Il settore metalmeccanico, si legge in una nota, “pesa per più della metà dei casi analizzati: 51 aziende, 11.700 occupati, 3.300 posti a rischio. Coerente con la rilevanza del settore metalmeccanico in Abruzzo e con quanto osservato da Confindustria Abruzzo nell’ultima edizione dell’indagine semestrale, con il metalmeccanico che tende a peggiorare a differenza, per esempio, del settore alimentare”.
“La causa principe – prosegue la nota – delle crisi e il calo/crollo di mercato. Che in alcuni casi dà luogo anche a crisi finanziarie. Pochissime aziende stanno facendo investimenti. Gli epicentri della crisi sono la mancata ricostruzione dell’Aquila (doveva diventare il più grande cantiere d’Europa, e invece ha perso 3.500 addetti in edilizia); la crisi dell’indotto dell’edilizia (anche metalmeccanico); la crisi dell’auto; la crisi della Honda; nuovi episodi della ritirata delle aziende del tessile-abbigliamento che non sanno rispondere con il salto di qualità alla concorrenza da costi, cinese e non solo”.
L’analisi degli andamenti della cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga), sostiene la Uil Abruzzo, “nei due trienni 2006-2008 (pre-crisi) e 2009-2011 (il triennio della crisi) evidenziano le peculiarità della crisi nelle diverse province: L’Aquila, vecchia deindustrializzazione + mancata ricostruzione; Pescara, nuova deindustrializzazione + mancata qualificazione del terziario; Chieti e Teramo, province industriali colpite dalla crisi industriale seguita alla crisi finanziaria”.
“La preoccupazione maggiore – prosegue la nota – è che si sia interrotta ed invertita la risalita dell’occupazione. Nel 2009, andarono perduti 24.000 posti di lavoro rispetto al 2008. Nel 2011, ne erano stati riconquistati 12.000. Ma il nuovo calo del PIL, dopo l’exploit del 2010, riporta l’Abruzzo sotto la media nazionale per crescita della ricchezza. Difficile pensare che non ne pagheremo il prezzo in termini occupazionali. Come purtroppo sembra preannunciare la nostra indagine sulle crisi aziendali in atto”.
“Premesso – sostiene il segretario generale della Uil Abruzzo, Roberto Campo – che è decisiva la battaglia che deve essere condotta a livello europeo per convincere la Germania che un po’ di inflazione va sopportata, e forse è persino benefica per aiutare una ripresa; che si deve distinguere tra investimenti e debito, e che l’occupazione va difesa ed aumentata prima del valore della moneta, che invece sembra essere l’unica preoccupazione della politica economica europea. Premesso poi che l’Italia tutta, e non solo l’Abruzzo, deve affrontare il problema del fisco, abbattendo le tasse per i lavoratori, che ne pagano uno sproposito senza eguali in Occidente”. “Anche a livello regionale e comunale – prosegue – la cosa più importante da fare è alleggerire il carico fiscale sul lavoro, modulando le aliquote per superare il sistema dell’aliquota unica, che contraddice il principio costituzionale della progressività del prelievo. Né l’Italia né l’Abruzzo possono accontentarsi dell’export, che pesa solo per 1/5 dell’economia, ma devono rilanciare i consumi interni. Su questo tema, la Uil Abruzzo convoca una sessione straordinaria del suo Comitato Centrale in piazza, alla presenza della Uil Nazionale, il giorno 9 maggio, per varare la piattaforma regionale, provinciale e comunale sul fisco. Abbattere le tasse sul lavoro. Non solo perché è giusto, ma perché è la via maestra per rilanciare i consumi, e quindi l’economia. Le leve su cui si può agire a livello regionale sono il fisco, il taglio della spesa improduttiva (a cominciare dagli eccessi dei costi della politica) e l’accelerazione della ricostruzione dell’Aquila e del cratere del sisma, come convenuto con il Ministro Barca lo scorso 17 aprile”. (LF)
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