Un terzo degli italiani dichiara al fisco di avere un reddito sotto i 10mila euro. Sono i dati diffusi dal ministero dell’Economia sulla base delle dichiarazioni Irpef trasmesse dai contribuenti nel 2014 e relative al 2013. Secondo il dipartimento delle Finanze, il 32,19% dei contribuenti (in totale sono 40,989 milioni) ha dichiarato un reddito che non supera i 10mila euro.
I commercianti sono la categoria più “povera” tra quelle che aderiscono agli studi di settore, mentre i professionisti quella più “ricca”. Lo rileva il ministero dell’Economia sulla base delle dichiarazioni fiscali relative al 2013. Rispetto all’attività esercitata, come nel 2012 il reddito medio più elevato è nel settore delle attività professionali (42.100 euro, -2,9% rispetto all’anno prima), seguito dalle attività manifatturiere (29mila euro, +6,8%) e dai servizi (23.500 euro, -2,7%), mentre il reddito medio dichiarato più basso è nel commercio (17.500 euro, +2%).
Nel 2013, spiega il dipartimento delle Finanze, “gli studi di settore sono stati applicati a circa 3,6 milioni di soggetti (di cui il 65% persone fisiche), con una lieve diminuzione (-0,8%) rispetto all’anno prima”. Il reddito totale dichiarato, pari a 98 miliardi, “mostra una variazione negativa (-1,8% rispetto al 2012) che riflette principalmente gli andamenti ciclici registrati nel 2013, anno in cui il Pil è calato dell’1,7% in termini reali rispetto all’anno prima” (-0,4% nominale).
Più di otto italiani su dieci hanno un reddito da lavoro dipendente. Lo afferma il ministero dell’Economia sulla base delle dichiarazioni fiscali relative al 2013. “L’82,6% dei circa 41 milioni di contribuenti Irpef – sottolinea il dipartimento delle Finanze – detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione. Solo il 5,9% ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, in linea con l’anno prima”.
“La percentuale – sottolinea il ministero – di quelli che detengono in prevalenza reddito da fabbricati è pari al 3,8% (in aumento rispetto al 2,5% del 2012, per effetto delle novità Irpef sui redditi immobiliari)”.
Il reddito medio da lavoro dipendente mostra “un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il reddito medio più basso, pari a 10.680 euro, si osserva per i lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica (1,5 milioni di dipendenti)”. Il valore sale a 13.960 euro per i dipendenti di società di persone (1,4 milioni), a 22.400 euro per i dipendenti della pubblica amministrazione (3,5 milioni), “mentre il reddito medio più elevato, pari a 23.580 euro, si registra per i dipendenti delle società di capitali (10,3 milioni)”.
Sono circa 5,3 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per il 2013, con un lieve calo rispetto all’anno prima (-1,4%). Lo sottolinea il ministero dell’Economia sulla base delle dichiarazioni fiscali relative al 2013. La flessione “riflette principalmente la mancata presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti in regime fiscale di vantaggio”.
“L’Iva di competenza dell’anno d’imposta – spiega il dipartimento delle Finanze – definita come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, mostra un aumento dell’1,7%”. Questo andamento “è influenzato dall’aumento dell’aliquota ordinaria al 22% a partire dal primo ottobre 2013. L’incremento è imputabile alle sole società di capitali (+3,3%), mentre c’è un calo per le ditte individuali (-3,7%) e per le società di persone (-1,9%)”.
Il reddito medio dichiarato, spiega il ministero dell’economia, “è stato pari a 25.400 euro per le persone fisiche (-1,2% rispetto all’anno prima), a 35.500 euro per le società di persone (-1,0%) e a 23.800 euro per le società di capitali ed enti (+0,8%)”.
“Significativa – sottolinea il dipartimento delle Finanze – è la differenza tra il reddito medio dei soggetti ‘congrui’ rispetto a quello dei soggetti ‘non congrui’: escludendo i soggetti di minori dimensioni, si passa complessivamente da un reddito medio di 41.300 euro per i soggetti congrui a una perdita media di 8.600 euro per quelli non congrui”.
“Circa il 78% dei dipendenti – sottolinea il ministero dell’economia – ha prestato servizio presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno, mentre il restante 22% ne ha avuti due o più. Rispetto alla natura giuridica del datore di lavoro, si rileva che il 54% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti – aggiunge il dipartimento delle Finanze – da coloro che sono occupati presso enti pubblici (14%), ditte individuali (9%), società di persone (8%) ed enti e istituti di previdenza e assistenza sociale (6%)”.
Il regime Iva per cassa, spiega il ministero dell’economia, “introdotto alla fine del 2012, consente all’imprenditore o al lavoratore autonomo di posticipare il versamento dell’imposta sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi dal momento di effettuazione dell’operazione a quello dell’incasso”.
“Limitatamente – aggiunge il dipartimento delle Finanze – alle operazioni le cui fatture non sono state pagate nell’anno, le uniche desumibili dalle dichiarazioni, sono circa 35mila i soggetti (0,7% del totale) che si sono avvalsi di questa facoltà, per un ammontare di cessioni di circa 2,9 miliardi, mentre il campo della dichiarazione relativo agli acquisti non detraibili è stato compilato da circa 26mila contribuenti per un ammontare di 856 milioni”.