Fim, Fiom e Uilm hanno approvato la piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo Fiat 2009-2012, ma l’azienda non ha ancora indicato il target 2009 e continuano i ricorsi alla cassa integrazione. Ieri sono state decise altre due settimane per lo stabilimento di Termini Imerese che, insieme a Pomigliano d’Arco, registrerà il picco negativo a novembre: una settimana di lavoro e tre settimane di cig.
In questo scenario i sindacati aspettano il referendum del 28, 29 e 30 ottobre, che dovrà ratificare il testo delle rivendicazioni prima di inviarlo alla controparte, e si preparano a negoziare un obiettivo complesso: firmare un buon accordo per gli addetti malgrado la crisi economica globale. Per farlo, restano fermi su posizioni unitarie: nell’ultimo biennio la Fiat ha preso il volo, nel 2008 ha registrato circa 2 miliardi di euro di utile netto, il maggiore di sempre, per questo il momento attuale non deve ricadere sulle retribuzioni. Anzi, secondo le organizzazioni dei lavoratori, proprio gli aumenti salariali saranno la chiave per uscire dalla crisi: sostenere i redditi servirà per risollevare i consumi, quindi affrontare anche il calo della domanda che investe il Lingotto, usato la scorsa settimana da Montezemolo per spiegare la scelta della cig.
Il responsabile auto della Fiom, Enzo Masini, conferma che è possibile ottenere gli aumenti: “Fiat ha fatto il record di bilancio e quest’anno supererà il precedente – si chiede – perché non dovrebbe dividere i benefici con i lavoratori?”. La piattaforma è stata definita in un momento “meno drammatico”, ammette il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi, ma già c’erano segnali di difficoltà, e comunque non è una proposta a senso unico: i sindacati sono disposti ad accettare “uno stretto rapporto tra salario e produttività, che stavolta deve venire fuori in maniera netta”.
La trattativa parte con molti nodi da sciogliere: i lavoratori alla catena di montaggio, per esempio, sono omologati agli altri dal punto di vista salariale e chiedono di riconoscere le proprie caratteristiche. Poi il problema dell’organizzazione: l’azienda vuole moltiplicare gradualmente le mansioni, con impegno intellettuale sempre maggiore, i sindacati si augurano che questo impegno venga considerato in busta paga. Senza contare l’intesa sul premio di risultato, che è valida fino al 31 dicembre e per il prossimo anno resta un’incognita. Lo ribadisce Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim: “Aspettiamo di conoscere il target, il passaggio sul piano industriale sarà quello decisivo”. E’ stata una piattaforma “sfortunata”, a suo giudizio, perché definita prima del crack finanziario mondiale, ma la realtà dice che il gruppo è ancora solido. “Quando Fiat guadagna, se parliamo di aumenti, ci dicono che rischia la crisi – conclude – adesso è doveroso presentare le nostre richieste”.
17 ottobre 2008
Emanuele Di Nicola