Stato di agitazione a Radio24, l’emittente radiofonica del Gruppo 24 Ore. Stato di agitazione che è stato proclamato “all’unanimità” dall’Assemblea dei giornalisti della stessa radio.
La notizia di questa decisione è stata data, nel primo pomeriggio di ieri, da un comunicato sindacale in cui si afferma che l’Assemblea dei Giornalisti di Radio24 “respinge con forza l’ipotesi presentata dall’Azienda di trasferire presso altra realtà editoriale del Gruppo24ORE sette colleghi attualmente in organico presso la redazione di GR24”.
Con tali trasferimenti, argomenta il comunicato, verrebbe a realizzarsi “una riduzione pari al 20% dell’attuale componente giornalistica e al 30% dell’organico del giornale radio”. Infatti, come hanno precisato al Diario del lavorofonti del Comitato di redazione, i giornalisti attualmente in forza a Radio24 sono 35, di cui 25 attivi nelle varie edizioni dei Giornali radio e 10 nei programmi di informazione che completano l’offerta radiofonica quotidiana della testata.
Sempre secondo il comunicato, l’ipotesi dei trasferimenti è stata “giustificata dall’Azienda” con “la necessità di ridurre i costi”. Tale ipotesi è stata però “presentata in modo estemporaneo, senza la contemporanea indicazione di percorsi di sviluppo, crescita”, e di “eventuali modelli complementari a quelli che hanno fatto di Radio24, anche attraverso la qualità della sua informazione giornalistica, un marchio d’eccellenza nel panorama radiofonico italiano”.
La comunicazione aziendale, prosegue il comunicato, è arrivata dunque “senza un progetto di effettiva valorizzazione delle professionalità coinvolte, in coincidenza con l’atteso via libera al Fondo Straordinario per gli interventi di Sostegno all’editoria 2023 e ai nuovi criteri” relativi alle “agenzie di stampa”.
Quello riportato in queste ultime righe, costituisce indubbiamente un passaggio un po’ criptico del comunicato. Un passaggio che, secondo alcuni interpreti, alluderebbe al fatto che un’agenzia di stampa, per rientrare nei criteri previsti dal nuovo bando per le agenzie di informazione di fascia A, deve avere un organico di 50 giornalisti, mentre, a oggi, quelli dell’agenzia Radiocor, facente parte anch’essa del Gruppo 24 Ore, sarebbero 43. In altri termini, si ipotizza che, a monte della volontà, formulata dall’Azienda, di trasferire 7 giornalisti da Radio24, vi sarebbe appunto il progetto di rafforzare quantitativamente l’agenzia allo scopo di rientrare nei criteri fissati nel bando governativo.
Negli ambienti della redazione di Radio24 si fa peraltro notare che, in un passato abbastanza recente, fu fatta l’operazione opposta quando alcuni giornalisti di Radiocor furono trasferiti alla radio, ovvero all’interno dello stesso gruppo editoriale.
A preoccupare le giornaliste e i giornalisti di Radio24 non c’è dunque tanto l’idea del trasferimento in sé, quanto due fatti. Il primo, che tale ipotesi sarebbe stata concepita dall’Azienda non nell’ambito di un progetto editoriale di sviluppo complessivo del Gruppo, ma al puro scopo di usufruire di nuove risorse pubbliche. Il secondo, che i suddetti trasferimenti verrebbero a incidere in termini significativi sulle potenzialità di una redazione già non particolarmente ampia. Ovvero, metterebbero a rischio la concreta possibilità che la redazione riesca a mantenere i livelli quantitativi e qualitativi della sua attuale offerta informativa.
Se dall’interno della redazione di Radio24 tutto ciò è fonte di preoccupazione, visto dall’esterno appare ancora più incomprensibile. Ad esempio, per un radioascoltatore affezionato come me al mezzo di informazione radiofonico, appare inconcepibile che l’Editore corra il rischio di abbassare la completezza e la qualità dei servizi informativi offerti da Radio24 nell’arco della giornata (e della serata), non solo con notiziari rapidi ed efficaci, ma con trasmissioni di approfondimento che vanno da 24 Mattino, a Due di denari, Effetto giorno e Focus Economia, fino al riassunto conclusivo di Effetto notte.
“L’Assemblea”, conclude il comunicato, ha quindi “proclamato all’unanimità lo stato di agitazione, ripromettendosi ulteriori iniziative di protesta.”
Fernando Liuzzi