Notizie altalenanti sull’esito della vertenza Ast. Le riunioni si susseguono al ministero dello Sviluppo e i diversi nodi piano piano sembra comincino a sciogliersi. E’ presto per cantare vittoria, ma il quadro che si va componendo sembra essere positivo. Segno evidente che quando il governo decide di impegnarsi in una vertenza, alla fine porta a casa risultati positivi, ma frutto anche della dura vertenza che e’ costata ai dipendenti della Ast un intero mese di sciopero.
Un successo per il governo di Matteo Renzi, che forse ha dovuto essere strattonato un po’ ruvidamente, ma poi si è messo in moto e sta adesso cogliendo l’esito che tutti speravano. A fronte di questo dato positivo sulla pagella del governo va segnato però anche il risultato molto negativo delle elezioni regionali di domenica scorsa. Il premier ha minimizzato l’importanza del dato della scarsissima affluenza alle urne, a lui è bastato aver portato a casa la vittoria in tutte e due le regioni in cui si votava, ma il segnale che hanno dato gli elettori è molto grave e certamente deve essere oggetto di una disanima lunga e approfondita.
Perché su quel 37% appena di votanti dell’Emilia Romagna ha pesato certamente la mancanza di candidati dotati di un certo appeal, ha pesato il fatto che Renzi non abbia più un nemico da battere, ma resta il fatto che ha votato la metà di quanti avevano votato quattro anni fa. La crisi pesa, è vero, ma non è un motivo sufficiente a spiegare quanto è successo. Resta il fatto che si è allargato lo spazio che divide, da sempre, la politica dalla gente comune. Renzi non dispiace, ma in tanti hanno creduto inutile andare a votarlo, non perché non servisse il voto, ma perché era loro indifferente se avesse vinto o no.
Un processo però questo molto pericoloso, perché tanto più il cittadino si allontana dalla politica, dal governo, da chi fa le leggi, tanto più diminuisce la voglia di partecipare, di rispondere positivamente alle indicazioni di legge, al bisogno di esserci. In questo modo si crea un vuoto che è difficile poi riempire. Una volta erano i corpi intermedi a farlo, erano loro che evitavano si creasse questa apatia, questa indifferenza che finisce sempre per essere comportamento, molto negativo. I partiti, che scontano una sempre minore partecipazione, che peraltro nemmeno sembrano cercare convintamente. E i sindacati, che rappresentavano i cittadini in quanto lavoratori, quindi nella loro caratteristica più importante, almeno quando il lavoro aveva un valore. Adesso i sindacati contano sempre meno, colpa loro, perché hanno perso mordente, ma anche colpa dei governi che si sono succeduti in questi anni, che hanno tenacemente negato la loro importanza, trascurandoli, non considerandoli. Fino a Renzi che ha reso strutturale l’inesistenza di rapporti. Il danno è stato fatto ed è forte perché risalire quella china non sarà facile. La battaglia contro Renzi sul Jobs Act sembra aver dato nuova vita al sindacato, come ha sottolineato con un po’ di cattiveria Renzi, ma prima di avere un risultato davvero positivo molto dovrebbero darsi da fare.
Chi non ha intenzione di adattarsi a un dolce declino sono invece gli industriali metalmeccanici che giovedì hanno dato vita a una grande iniziativa presentando in 60 città d’Italia, in altrettante conferenze stampa, un loro documento in cui gridavano la loro voglia di reagire alla crisi. Stiamo sull’orlo del baratro, hanno detto, l’economia va sempre peggio, ma possiamo riprenderci e vincere se vogliamo e se capiamo come è necessario muoversi. E la prima cosa da capire, hanno sottolineato, è che non c’è sviluppo senza industria e soprattutto senza industria metalmeccanica. E’ certamente importante valorizzare la nostra capacità di attirare turisti, di produrre cose belle e buone, quelle che ci hanno resi famosi nel mondo, ma lo sviluppo vero si ha con l’industria, è con l’industria che si ha occupazione e benessere. E in particolare con l’industria metalmeccanica che da sola produce più di metà dell’attivo commerciale ed è in grado di pagare la bolletta petrolifera e più in generale di assicurare il benessere cui siamo abituati e che non vogliamo abbandonare.
Fabio Storchi, il presidente di Federmeccanica, ha indicato con precisione cosa c’è da fare, cosa il governo può e deve fare. Nulla di sconvolgente, le ricette sono sempre le stesse e ci mancherebbe altro che cambiassero a ogni alitar di vento, ma gli industriali metalmeccanici hanno voluto ribadirle perché fossero chiare le responsabilità. Con un moto forte di orgoglio hanno dato tutta la loro disponibilità a lavorare con decisione per un futuro migliore. Sul Diario del lavoro è possibile leggere il testo del documento di Federmeccanica “Uniti per il rilancio dell’industria”. Al tema è dedicato l’editoriale di Massimo Mascini.
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Di nuovo DUEL. Lunedì prossimo nel pomeriggio, alle 15 e 30, Il diario del lavoro trasmetterà in streaming un nuovo faccia a faccia. Dopo quello di tre settimane fa, quando si sono confrontati Valeria Fedeli e Luigi Di Maio, vicepresidenti rispettivamente di Senato e Camera dei Deputati, questa è la volta di Marco Bentivogli, segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, e Alessandro Genovesi, segretario generale della Cgil della Basilicata. Due giovani, poco più e poco meno di quarant’anni, ma in posizioni di assoluta responsabilità nei rispettivi incarichi. Discuteranno, moderati dal direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini, della crisi del sindacato, soprattutto del progressivo allontanamento del sindacato dai giovani. Per assistere al faccia a faccia sarà sufficiente collegarsi con l’indirizzo www.ildiariodellavoro.it .
Contrattazione
Si è appena concluso, in un clima decisamente più “disteso”, il tavolo convocato questa mattina sulla vertenza delle Acciaierie Speciali di Terni. Finalmente si incominciano a intravedere alcuni passi in avanti: l’Ast ha offerto 80 mila euro per chi accettasse l’uscita volontaria e, essendo già più di 250 i lavoratori ad averne fatto richiesta, l’azienda potrebbe rinunciare ai licenziamenti. Gli esuberi, inizialmente pari a 537 unità, sono così scesi a quota 39, e si continua a lavorare per far si che anche questi arrivino ad accettare l’uscita incentivata. Buone notizie anche per i dipendenti della ditta appaltatrice Ilserv, per i quali è già stato firmato un accordo per la prosecuzione del contratto con Ast per un altro anno. Le uniche due questioni in sospeso riguardano la clausola di salvaguardia del personale delle ditte esterne, richiesta dal sindacato, e gli integrativi salariali. Martedì prossimo si spera nella firma dell’accordo che metterebbe definitivamente la parola fine alla vertenza.
Altro avvenimento eclatante della settimana è stata la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale del settore del credito. I sindacati aspettano che l’associazione dei banchieri si decida a trattare sulle pregiudiziali, ma intanto avvertono: se le cose non cambiano a gennaio sarà sciopero generale e bloccheranno le trattative in tutti i gruppi. Aria di guerra anche dal fronte delle telecomunicazioni: l’Alcatel Lucent, dopo aver firmato l’accordo per il passaggio dei 256 esuberi di Vimercate alla Sm Optics, ha infatti comunicato la possibile chiusura dei siti di ricerca di Rieti e Battipaglia. I sindacati chiedono quindi al governo maggiore responsabilità, anche in vista dei finanziamenti pubblici all’agenda digitale.
Trovato invece un primo, parziale, accordo per una gestione “morbida” dei 225 licenziamenti della Ibm, che prevede, oltre all’aggancio alla pensione, uscite incentivate e ricollocazione in altre aziende. Anche nel settore tessile è stato firmato un accordo per un piano di gestione esuberi, grazie al quale 159 lavoratori dello stabilimento di Rescaldina della Zucchi potranno contare sull’accompagnamento alla pensione e su contratti di solidarietà.
Si vanno inoltre delineando i destini di due importanti siti industriali del paese: l’acciaieria Lucchini, secondo la decisione del Comitato di sorveglianza, sarà acquistata dal Gruppo Cevital, mentre l’Fca ha attivato le procedure di trasferimento dei 758 lavoratori del sito di Termini Imerese alla Grifa spa.
Infine, nella vertenza sul contratto integrativo dei dipendenti pubblici del Comune di Roma, i sindacati chiedono di sospendere le procedure attuative del nuovo impianto, che avrà corso a partire dal prossimo 1° dicembre, per avere il tempo di confrontarsi con il sindaco Ignazio Marino.
Interviste
Questa settimana Il diario del lavoro pubblica due interviste di Fabiana Palombo relative ai casi di vertenze più critiche del momento. Il segretario generale dei bancari Uil, Massimo Masi, ha riferito in merito agli avvenimenti che hanno preceduto la rottura della trattativa sul rinnovo del contratto del settore del credito, e sulle previsioni di quello che, secondo Masi, potrebbe risolversi in uno “scontro epocale”. Il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, è stato invece intervistato per fare il punto sulla trattativa Ast, all’indomani della “lunga nottata dell’acciaio” che ha fatto registrare alcuni passi in avanti.
La nota
Disponibile su Il diario del lavoro, questa settimana, due note di Emanuele Ghiani: una sulla manifestazione unitaria di Flai e Uila che, il prossimo 29 novembre, scenderanno in piazza per protestare contro le “piaghe” che affliggono il mercato del lavoro agricolo; l’altra sul discorso di presentazione del presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi dell’indagine congiunturale della crisi del settore metalmeccanico.