Stellantis ha annunciato 500 esuberi nello stabilimento di Melfi e 200 a Termoli, che seguono i 300 di Pomigliano e i 50 di Pratola Serra di poche settimane fa. Mille uscite volontarie “che non si fermano”, commenta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, e che configurano “un vero e proprio piano di dismissione dall’Italia”. Per tali ragioni, la Fiom-Cgil non ha firmato gli esuberi. “E tutto questo accade quando ancora non è stato scelto l’amministratore delegato del gruppo e quindi siamo ancora in assenza di un piano industriale per il rilancio degli stabilimenti italiani”.
Solo il 17 dicembre scorso, scrive il segretario in una nota congiunta con Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, era stato annunciato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy il cosiddetto Piano Italia, che nelle enunciazioni dovrebbe garantire il rilancio del gruppo nel nostro Paese. Ma quello, precisano i due sindacalisti, “non è un piano industriale, ma semplicemente una serie di annunci”. Al momento, nei fatti, “si sta determinando un incremento della cassa integrazione, nessuna discontinuità rispetto al passato con la mancanza dei necessari investimenti ed un costante svuotamento delle fabbriche, sono ben oltre 16.000 dal 2015. I nuovi modelli annunciati tardano ad arrivare e comunque non garantiranno la saturazione degli stabilimenti. Mentre, per quanto riguarda Termoli, nessuna novità è emersa rispetto al progetto della gigafactory”.
Per la Fiom-Cgil “la gravità nella continuità di scelte e di azioni sbagliate da parte di Stellantis” sta “gravando pesantemente sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori, dal punto di vista delle prospettive ed anche dal punto di vista economico, dopo anni di ammortizzatori sociali. Per questo rivendichiamo l’integrazione salariale per i lavoratori in cassa integrazione. In relazione alle prospettive, poi, non possiamo condividere i piani per le uscite volontarie incentivate in assenza di un ricambio generazionale e di un chiaro e condiviso piano industriale, che preveda nuovi modelli mass market”.
A fronte di ciè, Lodi e Oreggia chiedono la convocazione urgente di un incontro a Palazzo Chigi con la Presidente del Consiglio per avviare un vero tavolo di confronto. “Non si può continuare ad ignorare la realtà. Siamo dentro una una vera e propria emergenza nazionale e stiamo rischiando di perdere interamente il settore automotive determinando migliaia di esuberi anche nelle aziende della componentistica. Il Governo smetta di fare propaganda, rifinanzi il fondo automotive, dando una visione strategica e di prospettiva al settore. Per affrontare la transizione è necessario un pacchetto straordinario di risorse nazionali e europee per l’innovazione tecnologica, le produzioni e la tenuta occupazionale. E Stellantis – concludono – sia coerente rispetto gli annunci di dicembre scordo: la centralità del Paese non la si dimostra svuotando gli stabilimenti”.