A due settimane dall’ultima assemblea di Emma Marcegaglia, esce alla ribalta il primo nome ufficiale per la successione alla presidenza di Confindustria. Il candidato è Gianfelice Rocca, attualmente vicepresidente con delega all’educational, e a lanciarlo, dalle colonne del Corriere della Sera, è il collega Alberto Bombassei. Un colpo a sorpresa, che segue di poche ore la conclusione delle assise di Bergamo: caratterizzate dalla partecipazione di quasi sei mila imprenditori, ma anche dall’improvvida ovazione tributata dalla platea all’Ad della Thyssen, fresco di condanna in primo grado a sedici anni di carcere per l’omicidio di sette operai della fabbrica torinese; tributo che peraltro la stessa Marcegaglia ha rivendicato come assolutamente corretto, nella conferenza stampa conclusiva delle assise. Un incidente di percorso grave, per la presidente uscente, che nei giorni seguenti si è cercato di rimediare, ma con scarso esito. Anche per questo, forse, è stata accelerata l’intervista con cui Bombassei ha lanciato il nome del possibile futuro presidente. Gianfelice Rocca è, infatti, un imprenditore di elevatissimo standing, con un lungo curriculum di attivita’ nell’associazione. Dunque, la persona ideale per rilanciare l’immagine della Confindustria. Nel contempo, mettere in campo il suo nome serve, probabilmente, anche a bloccare una situazione che si stava facendo pericolosamente fluida. A un anno dalla scadenza di Marcegaglia, quella che si stava profilando era infatti una sfida tra due possibili candidati per la successione: Aurelio Regina, presidente degli industriali di Roma e del Lazio, e Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica e patron della Mapei; il primo appoggiato dalle numerose imprese ex pubbliche associate alla struttura territoriale di Roma, il secondo appoggiato dalla stessa Marcegaglia ma avversato dal Federmeccanica e dall’area che si riconosce nella linea di relazioni industriali ‘’dura” che fa capo alla Fiat di Sergio Marchionne. La Confindustria non è nuova a candidature contrapposte: è già accaduto nel 2001, con Antonio D’Amato vs Carlo Callieri, e nel 2004, con Montezemolo vs Nicola Tognana. Ma questa volta, probabilmente, l’associazione non sarebbe stata in grado di reggere uno scontro diretto senza andare in pezzi. Anche per questo una parte non piccola dell’imprenditoria del nord avrebbe preferito puntare su Alberto Bombassei, vicepresidente con delega alle relazioni industriali sia con Montezemolo che con Marcegaglia.
Ormai oltre i settant’anni, e molto impegnato con la sua Brembo, Bombassei ha però sempre declinato la candidatura. Dunque, occorreva trovare un altro nome che mettesse tutti d’accordo ed evitasse spargimenti di sangue. Caratteristiche che rispondono perfettamente all’identikit di Rocca: presidente del colosso Techint e delle cliniche della Humanitas, stimato da tutti, nemico di nessuno, a capo di un impero che spazia dalla siderurgia alla sanità, rappresentante del mondo imprenditoriale del nord e, in particolare, della borghesia industriale milanese che si riconosce in Assolombarda. Unico punto debole di una candidatura per altri versi fortissima, è la scarsa esperienza di Rocca su temi che esulino da quelli che gli sono più cari, e cioe’ la scuola, la formazione, la ricerca. La sua Confindustria volerebbe alto, così come volò alto quella di Agnelli, nel 1975, e quella di Sergio Pininfarina, nel 1989; ma la Confindustria del dopo Marcegaglia non potra’ accontentarsi di volare alto, avrà bisogno di una cura urto: di rilancio di immagine, certo, ma anche di strategia e di idee, a partire da una riorganizzazione dell’intero sistema, magari seguendo il modello indicato da Regina e basato sull’accorpamento delle strutture provinciali del Lazio. Proprio Regina, infatti, è già indicato da rumors di corridoio come un possibile vicepresidente in ticket con Rocca. Naturalmente, nei prossimi mesi la situazione potrebbe ancora cambiare. Rocca potrebbe non accettare la candidatura, Regina o Squinzi potrebbero decidere di scendere comunque in campo; ma sembrano ipotesi alquanto improbabili. Lo scenario più credibile, dunque, è che l’assemblea del 25-26 maggio, oltre a tirare le somme della presidenza Marcegaglia, finisca per incoronare, con un anno di anticipo, il suo successore.