“Ancora una volta il ministro Dario Franceschini prende decisioni che penalizzano il sistema della cultura italiana e i lavoratori dello spettacolo”. Manuela Bizi e Riccardo saccone, segretari nazionali Slc Cgil, commentano così l’intenzione del ministero per i Beni e le attività culturali di affidare alla piattaforma privata Chili, con l’intervento di Cassa depositi e prestiti, la commercializzazione via streaming di prodotti culturali e teatrali in Italia e all’estero.
“È questa la risposta del ministro alle difficoltà che la pandemia ha determinato nel sistema culturale e creativo: un settore che ormai è allo stremo – proseguono -. Una risposta che favorisce soggetti privati grazie all’intervento di soldi pubblici. Una risposta che, più che ignorare, calpesta il ruolo che dovrebbe svolgere la Rai, un servizio pubblico che ha già in essere una piattaforma streaming, RaiPlay”.
Bizi e Saccone ricordano il ruolo sociale della produzione culturale del settore spettacolo dal vivo: “Non è mero intrattenimento e deve stare su piattaforme che sono pubbliche. Come si fa a riconoscere il ruolo di produzioni che devono essere offerte come servizio pubblico se si esclude la Rai? Invece di immaginare per il settore della cultura del nostro Paese un futuro certo, capace di valorizzare il patrimonio che abbiamo, fatto di prodotti e professionisti, il ministro Franceschini utilizza l’emergenza per infliggere un ulteriore colpo all’intero comparto e offre, come risposta alle difficoltà, la pura logica del business, per giunta a vantaggio di soggetti privati”. I due segretari lanciano inoltre l’allarme circa i forti i pericoli che corre la pluralità dell’offerta dei prodotti culturali se affidata alla logica di mercato, rendendo inoltre incerte le garanzie per i lavoratori dello spettacolo dal vivo.
“Il ministro Franceschini – concludono -, faccia uno sforzo: immagini come sostenere il ruolo sociale, oltre che culturale, sia della Rai, sia dei teatri italiani che possono, e devono essere protagonisti nel ricostruire quel tessuto sociale ormai compromesso dalla pandemia. I diritti dei lavoratori dello spettacolo e la garanzia della pluralità dell’offerta culturale dovrebbero essere l’unico obiettivo che guida le decisioni del Mibact”
TN