di Raffaele Delvecchio
Dario Antiseri ha recentemente ricordato che il tecnico è chi sa e spesso sa anche come fare. Ma è lo scienziato che sa perché. Per questo motivo nel “palchetto” messo a nicchia della biblioteca che ho composto negli anni per non dimenticare di chiedere “perché”, ho in vista alcuni volumi di Gian Primo Cella e Tiziano Treu.
Essi sono il manuale di relazioni industriali scritto e curato da entrambi, la monografia di Cella “Il sindacato”, e di Treu il “Glossario” e il volume scritto alla fine degli anni ’70 a quattro mani con Umberto Romagnoli “I sindacati. Storia di una strategia”.
Il glossario, a mio avviso, viene prima di tutti; la redazione curata da Treu con i collaboratori della Fondazione “Pietro Seveso” nel quadro di un’iniziativa della Fondazione europea di Dublino, esprime l’esigenza di una lingua comune, strumento insopprimibile nelle relazioni, soprattutto quando il lavoro si svincola dalla cattività europea, cui l’aveva relegato il Trattato di Roma.
Significativa è l’introduzione scritta dallo stesso Treu, perché in essa vengono esaurientemente spiegati i caratteri delle nostre relazioni industriali: come ha spiegato qualche anno dopo Cella l’espressione “relazioni industriali” è ad un tempo settore di studi e ambito del sistema sociale. Tra le voci può essere letta,in particolare, quella concernente la “struttura contrattuale”, dovuta a Serafino Negrelli, che mette in evidenza gli effetti negativi della non compiuta flessibilità del nostro mercato del lavoro dei primi anni ’90.
Nel volume scritto insieme con Romagnoli, Treu si misura con i primi trent’anni di storia sindacale: l’esame del nostro sistema è visto ripercorrendo il filo degli avvenimenti che si snodano nel secondo dopoguerra, nel periodo che Mario Romani definirà essere quello della vera rivoluzione industriale del nostro paese.
E’ singolare, dopo gli eventi del 22 gennaio di quest’anno, ma anche l’atto di nascita della competenza salariale del contratto nazionale, l’accordo sul conglobamento del 12 giugno 1954, reca la firma di Confindustria, Cisl e Uil, e non quella della Cgil. Si affaccia in quegli anni l’ esigenza di realizzare un più incisivo decentramento contrattuale, sul quale si registreranno forti resistenze; ma, aggiungono i due autori, ben presto i resistenti dovranno accorgersi a proprio danno che se piove e non si apre l’ombrello, il risultato non è di far tornare il sole, ma d’infradiciarsi. E i proponenti contemporaneamente dovranno imparare a proprie spese che cosa significa elaborare proposte di politica sindacale scollate dalle condizioni materiali. E chi pensa di giocare gli uni contro gli altri, dovrebbe aver imparato da Machiavelli che quando non si riesce a distruggere l’avversario è buona regola cercare di ricavare il massimo di utilità dalla sua esistenza.
Così va, o meglio andava il nostro mondo sindacale degli anni ’50.
La storia da sola non basta a spiegare i sistemi, anche se il sindacato fornisce ”rappresentanza e protezione al lavoro, e ai lavoratori, per come essi sono, non per come dovrebbero essere”(Cella). Treu è sempre stato convinto dello statuto debole della materia e del suo livello medio di concettualizzazione: quasi nutrendo il timore inespresso che ingabbiare in schemi teorici una disciplina giovane finisca per soffocarla. Cella e Treu a più riprese se ne rendono conto, così come sono consapevoli del fatto che nello studio delle relazioni industriali netta è nel nostro paese la prevalenza dei giuslavoristi: questi hanno utilizzato schemi di analisi sociologici, assorbendo i competitors scientifici. Giuliano Amato dirà nel 1982 che “i giuristi andarono alla ricerca dei fatti, allo scopo di trovare la peculiare gazzetta ufficiale delle relazioni industriali”. Riconosco, cadendo in un atto di debolezza personale, che avendo fatto parte del gruppo di ricerca, guidato da Gino Giugni, sulla formazione extralegislativa del diritto del lavoro, ho avuto la mia giusta punizione.
Ed è così che nello stesso anno della recensione che Cella dedica proprio al volume di Romagnoli e Treu, egli e lo stesso Treu varano la prima edizione del manuale di Relazioni industriali, di cui il volume oggi commentato costituisce l’indubbia sintesi evolutiva.
Esso ha avuto tre edizioni: 1982, 1988 e 1998. Dinnanzi alla scarsa autonomia della materia, gli autori prendono atto che le competenze sono ancora troppo radicate e divise tra i cultori italiani e scelgono di realizzare l’opera con il contributo dei migliori studiosi della varie discipline. Nella prima scriveranno Guido Baglioni, Mario Napoli, Guido Romagnoli, Giuseppe Della Rocca, Ada Becchi Collidà, Lorenzo Bordogna, Giancarlo Provasi, Eugenio Somaini, Luigi Frey, Ida Regalia, Marino Regini; nella seconda edizione del 1988, verranno aggiunti due nuovi capitoli, le relazioni industriali d’impresa e quelle del settore pubblico, affidati a Serafino Negrelli e Guido Romagnoli, mentre Emilio Reyneri sostituirà Luigi Frey. Nella terza edizione Luca Lanzalaco sostituirà Ada Becchi Collidà, e Lorenzo Bordogna lo scomparso Guido Romagnoli, mentre si aggiunge Marco Biagi, cui è affidato lo studio sull’Europa.
Tra la prima e la seconda edizione i cambiamenti nel quadro esterno sono notevoli, in particolare per la rottura dell’unità sindacale dopo il decreto legge del 14 febbraio 1984, mentre la contrattazione aziendale della seconda metà della decade vivacizza il panorama sindacale con soluzioni innovative che verranno generalizzate negli anni ‘90; Ezio Tarantelli viene ucciso il 27 marzo 1985.
Quando nel 1998 i due autori e curatori varano la terza edizione del manuale possono registrare la nascita della “costituzione” delle nostre relazioni industriali, come la chiamerà Gino Giugni, quella definita dal protocollo del 23 luglio 1993. Si conclude così il percorso di stabilizzazione del sistema auspicato nella introduzione alla prima edizione, come esito della fase rivendicativa e del riconoscimento sindacale culminati nelle lotte degli anni ’70. Le regole introdotte sperimentalmente nei decenni precedenti provate e riprovate verranno sistematizzate nell’accordo sopra richiamato.
A metà del periodo in questione Tiziano Treu verrà nominato Ministro del lavoro e in tale qualità condurrà in porto nel Governo Dini la riforma pensionistica, attesa almeno dagli anni ’70, e nel Governo Prodi la riforma organica del mercato del lavoro conseguente agli impegni assunti nel protocollo del 1993 ed essenziale per lo sviluppo della struttura contrattuale, come ricordava Serafino Negrelli nella voce del Glossario sopra citato.
Oggi un’edizione completamente rinnovata a quattro e non più mani, ricomponendo la sintesi dei contributi disciplinari differenti e individuando come focus la “contrattazione collettiva”: lo coglie perfettamente Guido Baglioni, facendovi riferimento nel titolo della bella recensione che dedica al libro su “Conquiste del lavoro”.
Nei dieci anni trascorsi sono stati uccisi Massimo D’Antona il 20 maggio del 1999 e Marco Biagi il 19 marzo del 2002: fa un po’ impressione, ma ci sarà un motivo se il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando a Modena di Biagi ha ricordato il 19 marzo scorso che “lo spirito di fazione… da tempo avvelena la lotta politica e sociale nel nostro paese”: gli scienziati di questa nostra Italia non ci hanno soltanto aiutato a trovare i “perché” del mestiere che pratichiamo.
Il sistema è tornato ad essere instabile, almeno,secondo me, a partire dal gennaio 2001, quando si consuma la rottura sindacale nel corso del negoziato sull’applicazione della norma europea in materia di contratto a termine e in particolare sul ruolo da assegnare al contratto nazionale: si conferma che la contrattazione è davvero il fulcro (monostrumentale ha detto Treu) delle relazioni industriali.
I due autori a tratto generale notano che la capacità di tenuta dei differenti sistemi di fronte alla crisi odierna è a loro avviso tradizionalmente maggiore nei modelli di impronta partecipativo – collaborativa, quella dei paesi scandinavi, rispetto a quella pluralistico – competitiva, quella dei paesi anglosassoni e statunitensi; le nostre relazioni industriali si affacciano nell’ultimo decennio con caratteristiche ambivalenti, propense al modello anglosassone, mantenendo comunque il carattere di una certa duttile carenza istituzionale, che aumenta, nel bene e nel male, la resistenza a mutamenti radicali.
In precedenza, in modo impertinente, ho ricordato gli anni ’50 e il giudizio che se n’è dato da parte degli studiosi: possiamo non condividerlo o rimarcare le differenze tra ieri e oggi, ma non possiamo, come operatori, evitare di provare a dare un contributo reale ai nostri problemi. In questi giorni c’è un gran parlare delle difficoltà del sindacato statunitense dell’auto: al di là della soluzione in ballo, non semplice visto che il prezzo di scambio per l’occupazione è l’onere della copertura sanitaria dei lavoratori, vale l’apprezzamento verso parti sociali che si rendono disponibili a interventi non banali per salvare il lavoro.
L’excursus sin qui svolto ha un senso per chi come me ha un ruolo tecnico: di gratitudine rivolto ad entrambi gli autori che studiano e affinano la materia da decenni, come in quella attività di finitura meccanica, detta burattatura, o sbavatura . Il buratto, da cui il nome in questione, è l’attrezzo con cui si divide la farina dalla crusca. Ed è per questo motivo, simbolo di quell’Accademia benemerita che difende e promuove lo sviluppo della nostra lingua: merito analogo va idealmente riconosciuto a Cella e Treu, scienziati sensibili e profondi conoscitori delle nostre relazioni industriali.
Roma, 22 aprile 2009 Raffaele Delvecchio
Opere citate:
D. Antiseri, “Università”, Il riformista, 27 febbraio 2009;
G. Baglioni, “Il cuore delle relazioni industriali”, Conquiste del lavoro, 11 aprile 2009;
G.P. Cella, “Il sindacato”, Laterza, Roma – Bari, 1999;
G. P. Cella, “Fra conflitto e istituzioni: sociologia e relazioni industriali”, Lavoro e relazioni industriali, 1995;
G.P. Cella, T. Treu, “Le nuove relazioni industriali”, Il Mulino, Bologna, 1998;
G. Napolitano, “Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al congresso internazionale in ricordo di Marco Biagi”, Modena, 19 marzo 2009, www.quirinale.it/Discorsi;
U. Romagnoli, T. Treu, “I sindacati. Storia di una strategia (1945 – 1976)”, Il Mulino, Bologna, 1977;
T. Treu (a cura di), Glossario italiano del lavoro e delle relazioni industriali, F. Angeli, Milano, 1992.