Nel secondo trimestre del 2023, il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -5,4% (-5,7% nello stesso trimestre del 2022). Complessivamente, nei primi due trimestri del 2023 le Amministrazioni pubbliche hanno registrato un indebitamento netto pari al -8,3% del Pil, in lieve miglioramento rispetto al -8,4% del corrispondente periodo del 2022. Lo ha reso noto l’Istat.
Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi), nel secondo trimestre dell’anno, è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -0,8% (-1,1% nel secondo trimestre del 2022). Il saldo corrente è stato positivo, con un’incidenza sul Pil dello 0,3% (0,6% nel secondo trimestre del 2022).
Nei primi sei mesi del 2023, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari rispettivamente al -4,4% (-4,3% nello stesso periodo del 2022) e al -2,8% (-2,5% nel corrispondente periodo del 2022).
Pressione fiscale stabile nel secondo trimestre dell’anno. Secondo le stime dell’Istat, la pressione fiscale è stata pari al 42%, stazionaria rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nei primi sei mesi del 2023, la pressione fiscale si è attestata al 39,2% del Pil, in riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto ai 39,7 dei primi sei mesi del 2022.
In calo potere d’acquisto, reddito disponibile e propensione al risparmio delle famiglie. Nel secondo trimestre del 2023 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stimata al 6,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di una sostanziale stazionarietà dei prezzi, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.
“Con riferimento alle famiglie, l’aumento della spesa per consumi finali, nonostante la lieve flessione del reddito disponibile, si riflette in una flessione della propensione al risparmio, che già da diversi trimestri si attesta sotto i livelli pre-Covid”, è il commento dell’Istat.
Nel secondo trimestre del 2023, il tasso di investimento delle famiglie consumatrici è stimato all` 8,1%, 0,2 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dello 2,9%.
Quanto alle imprese, nel secondo trimestre del 2023 la quota di profitto delle società non finanziarie è stimata al 43,2%, in diminuzione di 1,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente: la flessione è il risultato di un calo del risultato lordo di gestione (-5%) e, in misura minore, del valore aggiunto (-0,8%). Nel secondo trimestre del 2023, gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno subìto una flessione dell`1,1%. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, stimato al 22,7%, è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente.
“Le società non finanziarie – è il commento dell’Istat – registrano una caduta del valore aggiunto e degli investimenti e, in maggior misura, del risultato lordo di gestione. Ne risulta una flessione della quota di profitto e una stazionarietà del tasso di investimento, entrambi su livelli più alti rispetto al periodo pre-Covid”.
e.m.