E’ in forte pericolo la tenuta sociale nel nostro paese. Al punto che la situazione potrebbe, forse anche a breve, aggravarsi molto pericolosamente. Per rendersene conto basterebbe osservare i fatti di cronaca nera. I continui suicidi di lavoratori disoccupati o di imprenditori in crisi, il sequestro di alcune persone in un ufficio delle Imposte dirette, i pacchi bomba a Equitalia. Ma i segnali sono tanti e inequivocabili. Gli appelli della Cei e i continui richiami di parroci che segnalano come la gente non ce la faccia più a sostenere il peso della crisi economica. Il moltiplicarsi dei sindaci che avvertono che non applicheranno l’Imu, al punto che è dovuto intervenire il premier per ricordare che questa è una tassa dello Stato e non può non essere pagata, si cade inevitabilmente nell’evasione e nell’istigazione all’evasione, reati.
Per capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe ancora succedere ci si deve mettere nei panni di un lavoratore. Che vede: la disoccupazione crescere pericolosamente, ormai siamo a un passo dal 10%, senza tener conto di quelli che le statistiche non colgono perché hanno rinunciato a cercare un lavoro; i salari arrancare e comunque non reggere la corsa dell’inflazione; i rinnovi contrattuali allontanarsi, come ha fatto capire senza veli la Federmeccanica. In più, la nuova legge sul mercato del lavoro che toglierà alcune garanzie, specie per il mantenimento del posto di lavoro. Lo stesso lavoratore che vede il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro cancellare qualsiasi tipo di concertazione, tenendo in poco o nessun conto i sindacati, che avranno commesso tutti i peccati del mondo, ma sono i rappresentanti dei lavoratori, che quindi non possono non sentirsi più soli, più abbandonati.
Una situazione pericolosissima, che non si può più ignorare. In passato è bastato molto meno per far scattare un allarme rosso. Se si pensa a cosa accadrà quando si capirà quanto peserà l’Imu sulla povera gente, sul lavoratore che già non arriva alla fine del mese, che forse tra breve non arriverà nemmeno al 20 del mese, ma dovrà trovare i soldi per pagare una tassa sulla casa che si preannuncia essere due o te volte la vecchia Ici. Imu che si potrà pagare in buona parte a dicembre, quindi con la tredicesima: per chi ce l’ha la tredicesima e per chi non l’ha già impegnata per turare le enormi falle aperte nel suo bilancio. Per questo parliamo di situazione esplosiva, perché la protesta potrebbe essere clamorosa. E lasciare il segno.
Questo governo aveva suscitato molte speranze, perché si veniva da undici anni, nove dei quali governati da Berlusconi che aveva lasciato marcire l’economia del nostro paese fino a portarci sul famoso orlo del baratro finanziario. La cura è stata drastica, ma ha pesato solo su una parte della popolazione, su quella che non protesta, spesso perché non può non sopportare, perché le tasse gli vengono tolte alla fonte. Ma forse stavolta si è esagerato. La fase due della politica economica, quella della crescita è così lontana che non se ne parla nemmeno, eppure non costerebbe nulla. Ma al di là degli annunci non si è mai andati. Ma davvero stavolta la tenuta sociale potrebbe non reggere. Se Monti avesse cercato davvero l’accordo con i sindacati sul mercato del lavoro non avrebbe pagato un costo più salato di quanto poi à stato, ma avrebbe dato una speranza, avrebbe dato ai milioni di lavoratori che hanno visto allontanarsi drasticamente l’età della pensione e che dovranno sostenere il peso della crescente tassazione una sponda in cui credere, una prospettiva cui aggrapparsi.
Forse non ci sono le condizioni per una fiammata come fu il 1969, forse l’abitudine a temere la crescita dello spread ha anestetizzato tutto e tutti e anche questi nuovi pesi saranno sopportati con la solita rassegnazione, ma chi governa il paese ha il dovere di prestare la massima attenzione ai cambiamenti del clima sociale e di intervenire quando vede avvicinarsi il pericolo di un crac sociale.
Massimo Mascini