“Scelte miopi che tradiscono le promesse di questa maggioranza di governo, contraddicendo l’annuncio di voler rafforzare la presenza dello Stato nelle grandi aziende pubbliche”. È quanto affermano in una dichiarazione congiunta Pino Gesmundo e Nicola Di Ceglie, segretario confederale della Cgil e segretario nazionale della Slc, che criticano le indiscrezioni secondo cui il Mef recupererebbe risorse dalla privatizzazione di Poste Italiane, Mps e Fs in vista della legge di bilancio.
I due sindacalisti parlano di “un film tristemente già visto sulle privatizzazioni, che non è mai stato a lieto fine: fare cassa subito, nella totale assenza di idee chiare su progetti strategici per il futuro. Ciò non può che determinare un progressivo impoverimento della qualità dei servizi offerti oltre che del paese stesso”.
La preoccupazione della Cgil è che “dopo la vicenda Tim sono ancora una volta le infrastrutture strategiche a essere in pericolo. Con l’aggravante che i proventi di un’eventuale privatizzazione di Poste, Mps e Ferrovie potrebbero non essere sufficienti a reperire i circa 20 miliardi di euro indicati nel documento di economia e finanza. A quanto pare la storia non insegna. Privatizzare ulteriormente Poste rischierebbe di snaturare il ruolo storico di coesione sociale. Le aziende che costituiscono asset portanti del Paese andrebbero riconosciute come volano di ripresa economica reale e non fungere da bancomat”.
e.m.