Questione di ore, e Cgil Cisl e Uil si incontreranno per valutare le iniziative da mettere in campo in difesa dell’articolo 18, messo fortemente in discussione dall’emendamento del governo approvato oggi dalla commissione lavoro del Senato.
L’annuncio arriva da Raffaele Bonanni, e segue alla decisione del direttivo Cgil di mercoledì sera, che ha conferito mandato alla segretaria Camusso di ‘’sondare’’ le consorelle Cisl e Uil per procedere unitariamente. Una decisione che Bonanni legge come un ‘passo indietro’’: “Ho visto che la Camusso ha fatto qualche passo indietro rispetto ad una fuga solitaria, per me inspiegabile –ha detto- Ora discuteremo sul da farsi, cercheremo delle soluzioni di mobilitazione”. Il leader della Cisl e’ convinto che l’improvvisa accelerazione sui licenziamenti sia “un depistaggio rispetto alla discussione sui temi economici, con l’obiettivo di arrivare ad uno scontro nel paese”. Il governo – ha aggiunto – “sta facendo di tutto per intorbidire le acque con iniziative che puntano ad una divisione nel paese. Io che sono il più laico di tutti sull’articolo 18, non mi spiego perché il governo non risponde alla Cisl che da tempo chiede i dati sull’articolo 18 riformato: a me risultano pochi casi di controversie e quei pochi casi sono stati risolti con la conciliazione”. Bonanni ha escluso la possibilità che gli interventi sull’articolo 18 siano stati richiesti dalla Bce o dall’Europa: “Non ho mai letto che la Bce chieda una rimozione dell’articolo 18, è soltanto un mezzo per spaccare in due il paese”.
D’accordo rispetto alla necessita’ di una mobilitazione e’ Carmelo Barbagallo, piu’ accreditato successore di Luigi Angeletti alla guida della Uil, che resta pero’ molto prudente sulla possibilita’ di proclamare uno sciopero generale. Se il Governo andrà avanti sulle questioni del lavoro e sull’articolo 18 senza un confronto con il sindacato –ha detto- “la Uil reagirà senz’altro. Per ora non con uno sciopero generale, che non abbiamo derubricato, ma con iniziative di lotta articolate”. Barbagallo ha sottolineato che lo sciopero generale deve essere la “spallata finale” e non può essere sventolato come una “minaccia ricorrente”.
Molto netto contro il governo, ma altrettanto prudente sullo sciopero, e’ Giuseppe Farina, leader dei metalmeccanici Cisl, che annuncia, per il 30 settembre, una manifestazione della Fim in piazza Montecitorio. L’obiettivo e’ portare a Roma centinaia tra delegati, cassaintegrati e lavoratori in mobilità, provenienti da tutt’Italia, per ricordare al governo e alla politica la crisi dell’industria metalmeccanica; ma, naturalmente, a questo punto nell’agenda dell’iniziativa entra con forza anche la questione articolo 18. Per Farina, infatti, “le forzature del Governo e il ricorso allo sciopero sull’articolo 18, riporterebbero il Paese venti anni indietro e non servirebbero a creare nuovo lavoro, nè al Governo ad ottenere benevolenza in Europa, farebbe solo la fortuna dei soliti noti, nostalgici degli anni ’70, presenti nel sindacato e tra le file del Governo”. Il governo, aggiunge, deve cambiare “agenda e priorità e mettere al centro della sua azione il rilancio degli investimenti e dell’industria nel nostro Paese, l’unica e concreta condizione per superare le tante crisi aziendali, far ripartire la crescita e dare speranza di nuovo lavoro ai giovani”.