“In attesa dell’approvazione definitiva, il voto di fiducia di oggi del Senato sul DL spending review rappresenta un passo avanti nel percorso di riforme avviato dal governo”. Lo sostiene Confindustria in una nota. “Si è cercato di intervenire – si legge – con metodo sulla spesa pubblica, con l’obiettivo di razionalizzarla e di evitare ulteriori aumenti della pressione fiscale”. “A regime – sostiene l’associazione – il processo di revisione della spesa dovrà diventare continuativo e sistematico e, soprattutto, puntare alla riduzione strutturale del carico fiscale”. “Tuttavia – prosegue la nota – anche per il poco tempo a disposizione, il generale contenimento dei costi ha prevalso sulla necessità di interventi di riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni, centrali e locali. Emblematico il caso della sanità, dove i risparmi di spesa peseranno ancora una volta prevalentemente sul settore produttivo privato, con ricadute negative sugli investimenti e sull’occupazione. È, a questo punto, particolarmente avvertita l’esigenza di un ripensamento complessivo del sistema sanitario, come pure un’efficace azione di revisione della spesa a livello regionale e locale, anche per conseguire livelli più elevati di efficienza e produttività dei servizi”. “Sicuramente positivo è, in questo senso, – prosegue la nota – l’avvio di un percorso di riduzione delle piante organiche degli uffici pubblici e riordino delle Province. Si tratta di interventi che, per avere un impatto sensibile in termini di efficienza della PA, richiedono però una rigorosa fase attuativa. Altrettanto positive sono le premesse sulle dismissioni del patrimonio immobiliare e l’avvio delle cessioni di partecipazioni dello Stato, cui deve però seguire una più ampia operazione destinata a ridurre sensibilmente il debito pubblico”.
“Lascia invece perplessi – conclude – il passo indietro sulle società in house. Anche in questo caso occorre che il governo non rinunci all’obiettivo di aprire al mercato e alla concorrenza importanti settori economici, che vedono una presenza pubblica ancora troppo invasiva, costosa e inefficiente, seppure nei limiti tracciati di recente dalla Corte Costituzionale”. (LF)
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