101ª Seduta
Presidenza del Presidente
SACCONI
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Cassano.
La seduta inizia alle ore 15,30.
IN SEDE REFERENTE
(1558) Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Fedriga e Caparini; Delia Murer ed altri; Damiano ed altri; Renata Polverini; Fedriga ed altri; Titti Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri
(217) COMAROLI ed altri. – Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico
(1169) BAROZZINO ed altri. – Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, concernenti i requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta di ieri.
Il presidente SACCONI ricorda che nelle precedenti sedute tutti i Gruppi parlamentari presenti in Commissione hanno rinunciato alla rispettiva facoltà emendativa, per consentire una rapida conclusione dell’iter del disegno di legge n. 1558, assunto come testo base. Ricorda altresì che al testo sono stati proposti ordini del giorno da parte del senatore Ichino ed altri e della senatrice Munerato, già pubblicati in allegato al resoconto delle precedenti sedute. Il senatore Ichino ha successivamente presentato un testo 2 dell’ordine del giorno di cui è primo firmatario; anche il senatore Barozzino ha presentato strumenti di indirizzo, allegati al resoconto. Informa infine che le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno rispettivamente espresso sul disegno di legge n. 1558 parere non ostativo.
Il senatore ICHINO (SCpI) illustra l’ordine del giorno G/1558/1/11 (testo 2), che, tra l’altro, impegna il Governo a collaborare nell’espletamento di una indagine finalizzata ad approfondire i casi meritevoli di salvaguardia riguardanti soggetti che abbiano perso il lavoro per effetto di accordi di incentivazione all’esodo stipulati precedentemente alla riforma pensionistica sulla base della prospettiva di un pensionamento ragionevolmente prossimo.
La senatrice MUNERATO (LN-Aut) illustra l’ordine del giorno G/1558/2/11, caldeggiandone l’approvazione.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) illustra congiuntamente gli ordini del giorno G/1558/3/11 e G/1558/4/11, sottolineando l’esigenza di risarcire quei cittadini i quali hanno sostanzialmente stipulato con lo Stato un patto che esso ha successivamente disatteso.
La senatrice BENCINI (Misto-ILC) sottoscrive gli emendamenti G/1558/3/11 e G/1558/4/11.
Anche il senatore PUGLIA (M5S) preannuncia che tutti i senatori del suo Gruppo condividono e appongono la propria firma ai due ordini del giorno testé illustrati dal senatore Barozzino.
La senatrice CATALFO (M5S) annuncia il consenso del suo Gruppo anche agli altri due ordini del giorno, presentati, rispettivamente, dai senatori Ichino ed altri e dalla senatrice Munerato. In particolare, reputa condivisibile la proposta di svolgimento di un’indagine da parte della Commissione lavoro finalizzata ad approfondire i casi residui di lavoratori “esodati”.
Il sottosegretario CASSANO si dichiara disponibile ad accogliere l’ordine del giorno G/1558/1/11 (testo 2), esprimendo invece avviso contrario sugli altri ordini del giorno.
Il presidente SACCONI avverte che, essendo stato accolto dal Governo, l’ordine del giorno G/1558/1/11 (testo 2) non verrà posto in votazione. Insistendo invece gli altri presentatori, presente il prescritto numero di senatori, mette successivamente ai voti gli ordini del giorno G/1558/2/11, G/1558/3/11 e G/1558/4/11, che risultano tutti respinti.
Il senatore PUGLIA (M5S) sottolinea di essersi astenuto sull’ordine del giorno G/1558/1/11 (testo 2) e di aver votato contro l’ordine del giorno G/1558/2/11.
Il PRESIDENTE avverte quindi che tutti i Gruppi rappresentati in Commissione si sono espressi favorevolmente alla richiesta di trasferimento dei disegni di legge alla sede deliberante. Anche i rappresentanti dei Gruppi non presenti alla seduta odierna hanno formulato tale orientamento per le vie brevi. Chiede quindi ai rappresentanti dei Gruppi di confermare l’orientamento favorevole a richiedere alla Presidenza del Senato il trasferimento dei provvedimenti alla sede deliberante.
La Commissione conviene all’unanimità, dando mandato in tal senso al Presidente.
Sul punto manifesta orientamento favorevole anche il sottosegretario CASSANO.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
IN SEDE CONSULTIVA
(1612) Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile
(Parere alla 2a Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
Il relatore ICHINO (SCpI), nel riportarsi alle considerazioni già espresse nella precedente seduta, illustra una bozza di parere, favorevole con osservazioni, pubblicata in allegato.
Il presidente SACCONI (NCD) osserva che il disegno di legge non contiene considerazioni specifiche sulla giustizia del lavoro, che pure rappresenta un ambito con caratteristiche particolari e che riguarda il 35 per cento del contenzioso. Ricorda peraltro che, allorché si ipotizzò di intervenire nuovamente sul cosiddetto rito Fornero, che a unanime giudizio degli operatori ha appesantito la soluzione di quelle controversie, fu rilevato che la sede più idonea allo scopo fosse rappresentata dalla riforma del processo civile; crede pertanto che l’odierna occasione non vada perduta. In questo senso sottolinea che anche le soluzioni extragiudiziali devono tener conto delle prassi instauratesi, che prevedono un ruolo per le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori e delle imprese, nonché delle attività di assistenza svolte dai consulenti del lavoro. Si riserva conclusivamente di esaminare la bozza di parere testé illustrata dal relatore, del quale condivide le osservazioni.
Anche il senatore PUGLIA (M5S) giudica opportuno richiamare l’attenzione della Commissione di merito sulle problematiche dell’arbitrato, sottolineando tuttavia l’esigenza che esso sia affidato ad un ente terzo, allo scopo di non ledere la tutela della parte più debole, lavoratore o datore di lavoro che sia, ed evitare al contempo che la migliore tutela dei diritti sia connessa unicamente alle risorse economiche disponibili.
Il relatore ICHINO (SCpI) prende atto di tali considerazioni, notando tuttavia che l’esistenza di una parte terza si riscontra nella conciliazione in sede giudiziale e in quella amministrativa, ma non in quella effettuata in sede sindacale.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,20.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL RELATORE SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1612
La Commissione lavoro, previdenza sociale, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con le seguenti osservazioni.
Si segnala anzitutto alla Commissione di merito l’opportunità di modificare il testo del provvedimento, con riferimento all’articolo 1, in modo da evitare che ne risulti inibito l’arbitrato previsto dal contratto collettivo nelle controversie vertenti su diritti la cui fonte sia costituita esclusivamente dal contratto collettivo medesimo. In tema di conciliazioni e transazioni di cui all’articolo 2113 del codice civile, si segnala inoltre alla Commissione l’opportunità di valutare modalità e limiti di un possibile ampliamento della nozione di negoziazione assistita tale da ricomprendervi l’atto compiuto con l’assistenza del consulente del lavoro.
Si invita altresì la Commissione di merito a valutare l’opportunità di integrare il testo del decreto-legge:
– in riferimento al procedimento speciale per le controversie in materia di licenziamento del lavoratore, in modo da ripristinare la disciplina processuale precedente all’entrata in vigore della legge 28 giugno 2012 n. 92;
– in riferimento dalla disciplina del trattenimento in servizio dei magistrati ultrasettantenni con funzioni direttive oltre il 31 dicembre 2015, in modo da introdurre elementi di gradualità nell’applicazione della disciplina medesima per evitare scoperture di tali funzioni direttive difficili da risolvere immediatamente e ingolfamento nell’attivazione dei relativi concorsi da parte del Consiglio Superiore della Magistratura.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 1558
G/1558/1/11 (testo 2)
ICHINO, BERGER, FAVERO, PAGANO, PARENTE, SPILABOTTE
Il Senato,
considerato che:
– con i cinque provvedimenti di salvaguardia emanati dalla riforma del dicembre 2011 a oggi, cui si aggiunge il sesto, contenuto nel disegno di legge in esame, è stata assicurata l’applicazione della disciplina previgente del pensionamento per tutti coloro che, avendo perso involontariamente l’occupazione nel periodo immediatamente precedente o immediatamente successivo alla riforma stessa, si attendevano il pensionamento entro il quadriennio successivo (2012-2015), nonché tutti i lavoratori in carico da prima della riforma a “fondi di solidarietà” istituiti in funzione della soluzione di crisi occupazionali aziendali o di settore;
– con gli stessi provvedimenti di salvaguardia è stata inoltre assicurata l’applicazione della disciplina previgente del pensionamento per coloro che fossero stati autorizzati alla prosecuzione volontaria prima della riforma, in attesa di maturare i requisiti per il pensionamento entro il quadriennio successivo (2012-2015);
– salvi i casi residui di persone private del posto di lavoro in forza di accordi di incentivazione all’esodo stipulati prima della riforma pensionistica, che all’esito di una approfondita indagine di questa Commissione Lavoro risultino meritevoli di salvaguardia, gli altri casi di disoccupazione di sessantenni non ancora in età di pensionamento devono essere affrontati con misure di sostegno nel mercato del lavoro e non con l’estromissione permanente da esso;
– occorre ora voltar pagina rispetto a una prassi che ha visto troppo diffusamente utilizzato il sistema pensionistico come strumento di politica del lavoro, per risolvere problemi di disoccupazione con l’espulsione precoce dei lavoratori interessati dal mercato del lavoro;
– è necessario, per altro verso, evitare che l’attesa di provvedimenti ulteriori di salvaguardia induca una parte dei potenziali interessati ad astenersi da possibili opportunità di occupazione;
– è invece tempo di incominciare a operare in modo efficace e incisivo per l’aumento del tasso di occupazione della popolazione italiana in età superiore ai 50 anni;
sulla base di queste considerazioni impegna il Governo:
– a sviluppare – anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere di politiche di active ageing – un insieme organico di interventi volti a incentivare e facilitare la permanenza e/o il reinserimento dei cinquantenni e dei sessantenni nel tessuto produttivo, con forme di flessibilizzazione dell’età del pensionamento, di combinazione del lavoro a tempo parziale con pensionamento parziale, di incentivo economico alle iniziative delle imprese volte a ridisegnare le posizioni di lavoro in funzione della migliore valorizzazione delle doti di esperienza, equilibrio e affidabilità delle persone nell’ultima fase della loro vita attiva, nonché a integrare queste misure con l’attivazione di versamenti volontari per il recupero di periodi non lavorati o di studio, a carico del lavoratore anziano e del suo datore di lavoro; inoltre, laddove nessuna delle anzidette misure di promozione dell’invecchiamento attivo possa essere adottata o risulti sufficiente a risolvere il problema occupazionale,
– ad affrontare il problema degli ultrasessantenni che abbiano perduto l’occupazione senza avere ancora i requisiti per il pensionamento e che si trovino in difficoltà nella ricerca di una nuova occupazione, attivando strumenti di sostegno del reddito, di assistenza intensiva nella ricerca e di contributo economico per l’assunzione, mirati a incentivare il loro reinserimento nel tessuto produttivo e non la loro uscita dal mercato del lavoro;
– infine a dare tutta la possibile collaborazione a questa Commissione nell’espletamento dell’indagine di cui in premessa, al fine di un definitivo, soddisfacente e tempestivo completamento della necessaria salvaguardia delle persone che abbiano perso il posto per effetto di accordi di incentivazione all’esodo stipulati prima della riforma pensionistica sulla base della prospettiva di un pensionamento ragionevolmente prossimo.
G/1558/3/11
BAROZZINO, DE PETRIS, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, STEFANO, URAS, BENCINI, CATALFO, PAGLINI, PUGLIA
Il Senato,
premesso che:
la «manovra» Fornero del 2011 ha trasformato il sistema previdenziale innalzando di molti anni l’età per la pensione, sia in termini anagrafici che contributivi;
come è stato ormai acclarato si è trattato di una «manovra» e non di una «riforma», perché le casse della previdenza pubblica, ovvero i risparmi pensionistici di lavoratrici e lavoratori, sono state utilizzate per drenare risorse a beneficio del debito pubblico;
una «manovra» scritta in una notte, senza alcun dibattito pubblico, che non ha considerato l’impatto immediato e di lungo termine che produceva su lavoratrici e lavoratori;
l’assenza di disposizioni transitorie che consentissero il passaggio graduale alle nuove regole previdenziali ha prodotto l’inumano fenomeno dei c.d. esodati, lavoratori a cui è stato tolto il pane, la dignità e la speranza;
la «sesta» salvaguardia che stiamo approvando non può essere un merito del Governo, della sua maggioranza o del Parlamento, ma ribadisce l’incapacità delle istituzioni di rimediare in maniera definitiva e strutturale a una situazione inaccettabile e indegna di un Paese come l’Italia. A distanza di tre anni l’INPS e il Governo non hanno saputo e voluto indicare quanti e quali sono le lavoratrici e i lavoratori esodati;
un problema di «coperture» e di risorse non esiste, come ben sanno tutti, dal momento che i risparmi che la «manovra» Fornero avrebbe dovuto produrre erano stati calcolati in circa 23 miliardi, nel decennio 2012-2021, dalla nota tecnica della ragioneria generale dello Stato allegata al decreto-legge n. 201 del 2011, mentre l’ufficio attuariale dell’INPS nel 2013 ha calcolato che verranno generati circa 90 miliardi di risparmio nello stesso periodo;
forse il Governo intende destinarli a coprire i 50 miliardi all’anno che bisogna mettere da parte ogni anno in base al Fiscal compact, ma di certo non intende farle rimanere nell’ambito della previdenza se non intende sanare «per mancanza di risorse» – come ha dichiarato il Ministro Poletti nella riunione con le rappresentanze degli esodati e di altre categorie nel corso dell’incontro avuto il 30 giugno 2014 – le tante situazioni gravi che la «manovra» Fornero ha prodotto;
ci sono i 6 lavoratori IBM che rimarranno senza stipendio e senza pensione fino al 2020 solo perché hanno sottoscritto a giugno del 2011 un accordo individuale e hanno avuto la risoluzione del rapporto di lavoro dopo il 31 dicembre 2012 a seguito di un periodo di aspettativa senza retribuzione di circa 2 anni per avere la possibilità di poter conservare i trattamenti della cassa sanitaria aziendale anche con lo «stato» di pensionato; oppure ci sono i dipendenti privati di ex aziende pubbliche che, essendo rimaste iscritte all’INPDAP, come permetteva la legge, anziché transitare all’INPS, oggi si vedono negata la salvaguardia a causa di interpretazioni capziose delle norme di salvaguardia;
ci sono poi i lavoratori del settore ferroviario, tra cui i macchinisti, non proprio esodati, ma che dovrebbero andare in pensione a 67 anni, mentre hanno un’aspettativa di vita media di solo 63 anni; oppure i lavoratori della scuola, c.d. «quota 96», che sono rimasti imprigionati nella «manovra» Fornero perché a loro non si è voluta applicare la regola, posta dallo Stato, che consente loro di andare in pensione un solo giorno all’anno, il primo settembre; e poi ci sono i lavoratori e le lavoratrici delle poste o quelli che hanno trovato un nuovo lavoro a tempo indeterminato, ma poi lo hanno riperso perché l’azienda è fallita e sono stati puniti e si potrebbero fare molti altri esempi;
ci sono troppi casi e eccessive fattispecie di lavoratori che la «manovra» Fornero ha lasciato sul lastrico e nella disperazione. Forse è possibile salvaguardarli tutti con tante minute disposizioni speciali, ma non si sa quando e come. Ma per sanare con certezza tutti gli errori serve tornare ad una disposizione che abbia il carattere della legge generale e astratta che possa coprire tutte le fattispecie, ovvero una riforma strutturale della «manovra» Fornero;
la «manovra» Fornero ha fallito sul piano sociale e giuridico nel suo intento, tra l’altro intervenendo su un sistema pensionistico che non aveva problemi di sostenibilità perché messo in sicurezza dalle numerose riforme succedutesi negli anni ’90 e nel primo decennio del 2000. I suoi costi erano già nella media della spesa pensionistica europea, per incidenza sul PIL, nonostante nella spesa pensionistica, in Italia vengono conteggiati anche il TFR o il TFS, che però sono retribuzioni differite, che negli altri Paesi non vengono conteggiati;
bisogna prendere atto di tale fallimento e procedere ad una vera riforma pensionistica che abbia il coraggio politico di rafforzare la previdenza rimettendo i lavoratori e la loro dignità al centro del sistema;
è necessario abbassare l’età pensionistica, distinguere i lavori, riconoscere a fini contributivi il lavoro domestico e quello di cura, di donne e di uomini, per superare le troppe procedure aperte dall’UE contro l’Italia con riferimento all’età pensionistica delle donne, assicurare che la pensione non valga meno del 60 per cento dell’ultimo salario;
anche un consistente gruppo di RSU, oltre 170, ha deciso di mobilitarsi per costruire un movimento diffuso e unitario con l’obiettivo di superare e abrogare la legge Fornero sulle pensioni, in modo da ottenere una riforma della previdenza che sia equa dal punto di vista sociale e rispettosa dei diritti dei lavoratori;
è stato definito un documento e un appello con delle proposte di riforma, chiedendo alle Confederazioni sindacali di aprire una vertenza generale finalizzata ad ottenere un profondo cambiamento della legge Fornero sulle pensioni,
impegna il Governo:
ad abrogare la «manovra» Fornero in materia di pensioni, procedendo a promuovere e realizzare una riforma del sistema previdenziale che tenga conto di quanto indicato in premessa.
G/1558/4/11
BAROZZINO, DE PETRIS, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, STEFANO, URAS, BENCINI, CATALFO, PAGLINI, PUGLIA
Il Senato,
premesso che
nel mese di aprile 2011, lavoratori del Gruppo IBM hanno sottoscritto un accordo individuale con il proprio datore di lavoro, ai sensi degli articoli 410, 411 e 412 del codice di procedura civile e hanno avuto la risoluzione del rapporto di lavoro dopo il 31 dicembre del 2012;
di tutto il personale IBM cessato con tali accordi individuali, restano esclusi dalla salvaguardia sei lavoratori: l’ esclusione è dovuta a ragioni anagrafiche, dato che i sei esclusi hanno qualche mese in meno dei loro colleghi salvaguardati; viene comunque consentito a questi lavoratori, con autorizzazione dell’INPS, di poter coprire con la contribuzione volontaria il periodo di aspettativa non coperta da contribuzione previdenziale;
tali lavoratori non vengono salvaguardati nell’ambito della categoria di contributori volontari solo perchè l’INPS ritiene che la copertura contributiva volontaria ha avuto luogo in regime di “sospensione dal lavoro” e non di “cessazione del lavoro”;
la prospettiva, per questi sei lavoratori esclusi è quella di ottenere la pensione nel 2020 e nel frattempo continuano a pagare le rate del contributo volontario;
considerato che:
tali lavoratori hanno anzitempo concluso il loro contratto di lavoro con un’intesa con il proprio datore di lavoro, in ragione dell’esistenza di una norma dello Stato che gli consentiva di accedere alla procedura di attivazione di un percorso pensionistico;
l’interpretazione dell’INPS, che li esclude dalla salvaguardia, sembrerebbe del tutto arbitraria, non esistendo norme che legiferano in tal senso;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di intervenire con atto amministrativo al fine di poter comprendere i suddetti ex lavoratori IBM nella categoria di contributori volontari.
100ª Seduta
Presidenza del Presidente
SACCONI
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Cassano.
La seduta inizia alle ore 16,15.
IN SEDE REFERENTE
(1558) Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Fedriga e Caparini; Delia Murer ed altri; Damiano ed altri; Renata Polverini; Fedriga ed altri; Titti Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri
(217) Silvana Andreina COMAROLI ed altri. – Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico
(1169) BAROZZINO ed altri. – Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, concernenti i requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 16 settembre.
Il presidente SACCONI comunica che la senatrice Munerato ha presentato un ordine del giorno, pubblicato in allegato, e che la senatrice Favero ha sottoscritto l’ordine del giorno G/1558/1/11, pubblicato in allegato alla seduta del 16 settembre scorso. Informa altresì che la Commissione affari costituzionali ha espresso parere di nulla osta sul disegno di legge n. 1558, sul quale si attende il parere della Commissione bilancio.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
IN SEDE CONSULTIVA
(1612) Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile
(Parere alla 2a Commissione. Esame e rinvio)
Nell’introdurre l’esame del provvedimento, il relatore ICHINO (SCpI) segnala anzitutto che l’articolo 1, del decreto-legge n. 132, relativo all’eventuale trasferimento alla sede arbitrale di procedimenti pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria, esclude dal proprio ambito di applicazione le cause civili che vertono in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale. Quest’esclusione, di cui sono comprensibili le ragioni, anche laddove non condivisibili, in riferimento alle controversie vertenti sull’applicazione di norme inderogabili di legge, gli appare invece eccessiva in riferimento alle controversie vertenti sull’applicazione di disposizioni di esclusiva fonte contrattuale collettiva: ritiene infatti logico che si riconosca allo stesso contratto collettivo che costituisca l’unica fonte di una obbligazione il potere di governare le eventuali controversie, istituendo un arbitro quale “voce del contratto” stesso.
La disciplina di cui al Capo II del decreto, relativa a una procedura di negoziazione assistita da avvocati, riguarda invece anche le controversie in materia di lavoro, con esclusione di quelle aventi a oggetto diritti indisponibili. Per le controversie in materia di lavoro, la novella di cui all’articolo 7 del decreto prevede che le norme sull’invalidità delle rinunzie e delle transazioni su diritti derivanti da disposizioni inderogabili di legge o di contratti collettivi non si applichino alle negoziazioni assistite; in base a tale novella, sembrerebbe, dunque, che la nozione di diritti indisponibili sia diversa e più ristretta rispetto all’ambito dei diritti derivanti da disposizioni inderogabili di legge o di contratti collettivi; ma nella disposizione non si chiarisce la portata di questa distinzione.
Riguardo alle controversie in materia di lavoro, l’esperimento della procedura di negoziazione assistita è facoltativo, e dunque non costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale, a meno che l’oggetto della controversia consista nel pagamento di somme inferiori o pari a cinquantamila euro.
Il relatore osserva quindi che l’articolo 16 del decreto modifica la disciplina delle ferie dei magistrati e degli avvocati e procuratori dello Stato e che la novella di cui al successivo articolo 19, comma 1, lettera d), disciplina la possibilità che l’ufficiale giudiziario acceda, mediante collegamento telematico diretto, ai dati contenuti in alcune banche dati – tra cui quelle degli enti previdenziali – per l’acquisizione di tutte le informazioni rilevanti ai fini dell’individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti.
Richiama poi l’attenzione della Commissione su due punti non toccati dal decreto, e che potrebbero essere segnalati alla Commissione di merito. Il primo attiene alla modifica apportata dalla legge Fornero sul mercato del lavoro al procedimento relativo all’impugnazione di un licenziamento: l’opinione pressoché unanime dei magistrati del lavoro e degli avvocati giuslavoristi, sia di parte lavoratrice sia di parte imprenditoriale, è nel senso che la modifica abbia dato risultati negativi, aggiungendo un grado obbligatorio di giudizio sommario ai due di merito e a quello di Cassazione, con conseguente effetto di allungamento medio del procedimento invece che di deflazione del contenzioso. Una soppressione di quella modifica sarebbe possibile con una disposizione molto semplice, valida per tutti i procedimenti futuri e per quelli già instaurati ma nei quali non sia ancora stata celebrata la prima udienza.
In secondo luogo, il relatore osserva che diversi Presidenti di Sezioni Lavoro di Tribunali e di Corti d’Appello segnalano il rischio che la soppressione, in forza del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito nella legge n. 114 del 2014, articolo 1, commi 1, 2 e 3, della facoltà di trattenimento temporaneo in servizio oltre il 31 dicembre 2015 dei magistrati con 70 anni di età, con particolare riferimento a quelli con incarichi direttivi, generi qualche problema organizzativo per l’improvvisa scopertura che verrà a determinarsi in numerosi uffici, con dispersione di capacità organizzatorie e saperi professionali non agevolmente sostituibili tutti insieme e, allo stesso tempo, con difficoltà gravi di espletamento delle procedure concorsuali necessarie per la nuova copertura di tali funzioni. Ciò può consigliare l’adozione di un meccanismo di gradualità nell’applicazione della disposizione.
In conclusione, egli propone l’espressione di un parere favorevole, segnalando alla Commissione di merito l’opportunità di modificare o integrare il testo del provvedimento in tema di arbitrato su controversie vertenti su diritti di fonte esclusivamente contrattuale collettiva, di procedimento speciale per le controversie in materia di licenziamenti e di introduzione di elementi di gradualità nell’applicazione della disposizione in materia di trattenimento in servizio dei magistrati settantenni.
Il presidente SACCONI ringrazia il relatore per l’ampia e puntuale disamina, chiedendogli altresì di valutare che le negoziazioni vengono spesso realizzate con l’ausilio di avvocati delle organizzazioni sindacali e di consulenti del lavoro.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA ANTIMERIDIANA DI DOMANI
Il presidente SACCONI informa che, in considerazione dell’andamento dei lavori della Commissione, la seduta antimeridiana di domani, già convocata per le ore 9, non avrà luogo.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 16,30.
ORDINE DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 1558
G/1558/2/11
MUNERATO
Il Senato,
in sede di discussione del disegno di legge recante «Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico»
considerato che la cosiddetta sesta salvaguardia concerne “solo” 32.000 soggetti, intervento che in realtà si concretizza in una salvaguardia di solo 8.000 soggetti se si sottraggono le 24.000 posizioni recuperate dai precedenti interventi;
ritenuta più che paradossale la politica attuata dalle maggioranze di Governo di centro-sinistra che si alternano negli ultimi anni, le quali preferiscono garantire sgravi maggiori a chi assume detenuti rispetto a chi assume giovani e persone oneste e privilegiano la destinazione delle risorse all’immigrazione clandestina, invece che ai lavoratori esodati per colpa di nefande riforme pensionistiche da loro stessi prodotte;
ribadita, infatti, l’assurdità di questa maggioranza che spende nell’anno per l’immigrazione clandestina in totale, tra costi diretti e indiretti, più di 10 miliardi di euro e non tutela i propri cittadini lavoratori che, peraltro, si ritrovano in condizioni di povertà ed emergenza sociale non per propria volontà bensì per un improvviso cambio – senza alcuna gradualità – delle regole di accesso alla pensione;
considerato che la cosiddetta “sesta salvaguardia” si limita a prolungare di un anno i tempi entro i quali maturare i requisiti per accedervi, ma non risolve in maniera strutturale la drammatica vicenda di quanti – esodati, mobilitati, contributori volontari ecc. – si sono ritrovati dall’oggi al domani senza alcuna copertura reddituale, nè da ammortizzatore e nè da reddito, per colpa di scellerate e superficiali scelte governative;
ricordato che in sede di prima lettura del provvedimento, il sottosegretario Bobba, nella seduta della Commissione XI Camera del 24 giugno scorso, ha ribadito la volontà del Governo di individuare soluzioni definitive alla problematica, annunciando a mezzo stampa una conclusione con la legge di stabilità 2015;
impegna il Governo:
a non disattendere ancora una volta gli impegni assunti in sede parlamentare e le promesse fatte a mezzo stampa, inserendo nell’imminente legge di stabilità per il 2015 la soluzione definitiva della vicenda degli esodati che tenga conto di tutte le categorie dei soggeti coinvolti, nessuna esclusa, e quindi anche del personale marittimo e ferroviario, nonché a garantire nelle more di attuazione della sesta salvaguardia, l’equivalenza degli accordi di mobilità sottoscritti in sede governativa con quelli stipulati in qualunque altra sede.