Le 16:20 erano appena passate, quando un primo tweet della Cgil nazionale ha annunciato la firma di un’intesa su “rappresentanza, modello contrattuale e relazioni industriali” tra le confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e la Confapi, la confederazione della piccola industria. Un annuncio cui, dopo pochi minuti, ha fatto seguito, con un secondo tweet, il primo commento sindacale, quello di Susanna Camusso: “Firma importante che sottolinea centralità del Ccnl e valorizza la contrattazione”.
Un comunicato stampa congiunto, firmato in calce dalle sigle delle quattro confederazioni, ha specificato poi che oggi pomeriggio il Presidente della Confapi, Maurizio Casasco, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, ovvero Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno firmato tre accordi interconfederali sulla rappresentanza, sul modello contrattuale e sulla “detassazione dei premi di produttività”.
In particolare, per quanto riguarda il modello contrattuale, “è stato ribadito il ruolo fondamentale dei Contratti collettivi nazionali di lavoro”. Inoltre, è stato “meglio definito l’ambito di operatività della contrattazione collettiva di secondo livello”. A questo proposito, le confederazioni firmatarie affermano che “in questa fase storica, le agevolazioni fiscali sui premi di produttività possono rappresentare uno stimolo alla crescita e alla ripresa della domanda interna e dei consumi”.
Per quanto riguarda le relazioni industriali, il comunicato dice che sono state fissate “procedure chiare e corrette” e che c’è stato “un impegno comune per bloccare la proliferazione dei contratti”.
Il comunicato, parla poi di “novità importanti anche in tema di bilateralità e di welfare”, specificando che sono stati avviati due nuovi enti: il fondo Opnc, organo bilaterale che avrà “competenza esclusiva in materia di salute e sicurezza”, e l’Enfea, che avrà “come mission il sostegno al reddito e lo sviluppo dell’apprendistato”.
Ultimo punto: adesso “si procederà speditamente per arrivare in tempi brevi al rinnovo dei Contratti nazionali di categoria”.Come si vede già da quanto sin qui riportato, l’accordo odierno fra la Confapi e le tre maggiori confederazioni sindacali si presenta come un’intesa interessante e impegnativa per i suoi contenuti. Ma va anche detto che a renderla ancora più significativa è il contesto in cui viene realizzata. E ciò in due direzioni: da un lato, per ciò che riguarda, in senso lato, la definizione di un nuovo sistema contrattuale e delle regole relative alla rappresentanza sociale che ne sono la premessa logica. Dall’altro lato, per ciò che riguarda l’attuale stagione contrattuale, ovvero i rinnovi in corso di diversi accordi nazionali di categoria.
Partiamo dal primo punto. Come è noto, Cgil, Cisl e Uil hanno avviato da tempo una trattativa con Confindustria, volta a definire un nuovo modello contrattuale che possa sostituire quello nato nel 2009 ma ormai scaduto. Il negoziato ha proceduto faticosamente negli ultimi tempi della Presidenza di Giorgio Squinzi, senza però arrivare ad una conclusione positiva, ed è stato poi, per così dire, ereditato dal nuovo inquilino di viale dell’Astronomia, Vincenzo Boccia.
Nel frattempo, Cgil, Cisl e Uil hanno avviato trattative parallele con le altre confederazioni imprenditoriali, da quelle del terziario privato, a quelle dell’artigianato e delle cooperative. E ciò sia allo scopo di raggiungere accordi specifici, sia per esercitare una pressione indiretta su Confindustria.
Secondo alcuni osservatori, dopo l’elezione di Boccia la ricerca di un accordo con le Confederazioni ha preso un nuovo impulso. Tanto che per la fine di questa settimana, ovvero per venerdì 29, è atteso un nuovo incontro con i massimi dirigenti delle tre confederazioni sindacali. Adesso bisognerà vedere quale impatto potrà avere su questa trattativa l’accordo Confapi.
E veniamo al secondo punto. Come è anche noto, fra le vertenze contrattuali in corso a livello di categoria la più ostica è quella dei metalmeccanici. Nonostante che il primo incontro della trattativa risalga al 5 novembre dell’anno scorso, la posizione delineata sette mesi fa da Federmeccanica è giudicata inaccettabile sia dalla Fiom, che da Fim e Uilm, ovvero dai tre sindacati confederali della maggiore categoria dell’industria. E ciò proprio per ciò che riguarda la funzione e il ruolo del contratto nazionale che, secondo i sindacati, verrebbero sostanzialmente annullati qualora venisse accettato lo schema proposto da Federmeccanica.
Ma mentre questi tre sindacati, pur avendo presentato inizialmente due piattaforme diverse, procedono ormai da mesi in piena sintonia in questa difficile vertenza, sono tornati a dividersi – negli ultimi giorni – per ciò che riguarda la piccola industria.
Per capire come e perché ciò sia avvenuto, bisogna tenere presente che nel 2013 si produssero due avvenimenti che costituiscono l’antefatto delle attuali divisioni. Alla fine di luglio di quell’anno, infatti, l’Unionmeccanica, ovvero la federazione delle imprese metalmeccaniche aderenti alla Confapi, firmò un’intesa contrattuale, paradossalmente, con la sola Fiom-Cgil. Un paio di mesi dopo, il 1° ottobre, Fim e Uilm risposero firmando una seconda intesa con Confimi, un’altra confederazione delle piccole imprese nata in competizione con la Confapi.
Negli ultimi giorni questo schema si è ripetuto. Da un lato Fim e Uilm hanno rinnovato la loro intesa con Confimi, mentre la Fiom, al termine di un’assemblea di delegati svoltasi a Brescia, ha varato la propria piattaforma per avviare, a settembre, un nuovo confronto contrattuale con la Unionmeccanica. Il tutto condito da vivaci scambi polemici. Adesso bisognerà vedere quali conseguenze potrà avere sul mondo delle minori imprese metalmeccaniche l’intesa raggiunta oggi dalle confederazioni sindacali con la stessa Confapi.
@Fernando_Liuzzi