Un gender gap superiore di quasi cinque volte rispetto alla media nazionale. Nel settore bancario, a parità di inquadramento, il divario retributivo tra uomini e donne è del 23,7%, rispetto alla media italiana del 4,7%. E’ questa la fotografia scattata dal Centro Studi Uilca Orietta Guerra esaminando le dichiarazioni consolidate non finanziarie del 2022 dei principali istituti di credito italiani. La disparità è più accentuata tra i dirigenti e i quadri, con variazione retributive che vanno dal 10 al 30%. E le cose non vanno molto meglio per quanto riguarda la presenza femminile nei ruoli apicali. Tra i dirigenti l’80% sono uomini. Nei quadri il dislivello è meno marcato, ma le percentuali non sono comunque confortanti: 64,4% di uomini contro il 35,6% di donne.
La diversità di trattamento economico, si legge nello studio, ha un impatto significativo sia sull’attuale capacità di spesa sia sulla possibilità di accumulare una pensione dignitosa. Tra le principali cause, una riguarda la diversità di contratto. Il part time, usato dal 12,3% del personale totale, vede la quota femminile maggioritaria, con l’11,2%. Bisogna tener conto che il settore bancario offre una fotografia molto veritiera della società, con un bilanciamento quasi perfetto tra donne, 51,2%, e uomini 48,8%. Tuttavia solo il 2,2 degli uomini fa ricorso al part time, rispetto al 21,8% delle donne. E questa, quasi mai, è una scelta libera, ma è dettata da compiti di cura nei confronti dei figli o di anziani. Numeri che, uniti all’innalzamento dell’aspettativa di vita, al conseguente bisogno di cure e assistenza e al restringimento del perimento del welfare pubblico, raccontano come a pagarne il prezzo più alto saranno proprio le donne. E la situazione non è migliore nel resto del Vecchio Continente. I dati Eurostat del 2021 fotografano un’Europa in cui il gender pay gap nel settore finanziario, infatti, è ancora elevato: 31% in Francia; 23,3% in Germania; 13,8% in Spagna.
Per Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca, i richiami, nei piani industriali per ridurre il divario salariale di genere devono trasformarsi in atti concreti. “Nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale del credito – afferma il numero uno della Uilca – che stiamo discutendo con Abi, ci sono specifici richiami in tal senso”. Per Furlan serve un cambio di paradigma culturale che affranchi le donne da ruoli subalterni. L’obiettivo, dichiara, è quello di raggiungere una piena giustizia salariale, attraverso una lungimirante politica di assunzioni e valorizzando il merito. Infine per il numero uno dei bancari della Uil l’organizzazione del lavoro deve diventare una leva per il benessere, per conciliare al meglio occupazione e vita privata e attrarre e trattenere i giovani, visto che solo il 6% degli addetti del settore ha meno di 30 anni.
Tommaso Nutarelli