Una Federmeccanica sconsolata dalla crisi, ma non per questo priva di una visone per il futuro del settore. È questo il quadro che emerge dalla presentazione della 133ª indagine congiunturale sull’industria metalmeccanica. “Siamo anni luce dalla situazione pre-crisi- sottolinea il Direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi – ma il nostro obbiettivo e tornare a quei livelli”.
Infatti, dall’indagine risulta che complessivamente la produzione metalmeccanica è diminuita dello 0,8% rispetto all’anno precedente, variazione negativa che va a sommarsi al -3,0% del 2013 e al -7,0% del 2012. I volumi prodotti risultano inferiori del 31,4% rispetto a quelli che si realizzavano prima della grande recessione del 2008-2009.
Insomma, come suggerisce il vice presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz, la situazione attuale non si dovrebbe più chiamare crisi, perché è un vero e proprio cambiamento strutturale: “I danni non saranno assorbibili – spiega Poz – non capisco perché c’è tanta euforia per il rallentamento della crisi. È vero, abbiamo ottenuto qualche dato positivo, ma è anche da tenere conto che sono arrivati dopo 14 mesi consecutivi di recessione del settore”. Sulla base dei dati di fonte Istat, infatti, nel quarto trimestre del 2014, grazie ai risultati ottenuti nel mese di dicembre, la produzione metalmeccanica è aumentata del 1,2% rispetto al terzo trimestre, ma ha evidenziato andamenti ancora cedenti (-1,2%) nel confronto tendenziale con l’analogo periodo dell’anno precedente. Quindi, secondo l’analisi di Federmeccanica, l’evoluzione attesa dell’attività produttiva risulterà comunque insufficiente a invertire le tendenze negative delle dinamiche occupazionali.
Ma se di inversione non si può proprio parlare, per Dal Poz è almeno accettabile la definizione di “pre-inversione di tendenza”: dati alla mano, la produzione metalmeccanica, (rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente 2013) sta timidamente riprendendo, come ad esempio i settori “autoveicoli e rimorchi” (+8,8%) e “altri mezzi di trasporto” (+4,3%). Inoltre, crescono le esportazioni verso paesi come Stati Uniti (+14,3%) e Cina(+10,6%), anche se in Russia il dato è fortemente negativo (-13,4%). “Se la ripresa ci sarà – ha sottolineato il vice direttore generale di Federmeccanica Angelo Megaro – sarà a macchia di leopardo”.
Ad aiutare l’export, la caduta del prezzo del petrolio, la politica monetaria espansiva della Bce e la discesa dell’euro rispetto al dollaro. Le condizioni favorevoli però, hanno per loro natura una durata limitata. Come ha spiegato Dal Poz, per avere una ripresa reale e robusta nel tempo, sono necessari interventi reali, sopratutto nel campo del credito e nelle riforme strutturali: “Le banche hanno una liquidità enorme: dovrebbero immetterla nel mercato e far ripartire il settore. Se le banche non ci mettono il bastone tra le ruote, noi imprenditori metteremo il resto: capitali di idee, creatività, innovazione e qualità, che hanno concorso al successo mondiale del Made in Italy”.
Sulle riforme strutturali, Stefano Franchi giudica positivo l’intervento del governo: “Oggi in Consiglio dei ministri ci sono i decreti delegati, ci auguriamo che il governo confermi il passo compiuto con decisione e ce ne siano anche altri”. Inoltre, per Franchi il contratto a tutele crescenti “deve essere applicato a tutti i lavoratori, anche quelli già assunti: riteniamo non ci sia senso logico nel distinguere tra fattispecie di licenziamento individuale e collettivo”.
Infine, in merito ai mancati pagamenti da parte dello Stato dei debiti che ha contratto verso le aziende metalmeccaniche, Alberto Dal Poz ha precisato che, nel settore delle costruzioni, è tuttora un problema. “All’inizio del governo Renzi, abbiamo sollevato il problema. A oggi, nella peggiore delle ipotesi, la metà dei debiti sono stati ripagati, nel migliore siamo a due terzi”.
Emanuele Ghiani