• Today is: sabato, Giugno 3, 2023

Istat: popolazione italiana in calo dello 0,4%, nascite -1,3%

redazione
Marzo14/ 2022

La dinamica demografica del 2021 in Italia continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 253mila unità rispetto all’inizio dell’anno; nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di quasi 616mila unità soprattutto per effetto del saldo naturale, che resta sempre fortemente negativo. Le nascite sono infatti ancora in calo nei primi 10 mesi dell’anno, ma si osservano segnali di ripresa negli ultimi due mesi. I decessi restano ancora su livelli elevati rispetto al periodo pre-Covid. Sono questi alcuni dei dati di sintesi che emergono dal Report Istat sulle dinamiche demografiche in Italia nel 2021.

Quantificando, l’Istat segnala un calo dello 0,4% della popolazione residente in Italia nel 2021; una diminuzione delle nascite dell’1,3% rispetto al 2020, per la prima volta sotto 400 mila. Il rapporto evidenzia anche segnali positivi per i movimenti migratori (+2,7% sul 2020), in aumento rispetto al 2020, e per i matrimoni, raddoppiati nel confronto con l’anno precedente, ma anche in questo caso la ripresa non è sufficiente a recuperare quanto perso nel primo anno di pandemia.

In particolare, i nati della popolazione residente nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Il calo dei nati totali già osservato nel corso del 2020 (-3,6% rispetto al 2019) tuttavia è dovuto solo in parte limitata agli effetti della pandemia. I primi effetti sulle nascite riferibili ai concepimenti di marzo e aprile 2020 (primo lockdown) possono, infatti, essere osservati a partire dagli ultimi due mesi dell’anno, soprattutto a dicembre 2020 (-10,7%). L’andamento delle nascite nel corso del 2021 consente di avere un quadro più dettagliato delle conseguenze che l’epidemia ha avuto sull’andamento delle nascite.

Il calo delle nascite prosegue nei primi due mesi del 2021: a gennaio si registra la massima contrazione a livello nazionale (-13,4%), con un picco nel Sud (-15,0%). Il calo continua nel mese di febbraio, seppure in misura più contenuta (-4,8%).

Il deficit di nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia. Il crollo delle nascite tra dicembre 2020 e febbraio 2021, da riferirsi ai mancati concepimenti durante la prima ondata pandemica, è sintomo della posticipazione dei piani di genitorialità che si è protratta in modo più marcato nei primi sette mesi, per poi rallentare verso la fine dell’anno. Il rinvio delle nascite è particolarmente accentuato tra le donne più giovani.

L’impatto del numero di morti da Covid-19 sulla dinamica demografica è rilevante anche nel 2021, sia in termini quantitativi che geografici: sono circa 59 mila, pari all’8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, in calo rispetto all’anno precedente quando se ne erano contati oltre 77 mila, il 10,3% del totale. Anche il totale dei decessi (709.035) risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente (oltre 30 mila decessi in menovi) ma è significativamente superiore alla media 2015-2019 (+9,8%).

A differenza di quanto accaduto nel 2020, l’eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019 non è concentrato al Nord, ma si manifesta su tutto il territorio. È nel Mezzogiorno che si osserva l’eccesso di mortalità maggiore dell’anno 2021 rispetto al periodo 2015-19 (+12,9% di decessi), con regioni come Puglia (+18,5%) e Molise (+14,6%) ben sopra la media nazionale (+9,8%). Al Nord solo la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia presentano un eccesso superiore al 13%.

E.G.

redazione