Sul patto di stabilità europeo soffiano forte i venti di guerra per l’emergenza terrorismo in Usa e il timore di una nuova recessione mondiale. Ma la Bce, da sempre ferma guardiana del risanamento dei bilanci pubblici, mostra per la prima volta segnali di comprensione verso i governi europei e ”apre” a possibili ”scostamenti contenuti” dagli obiettivi di finanza statale, anche da parte dei paesi meno virtuosi. Un nuovo segnale forte (dopo quello arrivato lunedì scorso con il taglio a sorpresa di mezzo punto dei tassi concertato con la Fed), una mano tesa ai Quindici ministri finanziari dell’Unione Europea che, da domani, si riuniranno, per la prima volta dopo l’11 settembre a Liegi per le consuete riunioni dell’Eurogruppo (che per l’occasione sarà allargato anche a Gran Bretagna, Svezia e Danimarca) e dell’Ecofin che si terrà sabato con l’arrivo anche dei governatori delle banche centrali.
Oltre 10 mila partecipanti provenienti da molti paesi europei sono attesi domani per l’Euromanif organizzata dai sindacati belgi Fgtb e Csc in cooperazione con la Ces. Una delegazione sindacale, guidata dai segretari generali (per la Ces Emilio Gabaglio), incontrerà il ministro Didier Reynders, presidente in carica del Consiglio Ecofin.
La Ces si dice ”profondamente colpita dall’impatto dei terribili attentati sull’economia e e sull’occupazione, specialmente in vista dei licenziamenti di massa annunciati dalle compagnie aeree”, apprezzando al contempo che ”prime iniziative siano già state assunte dalle Banche centrali”. Ma ”maggiori azioni su scala globale andranno concertate”. E a tal fine il vertice europeo straordinario di venerdì dovrà aiutare a ripristinare la fiducia e a rendere possibile il recupero degli obiettivi di Lisbona, autorizzando un pacchetto d’emergenza di misure fiscali e di spesa”. Quanto al Patto di stabilità, ieri considerato dalla Bce, “dovrà mantenere il suo nome e diventare finalmente un Patto di stabilità e di crescita”.