“Solo lo scorso anno le nostre cooperative hanno investito 1,9 miliardi di euro in sostenibilità. I produttori agricoli e la cooperazione agroalimentare sono impegnati da decenni in progetti di agricoltura di precisione finalizzati a ridurre l’utilizzo di acqua e di chimica. Con i droni si interviene solo quando è necessario, ottimizzando l’utilizzo delle risorse. Un divieto indiscriminato di tutte le molecole avrebbe conseguenze devastanti per la produttività, per la transizione ecologica e per la sicurezza alimentare dei consumatori”. Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative intervenendo al FruitLogistica di Berlino al workshop “Agricoltura 2030: cooperare per crescere” organizzato dal Consorzio dell’Agropontino e dalla BCC di Roma che mette in evidenza come le Banche di Credito Cooperativo eroghino in Italia il 23% del credito complessivo concesso agli agricoltori.
“A fronte di un crollo produttivo dell’agroalimentare europeo che stimiamo tra il 50 e il 60%, per cereali, frutta e ortaggi, le nostre tavole sarebbero invase da derrate agricole prodotte in paesi dove le normative sono molto più blande o addirittura inesistenti come i paesi del Mercosur o dell’Asia. È vitale conciliare la sostenibilità ambientale con la produzione. La PAC assume un ruolo cruciale. Occorre semplificare la burocrazia, promuovere la reciprocità degli standard con gli altri paesi e assicurare trasparenza ai consumatori”.
“Quest’anno inizierà la revisione del quadro finanziario dell’UE, con particolare attenzione alla PAC. In questa direzione – aggiunge Gardini– le cooperative e le organizzazioni di produttori dovranno essere al centro della gestione e innovazione del settore. Si auspica anche una revisione degli strumenti per affrontare, tra le varie sfide, i cambiamenti climatici e le fitopatie”.
“La sostenibilità si raggiunge con innovazione, equilibrio e dialogo con gli agricoltori, non con misure punitive determinate da interventi ideologici. Perfino il biologico che utilizza sostanze approvate come rame e zolfo subirebbe dal divieto totale un collasso dell’80% delle aziende. Lo abbiamo già fatto incontrando oltre 35 europarlamentari a Bruxelles la scorsa settimana, ma lo chiediamo qui da Berlino alla Commissione Europea di promuovere la ricerca, finanziare l’adozione di tecnologie digitali; rafforzare l’IPM attraverso formazione e incentivi per gli agricoltori; mantenere un approccio scientifico e soprattutto proteggere il mercato UE da importazioni con standard inferiori, allineando gli accordi commerciali ai principi del Farm to Fork”, conclude Gardini.