Licenziati “a mezzo stampa” e lasciati senza lo stipendio di settembre. Questo è il trattamento che il Centro editoriale dehoniano – di proprietà dei sacerdoti del Sacro cuore – ha riservato ai 25 dipendenti che lunedì pomeriggio hanno appreso dai mezzi di comunicazione del fallimento dell’azienda e della consegna dei libri in tribunale di Bologna.
“La scelta aziendale di cessare le attività è grave e incomprensibile” spiegano Cigl e Cisl al termine di un’assemblea con i dipendenti per i marchi delle Edizioni dehoniane Bologna (Edb) e Marietti 1820. Un incontro che ha portato ad aprire immediatamente lo stato di agitazione e, contestualmente, ad annunciare un pacchetto di 32 ore di sciopero. Nessuno dei soci del Centro editoriale dehoniano questa mattina si è presentato in azienda a Bologna per rispondere allo sconcerto creato tra i lavoratori. Slc Cgil Bologna e Fistel Cisl Emilia-Romagna hanno quindi chiesto alla Città metropolitana di Bologna l’apertura di un urgente tavolo di salvaguardia.
“La comunicazione alla stampa, avvenuta subito dopo un brevissimo incontro informativo già precedentemente programmato, prima che si tenesse l’assemblea per una compiuta comunicazione, ci lascia esterrefatti – spiegano le Rsu -. Ci troviamo di fronte ad una dimostrazione di palese assenza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché delle loro rappresentanze sindacali e ancor più gravi sono le dichiarazioni che rimanderebbero ad una responsabilità del sindacato”.
A luglio, ricordano da Cgil e Cisl “ci è stata comunicata la conclusione negativa di una trattativa di vendita ad un gruppo editoriale ed alla presenza di una nuova manifestazione di interesse; anche in quella occasione abbiamo ribadito come la riorganizzazione degli ultimi due anni, che prevedeva importanti investimenti per il rilancio delle pubblicazioni e l’uscita in prepensionamento di sei lavoratori, fosse funzionale ad un aumento delle vendite e ad un abbassamento dei costi, utile a rendere possibile un’inversione dell’andamento negativo dei dati bilancio”.
“Il continuo smantellamento di asset importanti – che ha generato negli anni ulteriori perdite – unita all’incomprensibile assenza di programmazione e direzione delle attività (soprattutto nell’ultimo anno) ci apparivano, e lo abbiamo espresso, come una volontà della proprietà di dismettere le attività”.
TN