Domani, noi navigator scenderemo in piazza per la prima volta. Un gesto resosi necessario da una situazione sempre più complessa, nella quale, oltre alla narrazione raramente veritiera di alcune testate, non siamo mai stati tutelati da chi poteva o doveva farlo. Avevo avviato, qui sul Diario del lavoro, un racconto della mia esperienza lavorativa con grande entusiasmo. Poi c’è stato un lungo momento di silenzio, dovuto a un percorso professionale pieno di preoccupazioni, ritardi e ostacoli politici e burocratici sempre crescenti.
Perché domani scendiamo in piazza? La risposta più ovvia e immediata è perché vogliamo la proroga del contratto. Ma già sento la schiera di opinionisti e commentatori che gridano allo scandalo. Come osano i navigator, coloro che anche durante il lockdown sono stati pagati per non far niente, chiedere un’estensione del contratto? Osiamo farlo perché noi navigator abbiamo sempre lavorato e non ci siamo mai fermati.
Abbiamo lavorato sempre con tutti, con i beneficiari del reddito di cittadinanza, con le imprese del territorio e con gli operatori regionali, di persona come da remoto, sempre disponibili, sempre reperibili. Domani andremo in piazza perché vogliamo che venga riconosciuta la nostra professione e il valore di quello che abbiamo fatto sino a ora. Siamo professionisti del mercato del lavoro, attualmente adibiti allo specifico ambito di intervento del reddito di cittadinanza, e siamo essenziali per ripensare il sistema delle politiche attive di questo Paese.
Eravamo consapevoli, quando abbiamo vinto la selezione nazionale, che la prima scadenza del nostro contratto sarebbe arrivata il 30 aprile 2021, non sapevamo però che sarebbe arrivata durante una pandemia e, per un tragico gioco del destino, appena un mese dopo la fine del blocco dei licenziamenti.
Siamo sicuri che se la narrazione del nostro lavoro quotidiano fosse stata diversa, nessuno avrebbe chiesto le nostre teste in un momento in cui, viceversa, andrebbero moltiplicate.
Siamo lavoratori formati e produttivi, i dati sui beneficiari del reddito di cittadinanza che, dopo anni si sono attivati nella ricerca di un’occupazione o che sono stati assunti, parlano da soli, scontiamo soltanto i pregiudizi politici di chi non li vuole leggere.
Il vostro navigator