Continua a crescere la disuguaglianza anche nel nostro Paese. La Ong britannica Oxfam, in vista del vertice di Davos in Svizzera, certifica che in Italia l`1% più ricco è in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta, una quota che in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero dei nostri connazionali.
Secondo la Ong è “significativo” osservare anche come l`incremento della ricchezza dal 2000 al 2015 non si sia distribuito equamente: oltre la metà è andata a beneficio del 10% più ricco degli italiani.
Nel rapporto presentato da Oxfam la situazione mondiale vede il patrimonio accumulato dall’1% dei più ricchi al mondo superare quello del 99% della popolazione mondiale, con un anno in anticipo rispetto alle previsioni.
“L`elusione fiscale delle multinazionali – ha sottolineato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – ha un costo per i paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari all`anno, ed ha un impatto importante anche nei paesi Ocse come l`Italia. Il Governo Italiano può agire per porre fine all`era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure”.
“Per le imprese multinazionali sono necessari maggiore trasparenza e approcci comuni da parte degli stati. Sosteniamo quindi l`obbligo di rendicontazione pubblica in ogni paese in cui le multinazionali Ue operano (country-by-country reporting), e un modello vincolante di tassazione unitaria nella Ue perché le tasse siano pagate laddove l`attività economica si svolge realmente. Per questo oggi Oxfam Italia lancia Sfida l`ingiustizia, una nuova campagna per dire Basta ai paradisi fiscali e rendere credibile l`impegno preso dai leader mondiali di eliminare la povertà estrema entro il 2030”.
A livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui (una somma equivalente ai tre quarti della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2015) sia depositato nei paradisi fiscali.
E’ quanto si legge nel rapporto dell’Ong britannica Oxfam in vista del forum economico mondiale a Davos in Svizzera.
Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, si fa notare, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno.
Un`altra stima eloquente mette in risalto come il 30% della ricchezza dell`intero continente africano sia depositato su conti offshore per un ammontare complessivo di circa 14 miliardi di dollari all`anno in mancate entrate fiscali. Con una tale somma in Africa si potrebbero assicurare servizi sanitari che salverebbero 4 milioni di bambini ogni anno e retribuire un numero di insegnanti sufficiente a consentire a tutti i bambini del continente africano di andare a scuola.
Infine, secondo l’Oxfam, il patrimonio accumulato dall’1% dei più ricchi al mondo ha superato lo scorso anno quello del 99% della popolazione mondiale, con un anno in anticipo rispetto alle previsioni. Lo scarto tra i super-ricchi e il resto della popolazione si è accresciuto “in modo spettacolare negli ultimi 12 mesi”, constata il rapporto di Oxfam che si intitola “Un’economia al servizio dell’1%”.
Il nuovo rapporto di Oxfam descrive un mondo dove la crescente disuguaglianza economica “ha impatti devastanti sulle persone meno abbienti e rischia di vanificare la lotta alla povertà globale. Un mondo in cui 62 super-ricchi possiedono la stessa ricchezza di metà della popolazione più povera, mentre – si tiene a sottolineare – solo 6 anni fa erano 388”.
Dal 2010, 3,6 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale, ha visto la propria quota di ricchezza ridursi di circa 1.000 miliardi di dollari: una contrazione del 41%, nonostante l`incremento demografico abbia registrato 400 milioni di nuovi nati nello stesso periodo, prosegue il rapporto Oxfam. I 62 super-ricchi hanno invece registrato un incremento di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 miliardi di dollari, in un contesto che continua a lasciare le donne in condizione di grave svantaggio (perfino tra i 62 super-ricchi solo 9 sono donne).
E tutto questo malgrado i leader mondiali abbiano dichiarato in più occasioni la necessità di contrastare la disuguaglianza.
Per non vanificare i progressi nella lotta alla povertà conseguiti nell`ultimo quarto di secolo, Oxfam chiede quindi ai leader mondiali di agire con urgenza contro l`aumento vertiginoso della disuguaglianza, partendo da un primo passo: la messa al bando dei paradisi fiscali. Il continuo ricorrere da parte di super-ricchi e grandi multinazionali agli investimenti offshore è infatti uno dei fattori che sottrae alle casse degli Stati risorse essenziali per la lotta alla povertà e alla disuguaglianza.
“È inaccettabile – ha affermato Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International – che metà della popolazione più povera del mondo possieda meno ricchezza rispetto a poche decine di persone. Di fatto, i leader mondiali non hanno ancora intrapreso alcuna azione concreta per contrastare una disuguaglianza crescente e ormai fuori controllo. A Davos, quest`anno, chiederemo con forza a governi e grandi corporation di porre fine all`era dei paradisi fiscali. I paradisi fiscali sono quei luoghi nei quali multinazionali ed élites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini. Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale, alimentando una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà”.