La Fim Cisl di Como lancia un allarme sulla situazione degli immigrati nella provincia. Secondo i dati a disposizione del sindacato, il comasco è diventato il peggiore territorio lombardo per quanto riguarda l’integrazione.
Alberto Zappa, segretario provinciale Fim Cisl Como, cosa sta accadendo?
La crisi iniziata nel 2008 ha portato la disoccupazione tra gli immigrati dal 4% al 10%. In particolare gli immigrati che lavorano nel settore del turismo, dell’artigianato metalmeccanico e edile, ne hanno subito gli effetti.
Quali sono le principali comunità nel territorio e in che settori lavorano?
I rumeni, che lavorano nel settore metalmeccanico e i turchi, impegnati per lo piu’ in quello edile.
Quale sono le problematicità più evidenti?
Gli immigrati che vanno in cassa integrazione o che perdono il lavoro non hanno risparmi alle spalle che permettono loro di sopravvivere. Vi è poi una forte carenza di alloggi. Ma anche altri dati sono estremamente allarmanti: per esempio le rimesse che gli immigrati mandavano a casa sono crollate. Il dato dimostra che gli stranieri hanno forti problemi e non riescono più ad aiutare i parenti nei loro paesi.
Perché la situazione comasca è peggiore di quella delle altre province lombarde?
Per l’alto tasso di piccole imprese. Le grandi imprese hanno più risorse per gestire la crisi.
Quali sono le vostre proposte per superare questo momento difficile?
Intanto, e’ fondamentale che il territorio sia consapevole della crisi che sta affliggendo in modo gravissimo gli immigrati. Si tratta di persone che sono venute in Italia per lavorare. Inoltre, riteniamo sia importante coinvolgere le comunità straniere, le associazioni che si occupano di immigrazione, e gli enti locali, comuni e provincia.
Coinvolgete gli immigrati nelle attività sindacali?
Certamente sì. Non è semplice, soprattutto quando lavorano in piccole imprese. Come Fim Cisl, crediamo che quando gli stranieri rappresentino più del 10% degli iscritti in una fabbrica, sia fondamentale facilitare la loro partecipazione diretta all’attività sindacale. In particolare modo come delegati.
Altre politiche?
È molto importante che si utilizzino le 250 ore retribuite previste dal contratto nazionale per corsi di lingua italiana. Un immigrato che non parla la nostra lingua, non capirà le leggi e sarà sfruttato. E poi fondamentale aiutare i figli degli immigrati a scolarizzarsi e integrarsi.
Il presidente della Repubblica ha detto in questi giorni che il ruolo che gli immigrati svolgono in questo paese è fondamentale e che è molto importante che sia data loro la possibilità di integrarsi.
Parole ineccepibili. Gli immigrati oltre ai doveri devono avere diritti. Favorire la cittadinanza per quelli nati e cresciuti da noi è una battaglia di civiltà.
Luca Fortis