Si è concluso da poco a Roma il sesto congresso sulla Behavior Based Safety organizzato dall’A.A.R.B.A, la Società Scientifica Italiana di Analisi del Comportamento che promuove un nuovo metodo scientifico per prevenire gli incidenti sul lavoro.
Fabio Tosolin, presidente dell’AARBA, la vostra associazione promuove il protocollo Bbs per la prevenzione degli infortuni. Come è nato questo metodo?
La prima applicazione dell’analisi del comportamento alla sicurezza industriale risale al 1978. E a realizzarla furono Komaki, Barwick e Scott: si trovarono ad applicare i principi della Behavior Analysis alla sicurezza industriale, principi che fino a quel momento avevano applicato alla produzione, alla vendita, alla qualità. L’esperimento andò a buon fine e fu pubblicato sul Journal of Applied Psycology. Dopo più di 650 esperimenti scientifici si dimostrò che con il protocollo si riducevano gli infortuni del 60%. Inoltre il costo è quasi nullo.
Quindi si tratta di un metodo scientifico?
Sì, ed è l’unico al mondo sulla sicurezza del lavoro.
Come funziona il protocollo?
Bisogna iniziare spiegando che alcune credenze radicate nel nostro Paese sono del tutto errate. La prima è che per combattere gli incidenti serve informazione e prevenzione. Non è così. Per esempio un camionista sa benissimo che si deve risposare per un paio d’ore dopo lunghi viaggi, ma spesso non lo fa. Il protocollo ha dimostrato che quello che davvero fa cambiare i comportamenti sono gli stimoli che vengono dopo che si è fatta un’azione sbagliata. In Italia si pensa che con la punizione si possa prevenire un dato comportamento. È vero il contrario.
Quindi secondo il protocollo i lavoratori vanno incentivati?
Sì, in pratica si sceglie un gruppo di dipendenti stimati dagli altri e a turno gli si chiede di valutare se i comportamenti dei lavoratori sono sicuri. Ogni giorno si annotano le osservazioni fatte. Nel momento in cui si nota che un dipendente ha corretto alcune abitudini considerate rischiose lo si premia. Dopo un po’ diventa spontaneo seguire le buone pratiche.
Che premi si ricevono?
La maggior parte sono riconoscimenti di stima, ma ci sono anche premi come buoni benzina o per ristoranti.
Quando il BBS è arrivato in Italia?
Qualche anno fa, insieme ad alcuni colleghi, abbiamo deciso di diffondere il protocollo nel nostro Paese. Abbiamo quindi fondato la A.A.R.B.A che ha realizzato, grazie al contributo determinante di Fiera Milano Tech, i primi tre Congressi Europei sulla BBS durante il Sicurtech Expo presso il polo fieristico di Rho-Pero. Successivamente siamo stati a Venezia collaborando con l’Ispesl e poi a Milano grazie all’Università degli studi. Quest’anno l’appuntamento si è tenuto a Roma.
Quali aziende lo applicano nel nostro Paese?
Per esempio Heineken, Whirlpool, Nestlé, Dipharma, Bayer. Tutte con ottimi risultati.
Chiunque può insegnare questa metodologia alle imprese?
Assolutamente no. Ci vogliono anni di studi nelle Università per poter comprendere in fondo il protocollo. Il Cambridge Center for Behavioral Studies, la massima istituzione nel campo della Behavior Analysis, ha realizzato un protocollo di verifica dei processi di BBS per controllare il rispetto delle leggi della Behavior Analysis. In base a quegli stessi criteri noi realizziamo l’accreditamento dei processi di B-BS nelle aziende italiane. L’accreditamento, gratuito, è condotto esclusivamente da Analisti del Comportamento esperti qualificati in BBS.
Le istituzioni vi aiutano?
Più che le istituzioni ci hanno aiutato alcuni uomini delle istituzioni. Nel senso che spesso lo stato e le parti sociali sono distratte, ma per fortuna ci sono persone in quel mondo che hanno invece grande interesse per questo protocollo. Questo negli anni ha fatto la differenza.
Si tiene sempre in Italia il congresso europeo sulla Behavior Based Safety?
Sì, ed è un importante riconoscimento per il nostro Paese. L’unico altro congresso annuale si tiene negli Stati Uniti.
Luca Fortis