“Le proiezioni al 2020 di tutti i principali indicatori in materia di occupazione e crescita vedono l’Italia, e più ancora il Mezzogiorno, in una posizione di ritardo e grave difficoltà rispetto al resto d’Europa”. E’ la fotografia scattata dal rapporto ‘Per il lavoro’ a cura del Comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana (Cei), che viene presentato oggi a Roma nella sede dell’editrice Laterza.
A partire da una riflessione sulla crisi attuale del senso del lavoro, il documento traccia un quadro approfondito della situazione italiana, focalizzandosi sulle difficoltà d’inserimento dei giovani, sui cambiamenti strutturali, sulla partecipazione delle donne. “La crisi economica e finanziaria degli ultimi anni – si legge nel rapporto – ha solo esasperato, nella sua severità e persistenza, i precari equilibri di un mercato del lavoro poco inclusivo e storicamente condizionato da un tasso di occupazione largamente insufficiente a garantire la sostenibilità del sistema di welfare”. In effetti, “le persone con un lavoro sono solo 22 milioni, a fronte di una popolazione di poco superiore ai sessanta milioni”. Il documento della Cei getta uno sguardo attento anche a fenomeni più specifici, come i “Neet” (‘Not in education, employment or training’, ossia le persone sfiduciate che non lavorano né studiano), la condizione del credito alle famiglie e alle imprese, gli investimenti nella ricerca, la partecipazione degli immigrati e il ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione. Tutto ciò per cercare di gettare le basi di una “nuova cultura del lavoro” che ponga la persona al centro. (LF)