Un “patto di scopo per la crescita”, che coinvolga “imprenditori, lavoratori e loro rappresentanti, politica, banche e istituzioni finanziarie”. E’ la proposta lanciata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella sua relazione all’Assemblea annuale 2017. Boccia precisa di non avere in mente “un patto spartitorio dove ciascuno chiede qualcosa per la propria categoria. Ma il suo esatto contrario, dove ciascuno cede qualcosa per il bene comune”. L’obiettivo, spiega, è quello di inaugurare una “nuova stagione di coesione, agendo tutti insieme per il bene del Paese”.
Il patto di scopo segue quello che lo stesso Boccia ha proposto nell’autunno scorso ai sindacati; e tuttavia, malgrado la risposta interessata di Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, il patto della fabbrica e’ tutt’ora in alto mare. Oggi, dunque, Boccia allarga il campo e gli obiettivi. Non solo i sindacati, ma tutti i soggetti economici, non solo la produttivita’ (perno del patto della fabbrica) ma la crescita, eccetera eccetera.
Boccia sottolinea che dal 2000 a oggi il Pil italiano è rimasto invariato, contro il +27% della Spagna, il +21% della Germania, il +20% della Francia. Il reddito per abitante, ricorda, è ai livelli del 1998. “Vent’anni perduti”, afferma, invitando la politica a “procedere con le riforme”. Ma forse, se il Pil non cresce da vent’anni, anche l’industria, alla fine, qualche domanda dovrebbe porsela.
Altra proposta forte del presidente degli industriali, che si accompagna al patto, e’ l’azzeramento del cuneo fiscale per i giovani, per un triennio: in modo da favorire l’assunzione di under qualcosa. Trenta, o venticinque, non e’ stato precisato. Boccia spiega che “abbiamo il dovere morale, civile e politico di agire prima per le nuove generazioni. Servono misure non ordinarie”. Il tema della disoccupazione dei giovani, osserva Boccia, “è una vera e propria emergenza” e, pertanto, è necessario avviare una “grande operazione” per includerli nel mondo del lavoro. Di qui, l’idea di “azzerare il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni, sapendo fin d’ora che dopo dovremo ridurlo per tutti”.
Ai sindacati (peraltro oggi alquanto perplessi sull’annuncio del nuovo Patto, visto che ancora non e’ stato dato alcun seguito a quello precedente) il presidente degli industriali chiede di dare inizio a una “stagione di consapevolezza” e di “responsabilità”, con l’obiettivo di legare gli aumenti salariali alla produttività: “La strada maestra è quella dei premi di produttività, da detassare in modo strutturale”. E ancora: “L’innalzamento della produttività deve essere il nostro faro – spiega il presidente di Confindustria – bisogna aprire un nuovo capitolo della storia del Paese, fatto di collaborazione per la crescita, nell’interesse di tutti e non contro qualcuno”.
Non un cenno alla trattativa che teoricamente dovrebbe essere in corso, ormai da tempo immemorabile, con Cgil, Cisl e Uil sulla riforma dei contratti e delle relazioni industriali. Lo sottolinea Susanna Camusso: “Ho capito che c’è un patto di scopo, un altro dal precedente annuncio. Siamo al secondo annuncio. Credo che bisognerebbe avere idea di concretezza delle relazioni”, taglia corto la leader Cgil.