“Stamattina, davanti alla nostra sede di via Buonarroti, abbiamo appeso uno striscione con lo slogan “Adesso basta! Il lavoro contro il patriarcato’. Siamo convinti infatti che un vero cambiamento culturale e sociale possa avvenire se cambia anche il mondo del lavoro perché i dati sull’occupazione delle donne sono negativi ed evidenziano una loro marginalizzazione e discriminazione strutturale”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.
Nel 2022 – continua la nota – le donne tra i 25 e i 34 anni escluse dal mercato del lavoro sono state il 30,3% mentre per gli uomini il tasso scende al 18,6%,; tra i 35 e i 49 anni il gap di genere si allarga ancora di più: il tasso di inattività per le donne è del 27,5%, per gli uomini dell’8,8%. Nella Capitale le percentuali sono leggermente più basse: il 29,5% e il 24,1% nelle due fasce di età individuate, che fanno emergere una maggiore difficoltà per le donne che abitano nelle altre province del Lazio a far parte del mercato del lavoro.
Tra le motivazioni alla base dell’inattività lavorativa delle donne, per il 46% delle intervistate tra i 25 e i 34 anni ci sono motivi familiari (per gli uomini si sfiora il 4%); tra i 35 e i 49 anni si sale al 57% per le donne contro il 7% degli uomini. Inoltre le donne perdono il lavoro più facilmente degli uomini e lo ritrovano con maggior difficoltà. Tra i 20 e i 64 anni il 5,2% delle donne è senza lavoro da almeno 12 mesi, per gli uomini il tasso di disoccupazione di lunga durata scende al 3,9%.
Le lavoratrici del Lazio sono mediamente più povere dei lavoratori. La maggiore differenza si registra nel settore pubblico (10.349€), dove il gap è legato anche agli avanzamenti di carriera e al differente tasso di copertura di ruoli dirigenziali tra uomini e donne. A incidere sul fenomeno sono anche il part time, la precarietà, l’occupazione in settori e profili professionali meno qualificati. Nel 2022, sul totale dei contratti in essere a tempo indeterminato nel settore privato non agricolo, il 47% delle donne è inquadrata con un part time, mentre per gli uomini la percentuale scende al 20%.
Quanto alle nuove assunzioni per le donne è meno frequente l’applicazione di un contratto a tempo indeterminato mentre, rispetto agli uomini, trovano più facilmente occupazione tramite le agenzie per il lavoro, occupazione per sua natura precaria perché legata ad accordi commerciali tra le imprese e le agenzie. Tutto questo significa che solamente nel settore privato non agricolo del Lazio il 49% delle donne percepisce una retribuzione annua non superiore ai 15mila,15 punti percentuali in più rispetto agli uomini: parliamo di oltre 370mila lavoratrici.
“Il nostro impegno deve essere quello di cambiare questi numeri – conclude la nota della Cgil di Roma e del Lazio – che raccontano quanto siano forti le disuguaglianze di genere nel lavoro. Per questo chiediamo alla Regione Lazio e al Comune di Roma di aprire la discussione con le parti sociali su quali scelte mettere in campo per superare il patriarcato nel mercato del lavoro e migliorare la società”.