“Sebbene l’osservanza di un minimo salariale potrebbe comportare, almeno in una prima fase, un incremento dei costi del lavoro per le imprese – specialmente per quelle rientranti nei settori in cui attualmente si applica un trattamento retributivo non adeguato – i rischi connessi sembrano tuttavia contenuti”. Così, in audizione davanti alla commissione Lavoro della Camera, la ministra Nunzia Catalfo, secondo la quale “i benefici di un intervento normativo supererebbero decisamente gli svantaggi e tali benefici sono raggiungibili solo attraverso un atto di regolazione sovranazionale”.
La contrattazione collettiva, ha spiegato la ministra, è “centrale” per individuare i salari minimi ma in Italia si dovranno tenere in considerazione “alcune peculiarità”, a cominciare dal “piena consapevolezza della massiccia presenza dei contratti cosiddetti al ribasso” e dunque sarà necessario trovare “le soluzioni più idonee a circoscrivere la cerchia dei contratti collettivi che possano fungere da parametro per la determinazione del salario minimo, valorizzando in particolare i contratti collettivi ‘leader’, ossia quelli siglati dai soggetti comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale che presentino maggiore connessione, in senso qualitativo, all’attività esercitata dal datore”.
TN