Inizia oggi l’iter in Commissione Lavoro alla Camera delle tre proposte di legge sulla settimana corta e sulla riduzione dell’orario di lavoro settimanale presentate da Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. “Vogliamo lavorare perché anche in Italia ci sia una legislazione avanzata per la riduzione dell`orario di lavoro a parità di salario”, dichiara in una nota Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro a Montecitorio, convito che, in merito alle tre proposte, “si possa lavorare per mettere in campo un ddl unitario. E per arrivare a un confronto con la destra. Tifiamo perché l`Italia sposi l`impianto che c`è in tutta Europa e che va in questa direzione. Non sprechiamo questa occasione come è stato fatto col salario minimo”.
Nel dettaglio, la proposta di Avs prevede una “riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario”, nello specifico 34 ore effettive, che “favorirebbe un aumento dell’occupazione in alcuni comparti produttivi”. Parallelamente, Avs chiede l’istituzione di un Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro per i datori che adottino una diminuzione di almeno il 10% dell’orario settimanale.
La proposta di legge del Movimento 5 Stelle, con primo firmatario Giuseppe Conte, è di una settimana corta lavorativa di 32 ore , prevedendo che sindacati e datori di lavoro possano avvalersi della facoltà di stipulare “specifici contratti per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione”. Per incentivare i datori di lavoro, il partito pentastellato propone un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi fino a 8mila euro annuali.
Quanto al Pd, la proposta punta alla “definizione di nuovi modelli organizzativi e produttivi imperniati sulla riduzione dell’orario di lavoro, anche nella formula dei quattro giorni lavorativi settimanali. Un provvedimento che viene definito “di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione”. In questo caso, l’incentivo per i datori di lavoro consisterebbe nell’esonero del 30% dei complessivi contributi previdenziali dovuti per il periodo di sperimentazione. L’esonero sale 40% nel caso si prestazioni lavorative usuranti o gravose.
e.m.