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Sostegni bis, Confindustria: manca ancora una riforma degli ammortizzatori sociali

redazione
Maggio31/ 2021

Il Decreto Sostegni-bis “risulta ancora connotato da una visione emergenziale, con interventi di natura temporanea, e l`assenza di una qualsiasi prospettiva di riforma organica delle politiche per il lavoro. Peraltro, cerca di ‘rattoppare’ criticità laddove servirebbero riforme, come nel caso degli ammortizzatori sociali, che si sarebbero dovute approvare un anno fa. Ciò porta a misure spesso inutili e costose”. Lo ha detto il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, in audizione alla Camera sul Dl Sostegni bis, sottolineando che la riforma degli ammortizzatori “non è più rinviabile”.

Il decreto introduce “qualche novità sulla cassa integrazione guadagni, sul contributo addizionale e sul divieto di licenziamento, che avranno effetto dal primo luglio 2021.
I datori di lavoro non saranno tenuti al versamento del contributo addizionale. In tal caso, però, resta precluso l’avvio delle procedure di licenziamento per la sola durata del trattamento di integrazione salariale che fosse fruito entro il 31 dicembre 2021”, ha spiegato Mariotti. Questo intervento “costituisce un pericoloso precedente, poiché si introduce il blocco dei licenziamenti per chi utilizza la cassa integrazione salariale ma si dispone, quale ‘contropartita’ al blocco, la mera sospensione del versamento del contributo addizionale dovuto per la cassa integrazione. Per coerenza con la logica che ha ispirato le decisioni in materia finora, si sarebbe quantomeno dovuto sospendere anche l`obbligo di versamento della contribuzione ordinaria dovuta per la cassa integrazione dalle imprese soggette a questa ulteriore limitazione”.

Da rilevare, secondo Confindustria, “quale primo segnale che va nella direzione del sostegno alle transizioni occupazionali post pandemiche, l`ampliamento della platea delle imprese interessate dal contratto d`espansione, che viene reso applicabile anche alle imprese con almeno 100 unità lavorative. Riteniamo che questo strumento debba essere ulteriormente potenziato e reso strutturale, diventando lo strumento “principe” per accompagnare le transizioni occupazionali”.

Quanto al nuovo contratto di rioccupazione, secondo Confindustria, “non si può non segnalare che la sua utilità è frustrata dalla finestra temporale molto ristretta (fino al 31 ottobre 2021) per la stipula del contratto”. Sarebbe stato, per Mariotti, “molto più efficace adattare allo scopo tipologie contrattuali già esistenti, come l`apprendistato professionalizzante”. Peraltro, il collegamento tra l`utilizzo di questo istituto e la condizione del non aver effettuato e non effettuare in futuro licenziamenti, “risulta un modo surrettizio per prorogare, in qualche modo, il blocco dei licenziamenti. Senza contare che questa misura è soggetta all`approvazione della Commissione europea”.

Ma soprattutto, nel decreto, “manca un intervento sui contratti a termine, volto a superare gli attuali, numerosi, vincoli legati alle causali, alla durata dei contratti e alla contribuzione addizionale. Con adeguati correttivi, che potrebbero intervenire anche con l`apporto della contrattazione, le imprese potrebbero meglio dimensionare la forza lavoro, sempre nel pieno rispetto di tutte le tutele economiche e normative già assicurate ai lavoratori a termine”, ha concluso.

E.G.

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