I 42 lavoratori della Sms Operations Italia, ditta che lavora in appalto alla raffineria Eni di Livorno per la manutenzione meccanica, hanno dato il via a una mobilitazione iniziata lo scorso lunedì 8 luglio, con sciopero e assemblea permanente davanti davanti all’ingresso della raffineria, per chiedere che venga finalmente erogato loro lo stipendio di maggio e giugno. La protesta, fanno sapere della Fiom-Cgil territoriale, proseguirà a oltranza fino a quando l’azienda non fornirà risposte concrete in relazione a quanto dovuto ai dipendenti.
Molte le manifestazioni di solidarietà e vicinanza, tra cui la visita del sindaco di Livorno, Luca Salvetti, e quella della sindaca di Collesalvetti, Sara Paoli, ma anche da parte un numero importante di operai metalmeccanici delle ditte che operano in appalto per Eni, che hanno aderito allo sciopero di tre ore di lunedì proclamato in segno di vicinanza ai dipendenti della SMS Operations Italia, e di diversi cittadini e esercenti. Un’esperienza che ricorda quella della non lontana ex Gkn/Qf di Campi di Bisenzio, in provincia di Firenze.
“La mobilitazione non si fermerà fino a quando i 42 dipendenti non otterranno ciò che spetta loro – avverte Mauro Macelloni della segreteria Fiom-Cgil provincia di Livorno -. Chiediamo che anche le aziende committenti si assumano le proprie responsabilità e rispondano in solido per quanto SMS Operations Italia non sia ancora stata in grado di garantire. A tal proposito è probabile che per l’inizio della prossima settimana sia ufficializzato un incontro con SMS Operations Italia e le aziende committenti presso l’Ispettorato del lavoro per discutere della questione”.
“Per la Fiom quanto sta avvenendo a Livorno, davanti alla centrale Eni, rafforza l’idea che il mondo degli appalti non va! Gli appalti servono solo per fare cassa sui diritti e sulla dignità delle persone”, dichiarano in una nota Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, e Loris Scarpa, coordinatore nazionale settore Petrolchimico per la Fiom-Cgil, accusando azienda e committenti di non assumersi “la responsabilità di risolvere la vertenza”. Legittimo, quindi, che i lavoratori si siano riuniti in assemblea permanente dinanzi ai cancelli di uno dei committenti. “Azione coraggiosa e necessaria. Ci sono addirittura lavoratori comandati in trasferta all’estero che non riescono a rientrare perché senza soldi e l’azienda non paga”.
In generale, Tibaldi e Scarpa sottolineano l’aumento delle vertenze in tutta Italia, “negli appalti dei petrolchimici e delle centrali energetiche, dove i lavoratori metalmeccanici tengono in funzione apparati strategici e li manutengono. Aumentano situazioni di cambi appalto al ribasso e dove si utilizza in modo errato la transizione energetica, per tagliare occupati. Sono decine le vertenze di questo tipo. Occorre ridiscutere il sistema e mettere al centro i lavoratori”. Una situazione trasversale al Paese, da Nord a Sud e nelle isole, ”dove multinazionali, anche italiane, senza scrupolo alcuno non accettano di confrontarsi preventivamente nei cambi appalto e per la riconversione energetica”.
La richiesta è che il governo intervenga tempestivamente convocando i sindacati e coinvolgendoli nella discussione generale che riguarda la chimica e l’energia, “settori dove i metalmeccanici svolgono attività strategiche e su cui si tagliano costantemente i costi con ricadute sui lavoratori. Sono tra i 18 e 20mila i metalmeccanici nel settore e dappertutto impegnanti in singole vertenze.
“La Fiom si adopererà affinché ciò che sta avvenendo nel settore venga finalmente alla luce e tutte le vertenze abbiano il necessario risalto affinché si apra una discussione di merito su come si vuol affrontare la transizione energetica e ambientale nel Paese”, concludono Tibaldi e Scarpa.
e.m.