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Brandizzo, dopo la strage

Tommaso Nutarelli
Settembre01/ 2023

“Morire sul lavoro è un oltraggio alla convivenza”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riassume in questa frase il dolore e lo sgomento per la morte di cinque operai travolti da un treno mentre stavano facendo il loro lavoro a Brandizzo, nel torinese. Un giornata che doveva essere dedicata al ricordo di Altiero Spinelli a Torre Pellice, sempre nel torinese. Ma il capo dello Stato ho voluto subito dare un segnale di vicinanza alla comunità colpita, recandosi appena possibile sul luogo dell’incidente.

Una tragedia che è di tutti e colpisce al cuore la nostra democrazia. L’Italia, cita il primo articolo della Costituzione, è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Rileggendo le prime parole della carta costituente il monito del presidente della Repubblica risuona ancora più forte. Se il principio fondante della Repubblica è foriero di morte e intriso di sangue, la convivenza, come ha ricordato Mattarella, viene meno, è zoppa.

L’orribile morte di Kevin Laganà, la vittima più giovane con i suoi 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Giuseppe Aversa, 49 e Giuseppe Saverio Lombardo che aveva 53 anni, ha suscitato le immediate reazioni del mondo politico e sindacale. Servirà l’inchiesta della procura e dei servizi ispettivi della Asl, che si occupano di incidenti sul lavoro, per spiegare perchè sette operai specializzati, due sono i sopravvissuti, si siano trovati a lavorare su un binario sul quale la circolazione era attiva. Quando ci sono questi tipi di intervento le regole sulla carta sono abbastanza semplici. Prima di accedere al binario la squadra di lavoro deve ricevere una comunicazione formale per il nulla osta, che può arrivare solo dopo una complessa procedura che inizia dal gestore della circolazione, il capostazione locale o dirigente operativo che governa il traffico. Questo la trasmette a un dipendente di Rfi sul posto che assume il ruolo di titolare dell’interruzione del traffico che a sua volta la gira ad un’altra figura che funge da scorta alla squadra di lavori; una sorta di “accompagnatore” che funge da anello di congiunzione tra Rfi e la ditta appaltatrice. Alla fine dei lavori, attestata formalmente sul posto, il flusso di comunicazioni viaggia al contrario.

Ma qualcosa in questo gioco di incastri non ha funzionato. Sicuramente lavorare col traffico aperto è una modalità ad altissimo rischio. Sul tema da tempo è in piedi un braccio di ferro tra lavoratori sindacati e Rfi. Ma anche operare sul binario attiguo comporta dei rischi, vista la complessità delle operazioni da svolgere e il fatto che il treno passa a pochi centimetri dai lavoratori.

Dopo la tragedia di Brandizzo i sindacati vanno all’attacco per ripotare sotto il riflettori il tema della sicurezza sul lavoro, proclamando un pacchetto di scioperi. In una nota congiunta, le organizzazione dei trasporti, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal, “parlano di una tragedia che ci lascia sgomenti”. “Quella di Torino – proseguono le organizzazioni sindacali – è l’ennesima, inaccettabile, tragedia sul lavoro. È giunto il momento di verificare con Ansfisa, l’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali e Rfi, se le procedure che disciplinano l’intervento di soggetti esterni sulla rete ferroviaria e gli attuali standard di sicurezza possono ancora essere migliorati. Adesso è necessario che, rapidamente, sia accertata la dinamica degli eventi per capire cosa è successo e come fare perché quanto si è verificato a Brandizzo non avvenga mai più”.

Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, “l’indignazione e il cordoglio non bastano più, è il momento di agire”. Per Landini siamo davanti a una strage, non è un episodio isolato. “Tanta è la rabbia. Da tempo – dice Landini – denunciamo il grave tema, mai risolto, delle procedure di sicurezza relative alle fasi di manutenzione della rete ferroviaria. Troppe tragedie sul lavoro sono determinate dalla volontà di abbassare i sistemi di sicurezza per accelerare i tempi e risparmiare sul lavoro. Negli ultimi anni decine di lavoratori hanno già perso la vita in simili eventi. È il momento di dire basta: basta morti sul lavoro, è necessario e non più rinviabile un atto di responsabilità del Governo e delle istituzioni per cancellare le morti sul lavoro e gli infortuni”.

“Le norme sulla sicurezza in Italia sono chiare e rigorose, il problema vero è farle applicare”. E’ quanto afferma il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista a Il Dubbio.

“Bisogna rafforzare l’esercito di ispettori e dei medici del lavoro, elevando la qualità del coordinamento tra soggetti. Vanno istituiti meccanismi per qualificare le imprese e legare il rating sociale agli appalti. Occorre inasprire pene e sanzioni e investire molto di più nella prevenzione e nella formazione, che, per segnare una vera svolta, deve entrare anche nei programmi scolastici. E poi nuove forme di coinvolgimento e di partecipazione che diano ai delegati dei lavoratori poteri decisionali e di controllo più forti”, prosegue Sbarra.

“C`è un tavolo aperto e questo chiediamo al Governo: una strategia nazionale alla quale deve essere dedicato il massimo delle risorse disponibili, incluso tesoretto di circa un miliardo l`anno che ogni anno viene dirottato dal bilancio dell’Inail alla contabilità dello Stato per coprire il debito pubblico. Sono risorse dei lavoratori e delle imprese e lì devono rimanere, per finanziare progetti, aumentare le coperture assicurative, incrementare le rendite per le vittime e le loro famiglie”, conclude il leader della Cisl.

Quella di Brandizzo è “l’ennesima strage sul lavoro”. Lo dice il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, aggiungendo che la confederazione “si stringe in doloroso silenzio al fianco dei familiari dei cinque operai travolti da un treno, a Torino, ed esprime vicinanza agli altri due rimasti feriti”.

La Uil chiede che “sia fatta piena luce sulle cause e sulla dinamica dell’incidente e che siano accertate le responsabilità, confidando nella rapida ed efficace opera degli inquirenti. Emerge ancora una volta, però, il dramma della mancanza di sicurezza. Cos’altro bisogna attendere che accada perché vengano assunti provvedimenti drastici? Sono anni, ormai, che la Uil sollecita interventi strutturali per raggiungere l’obiettivo di zero morti sul lavoro, ma il Governo non dà alcun segnale in questa direzione: il tavolo aperto sull’argomento esiste solo sulla carta e ha prodotto il nulla. Questa immensa tragedia di Torino e tutti gli altri incidenti mortali sul lavoro ci rendono un Paese incivile – conclude Bombardieri – non basta dirsi costernati o addolorati, è tempo di assumere decisioni forti per salvare la vita delle persone”.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.