo della rissa (che tale ha rischiato e rischia di diventare) dal mondo del lavoro sono giunte parole chiare, non legate ad interessi che non fossero quelli alti del paese. Le interviste che hanno dato a Il diario del lavoro Annamaria Furlan e Pier Paolo Bombardieri e le dichiarazioni rese in tv da Maurizio Landini, mostrano una capacità di analisi che purtroppo non siamo più abituati a vedere nella politica. I leader del sindacato hanno chiesto una cosa sola, di fare presto, perché siamo veramente a quella che una volta era la zona Cesarini, gli ultimi minuti di gioco, che non possono essere sprecati. Per capire l’urgenza del momento basta fermarsi un attimo a considerare la formula con la quale il presidente Mattarella ha chiesto a Conte di continuare il suo lavoro in attesa degli sviluppi della situazione. Il presidente, come recita la formula, ha chiesto al presidente dimissionario di seguire gli “affari correnti”. Ossia di sbrigare le cose che non possono essere rinviate, solo che nel caso presente tra gli affari correnti c’è la cura dalla pandemia che ha causato quasi centomila morti in Italia, c’è la messa a punto del dossier sul Recovery Fund, che significa decidere come spendere 209 miliardi euro, c’è la gestione della bomba sociale che rischia di scoppiare nel momento in cui terminerà il blocco dei licenziamenti. Questi non sono affari correnti, questo è il nocciolo della vita stessa del paese. Perché l’Italia è davvero un’altra volta sul ciglio del burrone, avrebbe una mano tesa a salvarla, ma la politica invece di gettarsi a capofitto in questo lavoro trova la forza di mettere tutto in discussione, di lasciare il paese senza una guida sicura e ferma, di sospendere tutto, come se ce ne fosse davvero la possibilità. Invece di lasciare da parte gli interessi minuti di bottega e pensare al famoso bene comune, la politica si perde nei giochi di potere che non interessano molto a chi rischia di ammalarsi di Covid o di perdere il lavoro.
Il sindacato chiede di far presto, ma non è difficile pensare che il mondo della politica non baderà per nulla a questo appello, probabilmente non se ne accorgerà nemmeno, perso tra i tweet che si scambiano i leader dei partiti e partitini che partecipano a questa guerriglia informatica. Non se ne accorgeranno perché il sindacato, ma il discorso va allargato a tutte le forze sociali, non ha più peso in Italia. Conte ha avviato un’interlocuzione con i rappresentanti del lavoro e della produzione solo pochi giorni fa, dopo mesi di pressione da parte loro, e lo ha fatto solo perché era stato attaccato da Matteo Renzi e si sentiva debole. Se lo avesse fatto mesi fa, quando ripetitivamente gli è stato chiesto, e avesse trovato un accordo forte con sindacati e associazioni imprenditoriali su come affrontare il futuro, su come spendere i soldi offerti dall’Europa, su come gestire la bolla dei licenziamenti, ben altra sarebbe stata la sua forza. Avrebbe potuto giovarsi del supporto della parte viva del paese. Perché poco altro c’è se si tolgono i lavoratori e gli imprenditori. Sono questi i veri protagonisti del paese, le anime forti della nazione. Eppure non sono considerati.
E infatti Conte ha preferito il confronto con i partiti, che deve esserci, naturalmente, ma non deve nascondere le priorità vere, quelle dettate dalla società. Sono questi i frutti amari della disintermediazione partita con Renzi, ma poi continuata anche con i governi successivi. C’è stato chi ha combattuto le forze sociali e chi le ha ignorate, ma nella sostanza l’atteggiamento è sempre stato il medesimo, una sottovalutazione del ruolo delle parti sociali, di disinteresse per i veri temi che preoccupano il paese reale. La politica nasce per curare i problemi della società, ma si è persa nella gestione degli interessi particolari. La speranza è sempre quella di una ripresa di interesse, ma le speranze che ciò accada sono minime. Le incrostazioni sono potenti e cambiare strada è sempre difficile. E poi per cambiare servirebbe la volontà di farlo, ma la politica, persa nei suoi giochi, non sembra attenta a qualcosa di diverso, è cieca e sorda.
Potrebbe forse aiutare se le parti sociali, tutte, sindacati e imprenditori, decidessero di andare avanti da sole, se riuscissero a trovare tra di loro un accordo sulla gestione di questi problemi e consegnassero queste loro volontà alla politica, con o senza governo. Sarebbe un modo per spiazzare i giochi della politica, che difficilmente potrebbe ignorare l’indicazione. Non dimentichiamo che nel momento più difficile della pandemia, nel marzo dell’anno passato imprenditori e sindacati sono stati capaci di trovare un importantissimo accordo tra di loro su quali imprese chiudere, quali tenere aperte, come proseguire, dove era possibile, il lavoro. Un accordo alto, che solo in Italia è stato possibile e che nei fatti è riuscito ad attenuare i danni che una chiusura indiscriminata del lavoro e della produzione avrebbe potuto causare. E il governo non ha potuto far altro che seguire le indicazioni che gli erano state fornite. Il gioco potrebbe riprendere, non sarebbe la stessa cosa di un grande accordo triangolare, è vero, ma considerando anche che per il momento un governo non c’è, potrebbe bastare. Dovrebbero però volerlo tutti i soggetti e non è certo che tutti siano sulla stessa sintonia d’onda. Non è sicuro, per esempio, che a Confindustria interessi davvero un accordo con i sindacati come gli interessa certamente un’intesa con il governo. Si tratta forse solo di andare a vedere le carte degli altri.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Per il leader della Uil il momento è grave, occorre un Patto che coinvolga tutte le parti sociali. Il Recovery Plan, sostiene, deve essere l’occasione per ridisegnare una nuova idea di paese. Sempre Mascini ha intervistato Mario Mantovani, presidente di Manageritalia. Per Mantovani la crisi che stiamo vivendo deve trasformarsi in un’opportunità per riprogettare il mondo del lavoro.
Servizi a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Massimo Mascini ha intervistato Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl. Furlan invita le forze politiche a risolvere in fretta la crisi perché non c’è più tempo, la crisi economica sta creando una situazione davvero difficile. Per questo, avverte, deve ripartire al più presto il confronto con le forze sociali.
Tommaso Nutarelli ha intervistato Roberto Toigo, eletto da pochi mesi alla guida della Uil Veneto. Per Toigo la regione era in crisi ben prima dell’arrivo della pandemia. La politica, afferma, manca di progettualità e il sindacato si deve impegnare a tutelare anche le categorie lavorative e sociali meno protette. Sempre Nutarelli ha intervistato Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc-Cgil, in merito alle polemiche nate intorno al festival di Sanremo. Per il sindacalista il Festival, con la sua forte medianicità’, potrebbe riaccendere i riflettori sulla crisi dello spettacolo, ma mette in guardia dai pericoli di una pandemia ancora troppo diffusa e si chiede: se si desse il via libera alla presenza del pubblico a Sanremo, come si potrebbero tenere ancora chiusi cinema e teatri?
Contrattazione
Questa settimana è arrivata la “stesura” definitiva del contratto dell’industria alimentare. Per Fai, Flai e Uila è una passo importante per garantire l’applicazione del contratto in tutte le imprese del settore. Sottoscritta, nelle imprese non artigiane del settore alimentare con meno di 15 dipendenti, l’intesa che allinea la parte salariale al contratto dell’industria alimentare.
Analisi
Gian Primo Cella osserva che il senso di comunità è oggi messo in forse dallo sfarinamento delle più solide e tradizionali appartenenze sociali, dalla scomparsa delle ideologie e delle culture che lo alimentavano, dalla concorrenza di un individualismo imperante. Ma non tutto è perduto se il sindacato si ricorderà di essere di gran lunga la più grande e poderosa organizzazione di rappresentanza operante sulla scena italiana.
Alessandra Servidori presenta le osservazioni di TutteperItalia sulle linee guida relative all’assistenza a lungo termine tracciate dall’ European Social Network (ESN), risultato di un intero anno di lavoro.
Il guardiano del faro
Marco Cianca riflette sulle difficoltà della politica, in un momento così complesso per il paese. Un governo con un amplissima maggioranza e una Costituente rappresenterebbero il percorso virtuoso, ma – preconizza- proseguirà invece quello vizioso, fatto di reciproco discredito, di accuse velenose, di propaganda autoreferenziale.
I blog del Diario
Fernando Liuzzi spiega i motivi dello sciopero dei giornalisti de Il Sole 24 Ore. Un’iniziativa estesa anche ai giornalisti dell’agenzia “Radiocor Plus” e di “Radio 24”.
Aldo Amoretti sostiene come, in un momento nel quale si parla tanto di povertà e di sindacato dei poveri, le confederazioni sindacali, che nella loro storia hanno avuto un ruolo fondamentale sul tema, oggi non sono fatte per affrontarlo.
Roberto Polillo riflette sulla crisi di governo attuale e sull’intera dissoluzione del sistema politico del paese.
Giuliano Cazzola ricorda Raffaele Minelli, scomparso nei giorni scorsi, dirigente sindacale della Cgil.
Diario della crisi
I sindacati hanno proclamato uno sciopero di 4 ore per tutto il personale Enav. Le sigle chiedono un maggior coinvolgimento nelle scelte aziendali. i sindacati S.I. COBAS – Sindacato Intercategoriale Cobas e SLAI COBAS – hanno indetto una manifestazione davanti al ministero dell’Istruzione per rivendicare il pagamento degli stipendi arretrati.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il dossier del Servizio Studi del Senato sul Next Generation Eu, e le valutazione di Cgil e Uil presentate in audizione parlamentare sul Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio. È inoltre presente il documento dell’Inps sugli importi massimi dei vari ammortizzatori sociali, le cifre dell’Istat sulle retribuzioni contrattuali e i prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni.