Il 35% ha meno di trent’anni, il 41% tra i 30 e i 40. Le donne sono la maggioranza, con una percentuale al 54%. Voto medio di laurea 107, con giurisprudenza il titolo più diffuso, con una fetta del 33%. È questo l’identikit degli oltre 2.500 navigator secondo il “Report Navigator” realizzato da A.N.NA, l’Associazione nazionale dei navigator.
Il documento si presenta come una sorta di guida per comprendere il funzionamento della macchina del reddito di cittadinanza, attraverso un’analisi comparata con le politiche del lavoro degli altri paesi europei, partendo dal profilo di quelli che sono i beneficiari, mettendo in evidenza le criticità che ruotano attorno allo strumento e offrendo, infine, delle linee strategiche per superare le attuali debolezze.
Il percettore medio che il navigator si trova davanti è una persona con un’età di poco superiore ai 34 anni, con un basso livello di scolarizzazione, scarse o nulle competenze digitali, un’assenza prolungata del mercato del lavoro e una condizione sociale non facile. Tutto questo, spiega il report, rende estremamente difficile il percorso di riattivazione e di accompagnamento al mondo del lavoro. A rallentare il lavoro dei navigator, sostiene l’associazione, c’è una forte disomogeneità territoriale, dovuta alla gestione regionale delle politiche per il lavoro, l’assenza di una comunicazione tra le diverse banche dati, che di fatto fa precipitare in una sordità reciproca i vari attori istituzionali del reddito, e la mancanza dei decreti attuativi, che hanno inficiato obblighi e attività connessi a questo strumento. A tutto questo si devono aggiungere le difficoltà connesse all’emergenza sanitaria, tra centri per l’impiego chiusi e smart working.
Analizzando alcuni dati, a ottobre dell’anno scorso tra gli oltre 1 milione e 360mila beneficiari tenuti alla stipula di un patto per il lavoro, ossia un percorso personalizzato per l’accompagnamento all’occupazione, poco meno di 350mila, il 25,62% del totale, ha sottoscritto almeno un contratto di lavoro, con una prevalenza significativa del tempo determinato, 65%, seguito dall’indeterminato al 16%. Guardando poi al carico di lavoro per ogni singolo navigator, il report di A.N.N.A denuncia una grave carenza di risorse umane, con quasi 400 potenziali percettori che ogni singolo navigator dovrebbe gestire. L’insufficienza di capitale umano è una delle inadeguatezze croniche delle nostre politiche per il lavoro. Gli operatori nei centri per l’impiego in Italia sono 9mila, contro i 54mila della Francia e i 100mila della Germania. Questo vuol dire che ogni singolo operatore ha incarico 150 disoccupati, mentre in Francia e in Germania il rapporto è di 1/48 e 1/33.
In chiave futura, il documento sottolinea la necessità di mantenere una figura come quella del navigator, in virtù del loro bagaglio professionale e culturale multidisciplinare. Una ricchezza che potrebbe essere usata, afferma il report, non solo per i beneficiari del reddito di cittadinanza, ma per tutti coloro che devono essere reinseriti nel mercato del lavoro, senza dimenticare la funzione di collegamento che il navigator può avere tra il sistema pubblico e le imprese.
Tommaso Nutarelli