La segreteria confederale della Cgil ha indetto per martedì 6 settembre uno sciopero generale di 8 ore per ogni turno contro la manovra definita “iniqua e sbagliata”. Il sindacato ha fin da subito fortemente contrastato la manovra poiché la ritiene “depressiva, socialmente iniqua, inefficace e antisindacale”.
La protesta inizierà oggi alle ore 9, davanti alla sede del Senato con un presidio proclamato dalla confederazione, al quale parteciperà, insieme ai componenti della segreteria nazionale, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Prevista in piazza per le ore 11 la conferenza stampa della leader del sindacato di Corso Italia, la quale illustrerà le proposte alternative del sindacato e le ragioni e le modalità dello sciopero generale. La completa bocciatura della manovra sta nel fatto che con questo provvedimento si “condanna il paese alla recessione e alla disgregazione sociale” per difendere invece “le grandi ricchezze e gli interessi che rappresentano la base di consenso del governo”.
In particolare per la Cgil la manovra è “depressiva” e “socialmente iniqua”, perché non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita, né all’occupazione, mentre i redditi e i consumi dei cittadini continuano a ridursi. Per la il sindacato a essere colpiti dal provvedimento sono, ancora una volta, i soggetti sociali più deboli: lavoratori, pensionati, famiglie, mentre si continua ad evitare di intervenire sull’evasione fiscale, sulle rendite finanziarie e sulle grandi ricchezze. Il decreto del 13 agosto, sostiene, oltre a essere “inefficace” perché “non affronta in maniera strutturale le cause del deficit, né pone le basi per ridurre realmente il debito”, possiede “caratteri antisindacali” in quanto “pretende di cancellare per legge uno strumento di regolazione generale dei diritti dei lavoratori come il Contratto Nazionale di lavoro”.
La manovra di ferragosto prevede, infatti, che gli accordi aziendali possano regolare le condizioni di lavoro in deroga al Ccnl e alle leggi anche in materia di licenziamento. Per la Cgil questa norma rappresenta un “nuovo gravissimo taglio ai diritti dei lavoratori”. E’ proprio sull’articolo 8 del decreto (‘misure a sostegno dell’occupazione’) che il sindacato si sofferma nella lettera inviata a Cisl e Uil, il 22 agosto scorso. Alle due Confederazioni la Cgil apre una serie di questioni: “L’art. 8 della manovra è un attacco alla autonomia delle parti”. Secondo il sindacato è chiaro che trasformare l’art. 18 in materia contrattabile di non meglio identificate ‘rappresentanze sindacali operanti in azienda’, mina l’efficacia dell’articolo stesso”. È evidente. Dice, “che una norma che non si basa sulla rappresentanza, e affida poteri su tutte le materie fuori dai contratti, è la proliferazione di qualunque forma di sindacalismo ed un attacco esplicito al sindacato confederale”.
Altra scelta contenuta nella manovra e fortemente criticata dalla Cgil è quella di spostare o accorpare alla domenica le festività civili e laiche, per la Cgil significa “colpire l’identità e la storia del nostro paese, indebolirne la memoria”, rappresenta, prosegue “un grave limite per il futuro”, producendo per altro un “irrisorio beneficio economico”. Per questo motivo il sindacato ha deciso di lanciare una petizione popolare a difesa delle feste della Liberazione, del Lavoro e della Repubblica. Raggiunte al momento oltre 23mila firme. E’ possibile firmare la petizione sul sito della Cgil o direttamente presso le diverse sedi delle Camere del Lavoro dietro le parole “alziamo insieme la nostra voce perché l’identità ed il futuro dell’Italia sono un bene indisponibile ad ogni manipolazione”. (LF)
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