Crescono i compensi dei top manager delle banche italiane. Secondo l’indagine annuale realizzata dalla Uilca e dal centro studi Orietta Guerra, nel 2019 le retribuzioni degli amministratori delegati e dei direttori generali sono aumentate dello 0,8% rispetto all’anno prima. E nel 2019 il totale dei risultati economici degli istituti di credito sulle retribuzioni dei manager ha segnato un calo dell’11,96%, soprattutto per l’incidenza di Mps.
I maggiori aumenti sono stati per Intesa Sanpaolo: +91mila euro, dovuti a un aumento dei bonus maturati negli anni precedenti, mentre per il 2019 si segnala una riduzione di 200mila euro del bonus liquidabile, “dovuta alla rinuncia dell’amministratore delegato Carlo Messina di un milione di euro maturato nel 2019 come premio rinvenente dal sistema incentivante e devoluto a favore della ricerca contro il coronavirus”.
Aumento significativo anche per il Banco Desio e della Brianza, con un +160mila euro della retribuzione del Ceo per bonus e crescita della retribuzione fissa. Le contrazioni maggiori sono state invece per Ubi Banca (-170mila euro per riduzione dei bonus) e il Credem. Per i compensi dei presidenti, costituiti essenzialmente dalla parte fissa, il 2019 ha mostrato un aumento dello 0,2%
Il rapporto tra il compenso medio di un Ceo e lo stipendio medio di un lavoratore (28mila euro, stipendio lordo) è pari a 44 volte nel 2019, invariato per il terzo anno consecutivo. Il dato “è particolarmente positivo se si considera che nel 2007 il rapporto era 139 volte maggiore. Il rapporto tra stipendio medio dei presidenti e dei lavoratori è invece di 17 volte, invariato rispetto al 2018”.
“In un mondo in cui – sottolinea il segretario generale Massimo Masi – tutti dicono che nulla sarà più come prima, dovremmo immaginare dei nuovi indicatori cui legare gli obiettivi dei bonus aziendali, che considerino i tempi difficili da affrontare e i cambiamenti sulle persone nei loro modi di scegliere i consumi e gli investimenti e che influiranno poi sugli utili aziendali”.
“Stiamo costruendo – aggiunge Masi – una società nuova per sopravvivere al Covid-19 e dovremmo evitare che nelle aziende i collaboratori siano da tutelare solo perchè servono per far riaprire le imprese, mentre di loro ci si dimentica quando si ripartiscono gli utili che hanno contribuito a produrre, mettendo a rischio la propria sicurezza e salute”.
E.G.