“Questo governo ha paura della mobilitazione del 7 ottobre, delle iniziative di protesta che ci sono e di tutti quelli che non la pensano come lui”. È una replica secca quella del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nel corso della conferenza stampa indetta dopo l’interrogazione parlamentare di Fratelli d’Italia nei al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e alla risposta di quest’ultima a proposito del licenziamento dell’ex portavoce del sindacato di Corso d’Italia, Massimo Gibelli.
Per Landini, si tratta di un attacco alla Cgil e al suo segretario: “Il paese sta vivendo una situazione di estrema difficoltà e complessità. E il più grande partito della maggioranza decide di fare un’interrogazione, basandosi su congetture giornalistiche, e nel giro di due giorni pensa di avere già le cose chiare. Ma pensiamo veramente che il compito di un governo, con la crisi che stiamo vivendo, sia quello di vigilare sull’operato della Cgil? Questo è un fatto gravissimo – afferma- perché non riguarda solo noi, ma tutte le forza democratiche di rappresentanza degli interessi, sia dei lavoratori che delle imprese, che rischiano di essere messe in discussione, attraverso un’operazione struttura di falsa informazione per delegittimare il sindacato. Un fatto che non è mai successo in questo paese”.
“Per noi – continua Landini – parlano la nostra storia e i nostri valori. E voglio essere chiaro: siamo noi, con i nostri cinque milioni di iscritti che vigliamo sull’operato del governo. E non per difendere degli interessi, ma perché vogliamo risolvere veramente i problemi di questo paese. Nel Parlamento si è realizzato un attacco politico contro la Cgil e il suo segretario, perché questo governo ha paura di chi non la pensa come lui e per ciò che sta montando nel paese. Perché tra ciò che hanno raccontato e ciò che sono concretamente capaci di fare la diversità è sempre più evidente e sotto gli occhi di tutti”.
Nello specifico del ‘’caso Gibelli”, il segretario della Cgil spiega che la comunicazione di Corso Italia è da qualche anno affidata a Gianni Prandi: “un servizio che sta avvenendo a titolo gratuito”. La piattaforma comunicativa, ossia Futura, è di proprietà del sindacato, con quote divise tra confederazione nazionale e singole categorie. L’approdo a Futura parte nel 2019, quando la Cgil ha iniziato un’operazione di riorganizzazione e razionalizzazione di tutta la comunicazione. Un percorso che per Landini ha portato a una riqualificazione della capacità di comunicazione del sindacato. Inoltre, precisa, riferendosi ad articoli usciti su diversi quotidiani, “i soldi che ruotano attorno a Futura sono soldi del sindacato che ricadono nel sindacato”. Quanto a Massimo Gibelli, afferma ancora il segretario, “non ha mai partecipato ad attività di riorganizzazione della comunicazione e a progetti di questa natura. L’ex portavoce è stato assunto con questa qualifica in Cgil nel 2012, dopo che nel 2003 si era dimesso. Quando era uscito era capo servizio, nel nuovo contratto è stato assunto come giornalista con ruolo di capo redattore. In quell’accordo le cifre del portavoce erano molto più alte di quelle che sono state riportate”.
“Nella riorganizzazione che abbiamo fatto della comunicazione – dice ancora il leader della Cgil – come segreteria abbiamo ritenuto che il ruolo di portavoce non fosse più necessario, e quindi di arrivare alla soppressione di quella funzione e alla risoluzione del rapporto di lavoro, cosa che abbiamo fatto nel rispetto delle leggi e del contratto di lavoro giornalistico. In tutto questo il Jobs Act non c’entra nulla, perché la Cgil, essendo definita associazione di tendenza, ricade sotto la legge 108 del 1990 che non prevede l’applicazione dell’articolo 18. Noi non abbiamo nulla da nascondere e stiamo facendo le cose sotto la luce del sole”.
Venendo alle difficoltà del paese reale, Landini ha presentato un lungo conto al quale il governo non vuole mettere mano. C’è la tragedia dei morti sul lavoro, con 559 persone morte nei primi mesi del 2023. Una media di 80 decessi al mese. La difficoltà degli italiani per accedere alle cure, con 4 milioni che vi rinunciano. A questo si unisce lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale, e la crescita della spesa privata. C’è poi l’erosione del potere di acquisto delle famiglie, con l’inflazione che ha fatto segnare, ad agosto, un rincaro dei prezzi del carello della spesa del 9,4%. Ci sono le 800mila persone senza reddito di cittadinanza, lasciate da sole. E ancora, gli 8 milioni di lavoratori, pubblici e privati, con il contratto scaduto, la diminuzione del 2% della quota salari sul Pil, la precarietà dilagante, soprattutto tra i giovani, che ogni anno in 120mila abbandonano l’Italia, “numeri ben più alti degli stranieri che arrivano”. E infine, ci sono i lavoratori che lavorano da 1 a 11 ore settimanali, in totale più di un milione, e c’è la questione di genere: su 146 paesi, l’Italia è al 93esimo posto per partecipazione delle donne al mercato del lavoro, e all’80esimo per parità salariale.
Dunque, conclude, “questo governo ignora il 90% delle cose proposte dal sindacato. Non ci servono processi sommari, né interrogazioni parlamentari fatte a uso e consumo del partito di maggioranza. Ed è per questo che prevedo un 7 ottobre molto bello e partecipato”.
Tommaso Nutarelli