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Home - Dal mondo - Inattiva - Una lettera a Goran Persson – Occupazione: le priorità della Ces

Una lettera a Goran Persson – Occupazione: le priorità della Ces

7 Aprile 2001
in Dal mondo - Inattiva

Raffaella Vitulano


 

 


In una lettera inviata a Göran Persson, Presidente in carica del Consiglio Europeo, il segretario generale della Ces Emilio Gabaglio si è concentrato su cinque punti essenziali.


1) Qualsiasi cambiamento strutturale sarà difficile da ‘digerire’ se gli obiettivi non sono chiaramente menzionati. Questo implica che l’obiettivo della piena occupazione, accompagnato da meccanismi per raggiungerlo, deve essere al centro delle decisioni dei capi di Stato e di governo. Come la Commissione, anche la CES è del parere che gli obiettivi della piena occupazione nazionali devono essere fissati in consultazione con i partner sociali.


La strategia di Lisbona era una strategia integrata, che includeva politiche macro economiche, sociali e strutturali. L’Europa deve, in effetti, cogliere le opportunità che vengono offerte da un’economia dinamica basata sulla società della conoscenza. Ora, delle politiche troppo prudenti – in particolare monetarie – soprattutto ispirate da timori irreali di inflazione, potrebbero dare come risultato una crescita insufficiente e annullare le opportunità offerte. L’Unione deve mantenere come obiettivo una crescita del 3% necessaria per realizzare la piena occupazione.


2) Occorre esplicitamente riconoscere l’importanza del modo in cui il processo di riforma deve essere gestito. La CES è delusa del fatto che questa gestione non sia stata oggetto di un punto separato nel rapporto della Commissione, più in particolare in vista delle proposte presenti nell’Agenda sociale, di quelle in discussione attualmente sull’informazione e consultazione dei lavoratori e di quelle sulla realizzazione dell’Osservatorio dei mutamenti strutturali. Bisogna mettere in evidenza la pratica europea per gestire ‘il cambiamento’ attraverso il dialogo sociale e il partenariato sociale, attraverso politiche attive del mercato del lavoro e della protezione sociale, e attraverso servizi pubblici di qualità. Questi elementi contribuiranno a trovare un appoggio per l’attuazione delle strategie.


3) Chiarificare il rapporto che esiste fra la Strategia di Lisbona e il processo in materia di politiche economica, di occupazione, sociale, industriale e di protezione sociali esistenti. Il Consiglio deve dare loro un nuovo slancio e una coerenza.


4) Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la CES riconosce la sfida costituita dall’elemento demografico. Ma questo non vuol dire che vada data minore importanza agli altri problemi della protezione sociale . Sulle pensioni, la Strategia di Lisbona indica il cammino da seguire mediante la crescita dei tassi di occupazione, la riduzione della disoccupazione e mediante tassi di crescita più alto che garantiranno redditi supplementari e ridurranno le spese. Ma occorre anche porre in evidenza l’importanza da attribuire alla formazione continua e alla parità di accesso alle donne e agli uomini, facendo propri e portando avanti gli obiettivi contenuti nelle Linee direttrici per l’occupazione 2001: raddoppiare entro il 2005 il numero dei lavoratori in formazione per arrivare al tasso del 10% della popolazione attiva entro il 2010. Dovrebbe incoraggiare i partner sociali a stipulare degli accordi che mirano a promuovere la formazione continua a livello dell’impresa, e più in particolare a dare ad ogni lavoratore entro il 2003 l’opportunità di avere una formazione iniziale alle nuove tecnologie. Il Consiglio dovrebbe anche fissare degli obiettivi in materia di crescita degli investimenti nelle risorse umane, come proporzione del PIL.


5) La CES pensa che per certi temi, come l’occupazione e il processo di Lussemburgo, il ‘metodo di coordinamento aperto’ è una buona pratica. Ma un tale metodo, relativamente nuovo, non può annullare i metodi esistenti, legislativo o contrattuale, che hanno dato prova di efficacia e che sono previsti dal Trattato.



 


 


Dialogo sociale: strumento indispensabile per l’integrazione europea


 



Il modello sociale europeo è, per la CES, un pilastro centrale per il processo di allargamento. Si tratta non solo della legislazione comunitaria, ma anche dei documenti di riferimento come la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, le Carte sociali riviste del Consiglio d’Europa, la Carta dei diritti dei lavoratori (1989), le raccomandazioni sulla sicurezza sociale o l’Agenda sociale. Anche se i sistemi di protezione sociale degli Stati membri sono differenti, essi contengono tuttavia una serie di principi comuni, che fanno parte del modello sociale europeo. La ripresa dell’acquis comunitario da sola non basta a soddisfare questa rivendicazione. La CES e le sue organizzazioni affiliate combatteranno tutti gli sforzi mediante i quali, nei paesi candidati, i governi cercano, con il pretesto dell’allargamento, di mettere mano ai sistemi di protezione sociale in un senso contrario a questi principi. L’introduzione di un dialogo sociale reale, della contrattazione collettiva e di pratiche d di concertazione sociale sono, in questo contesto, di importanza capitale. La CES prende nota con soddisfazione che – la Commissione europea ha espresso critiche rispetto all’insufficienza di un dialogo sociale, strutturato ed efficace, in certi paesi. La CES e le sue organizzazioni affiliate nei paesi candidati seguiranno attentamente e valuteranno i progressi in materia di dialogo sociale.

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