“Siamo letteralmente scioccati per come le imprese vengono colpite dal governo in questo momento di grave crisi determinata dal Coronavirus. Adesso si vuole rendere responsabili i datori di lavoro (penalmente e civilmente) di eventuali contagi che dovessero colpire lavoratrici e lavoratori, anche al di fuori del contesto aziendale, pur nel caso le aziende rispettino procedure e protocolli di sicurezza. Per le imprese dei Servizi che occupano 500mila persone, molte delle quali impiegate nei servizi di pulizia, igiene e sanificazione, tutto ciò è insostenibile”. Ad affermarlo è il presidente di Anip-Confindustria (Associazione nazionale imprese di pulizia e servizi integrati), Lorenzo Mattioli.
“Si fa fatica a trovare dispositivi di protezione individuale mentre continuiamo a garantire servizi fondamentali in contesti di alto rischio infettivo. Il combinato disposto tra Inail e decreto Cura Italia – ha aggiunto – rischia di far collassare il comparto e il Paese. Il governo da un lato prova a rispondere all’emergenza, dall’altro non vede le condizioni paradossali che si stanno determinando: il Garante della Privacy ha chiarito che il datore di lavoro non può imporre test sierologico al dipendente. Ne deriva che non esiste la possibilità, per chi in questo momento sta salvaguardando occupazione ed economia, di tutelarsi. Ci auguriamo che si trovi un punto di equilibrio tra diritto alla salute e la necessità di far ripartire il Paese”.
Di seguito, la precisazione dell’Inps:
“In riferimento al dibattito in corso sui profili di responsabilità civile e penale del datore di lavoro per le infezioni da Covid-19 dei lavoratori per motivi professionali, è utile precisare che dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l’accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro.”
“Sono diversi i presupposti per l’erogazione di un indennizzo Inail per la tutela relativa agli infortuni sul lavoro e quelli per il riconoscimento della responsabilità civile e penale del datore di lavoro che non abbia rispettato le norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Queste responsabilità devono essere rigorosamente accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa del datore di lavoro, con criteri totalmente diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative Inail.”
“Pertanto, il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale, considerata la vigenza in tale ambito del principio di presunzione di innocenza nonché dell’onere della prova a carico del pubblico ministero. E neanche in sede civile il riconoscimento della tutela infortunistica rileva ai fini del riconoscimento della responsabilità civile del datore di lavoro, tenuto conto che è sempre necessario l’accertamento della colpa di quest’ultimo per aver causato l’evento dannoso.”
“Al riguardo, si deve ritenere che la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all’andamento epidemiologico, rendano peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro.”
E.G.