Il D Day e’ arrivato. Domani, 24 gennaio, la Corte Costituzionale inizierà l’esame dell’Italicum, per verificarne la legittimità. Sulla base delle decisioni dei giudici, si potrà quindi capire quando e con quale legge elettorale si andrà alle urne. Il primo nodo da sciogliere e’ se la decisione della Consulta consegnerà al parlamento una legge ‘’autoapplicativa’’, vale a dire pronta per l’uso immediato, oppure se fornirà le linee guida per scrivere una nuova legge elettorale.
In realtà, le opzioni saranno entrambe in campo: qualunque intervento della Suprema Corte non può infatti privare il paese di regole attraverso le quali andare al voto, garantendo l’esercizio di una facoltà chiave della democrazia, quindi anche la sentenza attesa domani lascera’ intatta questa possibilita’ a cui si potra’ ricorrere in qualunque momento. Ma, nello stesso tempo, nulla impedisce che il parlamento elabori una nuova legge elettorale, partendo proprio dal parere della Consulta. La scelta, insomma, e’ politica, non tecnica. E i partiti sono, al momento, divisi in due blocchi: da un lato chi punta a elezioni immediate, con il testo che scaturirà direttamente dalla Consulta, dall’altro chi, invece, vuole riportare la materia all’attività parlamentare. Nel primo caso, voto entro maggio/giugno, nel secondo tempi decisamente piu’ lunghi, che potrebbero arrivare fino al naturale scadenza della legislatura, nel febbraio 2018.
Tra gli attendisti si schiera il presidente del Senato, Pietro Grasso, che osserva: “la decisione di domani sulla legge elettorale è sicuramente un momento importante e decisivo, ma dovremo poi attendere le motivazioni della decisioni per poter creare leggi elettorali sempre più omogenee, come richiesto anche dal presidente Mattarella”.
Di parere opposto il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che afferma: “La Consulta domani stesso deve dare agli italiani una legge elettorale con cui si possa andare a votare già a maggio”.
Punta al voto subito anche Beppe Grillo: “Noi –ha scritto sul blog- vogliamo votare subito e per farlo è sufficiente adattare il Legalicum (cioe’, nel lessico grillino, quella che scaturira’ dal parere della Consulta, ndr) anche al Senato per avere una legge omogenea per le due Camere. Se escludiamo l’ipotesi che la Corte rigetti i ricorsi perché inammissibili, da domani avremo una nuova legge elettorale pronta per l’uso”.
E’ invece per riconsegnare al parlamento la materia Renato Schifani, di Forza Italia: ” La corte eviterà un vuoto di regole elettorali, ma al Parlamento toccherà individuare, nell’ambito delle sue prerogative, nuove modalità di voto, anche ed eventualmente diverse da quelle indicate dai supremi giudici, purché non in contrasto con i principi fondamentali da questi ultimi dettati”
In sintonia Renato Brunetta, capogruppo di FI a Montecitorio: “Aspettiamo con serenità il giudizio della Corte Costituzionale sull’Italicum. Ma fare le leggi e’ compito del parlamento, non della Consulta. Poco tempo, tanto tempo, non importa: ciascuno si assuma le sue responsabilità e ci si prenda il tempo che sarà necessario per poi andare ad elezioni con una legge elettorale a base fortemente proporzionale. Siamo pronti a collaborare, in Parlamento, con tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione”.
Per il Pd il riferimento migliore e’ invece il Mattarellum. Roberto Speranza, esponente della minoranza interna, osserva però che “Il Mattarellum può essere una base positiva di partenza, ma dobbiamo trovare i numeri nella discussione politica perché è inimmaginabile ricorrere a strumenti come la fiducia. Intanto, partiamo da li, poi vedremo nella discussione in Parlamento dove si arriva”.