Continua a diminuire la cassa integrazione a dicembre, sia a livello generale che in ambito metalmeccanico. Nell’ultimo mese dell’anno passato sono state 6.724.865 le ore di cassa integrazione in Lombardia, mentre le tute blu hanno osservato 2.456.021 di cassa, il 66,87% in meno rispetto all’anno precedente. Marcato calo anche a livello di figure contrattuali differenti: -58,98% per quanto riguarda gli impiegati, -67,09% per quanto concerne gli operai. E’ quanto emerge dall’analisi della Fiom Cgil Lombardia sui dati della cassa integrazione relativa al mese di dicembre
Ancora, tutti i distretti industriali della Regione mostrano il saldo negativo, decisi crolli della cassa ordinaria (-70%) e di quella in deroga (-66,23) e sostanziale tenuta della cassa straordinaria (-2%). Analizzando il dato annuo (gennaio-dicembre 2015) si registra una diminuzione meno cospicua del dato generale, che però si attesta sempre attorno al 37%, con la cassa ordinaria che dimiuisce dappertutto, come quella straordinaria e quella in deroga.
“La riduzione della cassa integrazione è dovuta inevitabilmente anche ai tagli del Governo, che rende più difficile accedere agli ammortizzatori sociali. Come dimostra il caso Alstom, di scena proprio in questi giorni, la cassa integrazione o i licenziamenti non sono le uniche spie dello stato di crisi di molte aziende dei nostri territori”, commenta Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia.
“Se è vero che non è stata registrata ancora un’inversione di tendenza, in termini di nuova occupazione, anche a seguito dell’introduzione del Jobs act – che andrebbe definito più che altro flop acts – va ribadito come, alla luce di fusioni o operazioni di capitale finanziario, le aziende investano in altri territori delocalizzando le produzioni e mietendo esuberi”, continua il segretario dei metalmeccanici lombardi.
“In conclusione, pur ammettendo che l’uso degli ammortizzatori sociali diminuisca in questi mesi, non si può dire la stessa cosa della disoccupazione, specialmente giovanile, che si attesta su dati allarmanti e sulle politiche attrattive dei territori, a seguito dell’introduzione della flessibilità”, ammette Rota.