L’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, ha chiuso il procedimento nei suoi confronti, davanti al Tribunale di Nola, per condotta antisindacale fino al 2013, nella fabbrica di Pomigliano d’Arco, con il pagamento di una oblazione di 2.654 euro.
La decisione mette fine al procedimento relativo all’estromissione di 19 operai iscritti alla Fiom-Cigl che erano stati esclusi dal sito produttivo dello stabilimento Fiat di Pomigliano. Marchionne ha dichiarato che non sapeva nulla delle politiche di discriminazione contro gli operai Fiom, «poste in essere dai dirigenti torinesi e campani del gruppo».
Ecco cosa scrivono il procuratore capo Mancuso e la pm Curatoli, nel parere favorevole inviato al Giudice per le indagini preliminari: “Quanto alla richiesta di oblazione (…) la contestata permanenza degli effetti del reato al momento della formulazione dei capi di imputazione faceva ritenere sussistenti le aggravanti previste, e quindi della previsione di una sanzione a pena congiunta, come tale non oblabile”. Poi i magistrati, però, aggiungono: «Non va taciuto che in tale sede l’indagato ha dichiarato di non esser a conoscenza delle scelte di politica aziendale poste in atto dai dirigenti torinesi e campani del gruppo: di tale dichiarazione, di là di ogni valutazione sulla sua credibilità in questa sede, va preso atto in considerazione delle scelte, ben diverse dalle precedenti, adottate dal gruppo datoriale a valle di tale momento».
I pm annotano difatti i successivi accordi sottoscritti tra i vertici e quelle rappresentanze sindacali, da ultimo quello del 30 maggio scorso, che vede protagonisti — scrivono ancora i magistrati — “Fiat Group Automobiles e Fiat Italia Pomigliano in uno con Fiom-Cgil nazionale e Fiom-Cgil di Napoli che, tra i principali aspetti presi in considerazione, vanta quello avente ad oggetto la definitiva e soddisfacente collocazione lavorativa dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom tutelati dall’ordinanza di Roma”.