Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione, tratteggia un quadro della situazione attuale delle banche d’Italia.
In particolare, Patuelli parte dalle crisi bancarie.”Attendiamo gli esiti dei processi verso ogni tipologia di esponenti aziendali e verso le possibili connivenze con clienti. Debbono essere tempestivamente accertati e perseguiti tutti i responsabili delle crisi bancarie, senza clima da caccia alle streghe”.
Successivamente, il presidente fa il punto sulle regole introdotte dall’Unione bancaria in Europa, che hanno portato “traumi e costi eccessivi”.
“Dopo la privatizzazione delle banche pubbliche – ha sottolineato Patuelli – in Italia le crisi bancarie sono state affrontate per anni sotto la guida della Banca d’Italia, senza infliggere traumi ai risparmiatori e alle banche concorrenti. Invece le regole dell’Unione bancaria nascente hanno portato traumi e costi eccessivi”.
“Bisogna rivedere criticamente – ha aggiunto il numero uno di Palazzo Altieri – le esperienze di questi quasi tre anni di nascente Unione bancaria per correggere strutturalmente i processi decisionali europei non sempre comprensibili, le inammissibili e incostituzionali retroattività, le scelte estreme, le forzature come le svalutazioni imposte alle quattro banche oggetto di risoluzione, come se avessero dovuto liquidare (cioè svendere) immediatamente i loro crediti deteriorati.”
“Sarebbe utile – ha aggiunto – che le autorità europee non ostacolassero le tante moratorie delle banche alle imprese e alla famiglie che attenuano in Italia gli effetti della crisi”.
Patuelli poi ha precisato che gi stress test sulle banche dell’Unione europea “debbono prevenire e non creare o accentuare le crisi bancarie”. “La verifica in sede europea di queste sperimentali normative deve correggerle per evitare che le risoluzioni aggravino i problemi, scarichino oneri su risparmiatori e su banche concorrenti, alterando anche la concorrenza, distruggano valore e fiducia. Le critiche giuridiche a queste regole debbono essere colte, non trattandosi delle Tavole di Mosè né di norme costituzionali”, ha sottolineato il numero uno dell’Abi.
Patuelli auspica poi semplificazioni normative e trasparenza, che ritiene essere indispensabili. “Nel 2016, per il solo bancario, finanziario e assicurativo sono state emanate 1.247 fonti normative che si ripercuotono su tutto il mondo produttivo, circa cinque per ogni giorno lavorativo”.
In termini numerici, il presidente dell’Abi ha affermato che nel 2018 in Italia ci saranno solo 115 gruppi bancari, riduzioni che sono conseguenza di riforme e aggregazioni. “Un numero molto basso – ha commentato -, in assoluto e rispetto alle medie europee, di circa 115 gruppi bancari e banche singole indipendenti, oltre alle succursali di banche estere”.
“Attenzione però – ha aggiunto – a non estremizzare: non deve essere compressa l’indispensabile concorrenza nei mercati locali in un contesto dove il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti. Le aggregazioni potranno servire per prevenire altre eventuali crisi bancarie”.