Apple, Facebook, Intel, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Nike, Oracle, Panasonic, Ebay, Aig e ora anche Hp. Si allunga la lista di grandi aziende, oltre 200, che si uniscono alla battaglia degli attivisti per legalizzare le nozze omosessuali in tutti gli Stati Uniti.
Una lotta che non riguarda solo i diritti civili, ma anche l’economia. Per le società coinvolte, infatti, non consentire i matrimoni gay danneggia il morale degli ambienti lavorativi e può impedire l’assunzione di nuovi talenti.
Forse è anche per questo che l’amministratore delegato di Hp, Meg Whitman, si è trovata a sposare la causa dei diritti gay dopo esserne stata tra i maggiori oppositori durante la campagna elettorale di due anni fa, quando era in corsa, con il partito repubblicano, per la carica di governatrice della California.
“Dopo un’attenta e lunga riflessione – ha detto al Los Angeles Times – ho concluso che non ci sono motivi legittimi per impedire che coppie dello stesso sesso abbiano gli stessi diritti di quelle etero”.
Secondo il Wall Street Journal, una delle principali ragioni per cui le grandi aziende abbracciano la battaglia degli attivisti, è che si trovano in svantaggio nel reclutare nuovi lavoratori ben preparati. I talenti gay scelgono di abitare, e quindi lavorare, in Stati dove possono sposarsi, anzichè vivere in uno dei 41 in cui non è possibile.