La Cgil applica le norme sul contrasto al Coronavirus per continuare a rimanere vicina ai lavoratori. In una nota organizzativa, il segretario confederale Nino Baseotto fornisce le indicazioni alle compagne e ai compagni che operano nelle strutture del sindacato di tutta Italia, in riferimento alle ultime disposizioni del governo in merito all’attuale emergenza.
“Il nostro obiettivo – spiega Baseotto – è di abbinare due principii fondamentali: una forte responsabilità, che deve portare tutti al rispetto rigoroso delle indicazioni delle autorità, e un senso del dovere, una volontà e una determinazione che tutti abbiamo, vale a dire la Cgil non chiude. Il sindacato continua a fare il proprio mestiere anche con i limiti e le difficoltà legati all’emergenza Coronavirus. Per questo ringraziamo di cuore le compagne e i compagni che tengono aperte le Camere del lavoro e gli uffici più periferici, che continuano ad avviare pratiche e vertenze, ad ascoltare i lavoratori, a dare consigli. La Cgil sul territorio c’è, anche in
momento difficile come questo”.
Sul fronte della differenza di circostanze nelle diverse regioni italiane il sindacato continua ad adottare il criterio dell’ascolto di chi dirige le strutture, cercando di “trarre un minimo comune denominatore, tradotto con la necessaria flessibilità”. Baseotto porta un esempio: “Noi abbiamo detto ai compagni che hanno superato i 65 anni di rimanere a casa, ma questo diventa un obbligo per chi si trova nelle zone rosse o arancioni indicate dal governo, come la Lombardia, il Veneto, le Marche, il Piemonte, perché in questo modo facciamo quanto riteniamo più opportuno per salvaguardare la salute di tutti e dare nel contempo assistenza a lavoratori e pensionati”.
Tra le principali indicazioni organizzative quelle che riguardano il telelavoro. Il segretario confederale della Cgil ci informa di avere dato disposizione a tutte le strutture sindacali per attivare e incentivare il cosiddetto smartworking ovunque sia possibile. Questo comporta naturalmente “uno sforzo tecnologico e un’attenzione rigorosissima alle regole, come alla tutela dei dati sensibili, perché in ufficio c’è una rete protetta da ricreare per chi lavora da casa, così da rispettare le regole sulla privacy e mantenere inaccessibili i dati blindati”.
Nei casi in cui si continui con le attività all’interno delle sedi della Cgil, sarà necessario rispettare il vincolo di un metro di distanza tra le diverse postazioni, lavorando anche sul cambiamento di disposizione delle scrivanie, sui percorsi di accesso, sui turni di lavoro. “Anche le barriere di plexiglass tra le diverse postazioni sono una soluzione già adottata in qualche Camera del lavoro”,
aggiunge Baseotto, non dimenticando gli spazi comuni: “locali mensa, bar, spazi comuni, sale d’attesa non devono essere piene, bisogna dare la precedenza a casi urgenti e non differibili, ricevendo una persona alla volta, ed essendo tutti molto ragionevoli nel rispettare le
distanza sicurezza, questo anche perché chi lavora nel sindacato, a maggior ragione, deve essere d’esempio, le discussioni le faremo dopo, adesso si rispettano le regole e si dà sicurezza e tranquillità a chi si rivolge a noi”.
Nella nota organizzativa della Cgil anche la sanificazione degli uffici per la quale il sindacato sta facendo accordi con le società addette a questo genere di operazioni, assumendo tutte le misure
indicate da chi si occupa di difesa della salute pubblica. Un impegno che, come sottolinea Baseotto, “conduce la Cgil a confrontarsi con governo, regioni, comuni, associazioni di impresa perché con lo sforzo di tutti si garantisca a milioni di persone il loro posto di lavoro, con controlli sulla contrattazione e il rispetto delle misure di sicurezza, sull’utilizzo di ferie, permessi, congedi, ammortizzatori sociali, tutto quanto serve per uscire positivamente da questa situazione”.
Il segretario confederale della Cgil lancia quindi uno sguardo al futuro, l’auspicio è quello che i tempi di assenza dai luoghi di lavoro siano brevi e che “finita l’emergenza, questa esperienza
insegni al Paese ad ascoltare di più chi, come il sindacato, in tutti questi anni ha continuato a protestare e a dire in ogni maniera che continuare tagliare la sanità pubblica è disastroso per la qualità di vita dei cittadini e anche la stessa economia”. “Oggi lo vediamo con la situazione emergenziale negli ospedali – conclude Baseotto -: investire in sanità pubblica è una scelta di civiltà e ce lo dovremo ricordare nei mesi e negli anni a venire”.
TN