In Italia sarebbe meglio avere una ricomposizione del prelievo fiscale accentuandolo di più sulle imposte indirette, come l’Iva, per alleggerire le imposte dirette. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, precisando che queste sono sue opinioni da economista: “è una mia posizione scientifica, una opinione sulla composizione del prelievo fiscale, per cui è meglio avere più imposte indirette, come l’Iva, e meno dirette come l’Irpef”.
“Ma questo – ha poi precisato durante la trasmissione Agorà su Rai 3 – non ha niente a che vedere con l’ammontare delle tasse”.
Il bonus di 80 euro varato dal governo Renzi si può togliere “nell’ambito di una riforma fiscale in cui vegano riassorbiti. E’ stata una decisione sbagliata ed è noto, tecnicamente – ha aggiunto – è stato un provvedimento fatto male”.
Sulla flat tax il titolare di via XX Settembre ha spiegato che “si può fare facendo delle scelte conseguenti dal lato della spesa. Bisogna vedere come viene fatta e quale sia il percorso per fare questa riforma fiscale” ma “è chiaro che non potrà essere fatta tutta insieme”.
“Bisognerà studiare tecnicamente un disegno che sia sostenibile e efficiente e poi la decisione sulla flat tax dipende da altre decisioni correlate: la legge di Bilancio e la politica economica devono essere un tutt’uno coerente – ha affermato il ministro Tria – non si fanno a pezzi”.
“Il bilancio italiano ammonta a circa 800 miliardi e le scelte politiche sono come collocarli nei vari usi, sono scelte politiche, non tecniche – ha sottolineato – si tratta di vedere dove mettere le risorse”.
Quanto ai costi “ricordo che esattamente un anno fa si parlava di 50-100 miliardi di costo del contratto di governo, mi pare che alla fine abbiamo approvato una legge di bilancio con un deficit del 2 per cento e una spesa aggiuntiva di circa 10 miliardi, esattamente come stanziato dal governo Renzi per il bonus delle elezioni europee”.
Inoltre sull’ipotesi di reindirizzare i fondi risparmiati sul reddito cittadinanza a misure per la famiglia, ieri al Consiglio dei ministri “è stato deciso di rinviare”, e “il miliardo di euro non sappiamo cosa sia, se si spenderà meno di quanto preventivato si saprà a fine anno, non adesso”. “In ogni chiaro caso è chiaro che queste minori spese non possono essere portate all’anno successivo. Per adesso – ha avvertito Tria – le coperture non sono state individuate”.
Sull’equilibrio dei conti pubblici per il Tria il problema non è sfondare o meno il tetto del 3% sul rapporto deficit-Pil: il problema “è che il deficit significa che ci sia qualcuno disposto a prestarci il danaro e a un tasso di interesse sostenibile”. E’ inutile – ha detto Tria – pensare di fare 2 o 3 miliardi in più di deficit se poi – ha ribadito – dobbiamo pagare 2 o 3 miliardi in più di interessi”.
“Il problema è ricreare un clima di fiducia e convincere coloro che ci prestano danaro a farlo a un tasso che non sia troppo alto”. Il vicepremier Matteo “Salvini lo sa benissimo – ha detto Tria – io non devo spigare niente a nessuno”.
Quanto ai propositi di aumenti della spesa “c’è una campagna elettorale in atto e l’idea è di dire cosa si farà negli anni prossimi. Ma quello che si farà – ha concluso il ministro – è scritto nel Def e si farà mantenendo gli obiettivi di finanzia pubblica”.
TN