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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Camera - Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

6 Giugno 2012
in Camera

SEDE REFERENTE

Giovedì 7 giugno 2012. — Presidenza del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone.

La seduta comincia alle 9.35.  

Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita.
C. 5256 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l’esame del provvedimento in titolo.  

Silvano MOFFA, presidente, avverte che la Commissione inizia oggi l’esame del provvedimento, già approvato dal Senato, concernente la riforma del mercato del lavoro: al riguardo, comunica che l’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione di ieri ha definito l’organizzazione dei tempi di esame del disegno di legge, secondo un’ipotesi di calendario dei lavori che consenta tendenzialmente alla Commissione di riferire all’Assemblea entro l’inizio del prossimo mese di luglio. In particolare, fa presente che nelle prossime due settimane avranno luogo il dibattito di carattere generale e lo svolgimento di audizioni informali, mentre il termine per la presentazione di emendamenti sarebbe fissato per la giornata di venerdì 22 giugno (con votazione degli stessi a partire da martedì 26 giugno), fermo restando che la presidenza – nel seguito dell’iter – si riserva di sottoporre all’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una possibile rimodulazione dei tempi di esame, qualora non risultasse soddisfacente il complessivo andamento dei lavori e vi fosse l’esigenza di approfondire eventuali profili di merito.
Al contempo, avverte che lo stesso ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull’opportunità di non procedere all’abbinamento, ai sensi dell’articolo 77, comma 1, del Regolamento, di altre proposte di legge recanti disposizioni che, sia pure in modo parziale, possono rientrare tra gli argomenti disciplinati dal provvedimento in esame, considerata anche la vastità delle materie trattate dal disegno di legge di iniziativa del Governo.

Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, prima di illustrare la parte del provvedimento di propria competenza, ricorda di avere personalmente rivolto, nei giorni passati, molte critiche al disegno di legge, non solo con riferimento all’impostazione culturale che lo ha ispirato, ma anche rispetto al mancato equilibrio tra i diversi aspetti affrontati dall’articolo 1 (rigidità e flessibilità in entrata e in uscita) e a diverse soluzioni di merito contenute nel testo. Dichiara, quindi, di avere apprezzato il lavoro del Senato, per la capacità dimostrata nell’individuare modifiche ragionevoli e sensate al provvedimento del Governo; questo non cambia, tuttavia, il suo giudizio di merito, almeno sotto un profilo di natura personale, sebbene oggi la sua linea di condotta debba rispondere all’incarico – ricevuto dalla presidenza, che ringrazia per la fiducia accordatagli – di correlatore sul disegno di legge, che pone in secondo piano le proprie valutazioni di carattere individuale. A suo avviso, infatti, il relatore deve tenere conto della maggioranza che lo esprime, del dibattito che si svolgerà sul provvedimento e della partecipazione di tutti i gruppi, nonché delle posizioni del Governo, che – almeno per quanto riguarda la maggioranza – è un «Governo di tutti». Ritiene, infatti, che, se il Governo in carica deve proseguire nella sua azione, arrivando sino alla scadenza della legislatura, il disegno di legge in esame diventa un passaggio obbligato; questo, peraltro, non significa che si debba prendere il provvedimento «a scatola chiusa», anche perché la Camera ha il diritto di esercitare in autonomia il proprio ruolo, pur facendosi carico delle esigenze del Governo.
Si dichiara consapevole che nel disegno di legge vi sono sicuramente «zone critiche», il cui complesso equilibrio richiede senso di responsabilità da parte delle forze politiche; in questo contesto, ritiene che la maggioranza debba saper trovare una linea di condotta comune, dimostrando anche capacità di ascolto, soprattutto delle parti sociali. Al contempo, fa notare che deve anche essere costruito un rapporto con il Governo, in una relazione che non può essere unilaterale, bensì biunivoca.
Passando, quindi, al contenuto del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro di cui oggi la Camera avvia l’esame, fa presente che esso è stato presentato dal Governo all’inizio del mese di aprile al Senato, che ne ha concluso l’esame, apportandovi una serie di modifiche, il 31 maggio: con tale provvedimento il Governo intende rispondere all’esigenza di ammodernare il mercato del lavoro italiano, intervenendo su alcune criticità strutturali, oggetto ormai da molti anni di un ampio dibattito, politico e culturale, che ruota intorno alle tematiche della flessibilità, del lavoro giovanile e femminile, degli ammortizzatori sociali. Osserva che si tratta di temi che negli ultimi tempi, con l’approfondirsi della crisi economica e sociale, sono stati a più riprese evocati anche a livello comunitario, come nel caso della lettera dello scorso 5 agosto al Governo italiano, la quale – al di là delle valutazioni, anche di segno assai diverso, che ne sono state date – ha innescato un ampio dibattito sui temi del lavoro; con la lettera la BCE evidenziava «l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione» e richiamava, poi, la necessità di «un’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi».

Rileva che i dati sui tassi di occupazione vedono un continuo e preoccupante arretramento del Paese: secondo gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 29 marzo 2012 e riferiti al 2010, il tasso di occupazione ha raggiunto il 68,6 per cento nell’UE a 27 e il 68,4 per cento nell’Eurozona; i Paesi con le migliori performances risultano essere la Svezia (78,7 per cento), i Paesi Bassi (76,8 per cento) e la Danimarca (76,1 per cento); tra i Paesi di maggiori dimensioni economiche e demografiche, nel Regno Unito si è registrato un tasso del 73,6 per cento di occupati, in Germania del 74,9 per cento, in Francia del 69,1 per cento, in Spagna del 62,5 per cento, in Italia del 61,1 per cento (soltanto Ungheria e Malta registrano una percentuale più bassa).
Trattandosi di un provvedimento al centro del dibattito politico ormai da alcuni mesi, sottolinea che si limiterà a richiamarne le principali linee di fondo, con riferimento ai temi della flessibilità in entrata e dei licenziamenti, rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici per quanto riguarda il contenuto delle singole disposizioni. Nell’ambito di una razionalizzazione delle tipologie contrattuali esistenti, osserva che il provvedimento configura innanzitutto il contratto a tempo indeterminato quale contratto prevalente, disincentivando il ricorso ai contratti a tempo determinato: in tale quadro, un istituto di rilievo strategico è l’apprendistato, che si configura quale contratto tipico per l’accesso al mercato del lavoro; il provvedimento ne amplia le possibilità di utilizzo, innalzando il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati dall’attuale 1/1 a 3/2, valorizzandone allo stesso tempo il ruolo formativo. Fa presente che il provvedimento si muove, poi, verso una ridistribuzione delle tutele dell’impiego, da un lato contrastando l’uso improprio degli elementi di flessibilità relativi a talune tipologie contrattuali, dall’altro adeguando la disciplina dei licenziamenti. Con riferimento ai licenziamenti individuali, in particolare, segnala che si interviene rivedendo l’impianto dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, com’è noto, attualmente delinea in termini molto ampi l’area della tutela reale, ossia della reintegrazione nel posto di lavoro a fronte di un licenziamento giudicato illegittimo; più specificamente, lasciando inalterata la disciplina dei licenziamenti discriminatori (ove si applica sempre la reintegrazione), si modifica il regime dei licenziamenti disciplinari (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) e dei licenziamenti economici (per giustificato motivo oggettivo), introducendo un regime sanzionatorio, differenziato a seconda della gravità dei casi in cui sia accertata l’illegittimità del licenziamento, che si concretizza nella reintegrazione (nei casi più gravi) o nel pagamento di un’indennità risarcitoria (casi meno gravi), definita in termini certi nel suo ammontare massimo; inoltre, al fine di assicurare un rapido svolgimento dei processi, si introduce uno specifico rito per le controversie giudiziali aventi ad oggetto l’impugnativa dei licenziamenti.

Per quanto concerne l’esame al Senato, ribadisce che il testo iniziale del Governo è stato modificato in più parti, a seguito degli emendamenti approvati nel corso dell’esame in Commissione; successivamente, in avvio dell’esame in Assemblea, il Governo ha posto la questione di fiducia su quattro emendamenti interamente sostitutivi del testo licenziato dalla Commissione, confermandone i contenuti sostanziali. Anche per quanto riguarda le modifiche al Senato, che hanno riguardato soprattutto la flessibilità in entrata, si concentrerà, dunque, unicamente sugli aspetti di maggiore rilievo, rinviando alla documentazione degli uffici per un’analisi più puntuale.
Riguardo al contratto a tempo determinato, osserva che è stata portata da 6 a 12 mesi la durata massima del primo contratto a tempo indeterminato stipulabile senza causale e inserita una ulteriore ipotesi di acausalità operante nei casi, previsti dalla contrattazione collettiva, in cui l’assunzione avvenga nell’ambito di particolari processi produttivi. In materia di apprendistato, sottolinea che è stato stabilito che il rapporto apprendisti/professionisti non può superare il 100 per cento per aziende che occupano lavoratori inferiori a 10 unità (resta invece fermo il rapporto 3 a 2 per le aziende di dimensioni maggiori). Per quanto riguarda il lavoro intermittente (lavoro a chiamata), fa notare che è stata prevista la possibilità di stipulare il contratto con lavoratori over 55 anni e under 24. Per quanto attiene ai collaboratori a progetto, rileva che è stato introdotto il cosiddetto «salario di base», per cui il compenso non potrà essere inferiore ai minimi stabiliti per ciascun settore professionale; in assenza di contrattazione collettiva specifica, il compenso non potrà essere inferiore alle retribuzioni minime previste dai contratti collettivi nazionali di categoria. Segnala che è stata rafforzata, inoltre, l’indennità di disoccupazione una tantum (in via sperimentale per un triennio, 6.000 euro per almeno 6 mesi di lavoro in un anno: a tal fine è stata prevista un’ulteriore integrazione di risorse per 60 milioni). Con riferimento alle norme volte a contenere il fenomeno delle cosiddette «false partite IVA», fa notare che è stato precisato l’ambito di operatività della presunzione che porta a ritenere, salvo prova contraria a carico del committente, l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato, salvaguardando le situazioni caratterizzate da effettiva professionalità e redditività adeguata. Per quanto riguarda il lavoro accessorio, è stata ripristinata la possibilità di un suo utilizzo nel settore commerciale; nel settore agricolo, invece, è stato previsto che il ricorso ai voucher possa essere libero al di sotto di 7 mila euro di fatturato, mentre sopra tale soglia sarà consentito solo per i pensionati e studenti sotto i 25 anni, se regolarmente iscritti a un ciclo di studi di ogni ordine e grado ovvero ad un ciclo di studi universitari: la definizione del valore orario del voucher, infine, è stata rimessa a un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Rileva che, per quanto attiene alla flessibilità in uscita, al fine di contenere la discrezionalità in fase applicativa, è stato previsto che l’eventuale reintegro a seguito di licenziamento disciplinare illegittimo sarà deciso dal giudice verificando se il fatto rientri tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle previsioni dei contratti collettivi e dei codici disciplinari (e non anche delle previsioni di legge, come inizialmente previsto). Al contempo, osserva che, per i tirocini formativi e di orientamento, è stata esclusa l’ipotesi della delega legislativa, ma il ruolo delle Regioni è stato rafforzato con la previsione di un accordo per la definizione di linee guida condivise tra Stato e Regioni in sede di Conferenza unificata; è stato previsto, inoltre, l’obbligo di corrispondere una congrua indennità agli stagisti.

Cesare DAMIANO (PD), relatore, soffermandosi anzitutto sulle restanti parti del disegno di legge (articoli 2, 3 e 4), fa presente che – al pari del correlatore – ne richiamerà le principali linee di fondo, rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici per il contenuto delle singole disposizioni. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, fa presente che il provvedimento opera un’ampia revisione normativa dei vigenti strumenti di tutela del reddito, in primo luogo attraverso la creazione di un unico ammortizzatore sociale (AspI – Assicurazione sociale per l’impiego) in cui confluiscono l’indennità di mobilità e l’indennità di disoccupazione (ad eccezione di quella relativa agli operai agricoli): il nuovo ammortizzatore amplia sia il campo soggettivo dei beneficiari, sia i trattamenti; in particolare, oltre all’estensione a categorie prima escluse (principalmente apprendisti), fornisce una copertura assicurativa per i soggetti che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro (principalmente giovani) e per i soggetti che registrano brevi esperienze di lavoro. Osserva che all’AspI si affianca la cosiddetta «mini-ASpI», un trattamento breve che sostituisce l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti ed è volto a sostenere i lavoratori che non abbiano i requisiti per l’accesso all’ASpI. Inoltre, fa notare che viene confermata l’attuale disciplina per la Cassa integrazione ordinaria, mentre vengono apportate modifiche alla disciplina della Cassa integrazione straordinaria; specifiche misure riguardano il sostegno del reddito per i lavoratori ultracinquantenni, mentre numerose norme riguardano poi i fondi di solidarietà, con la definizione di una cornice giuridica unica per l’istituzione di nuovi fondi.
Rileva che si rinnovano e rafforzano le politiche attive del lavoro e il ruolo dei servizi per l’impiego, per i quali vengono individuati livelli essenziali di servizio omogenei su tutto il territorio nazionale; con riferimento ai lavoratori anziani, è stata poi prevista la possibilità che, con appositi accordi, stipulati tra datori di lavoro che occupano più di 15 dipendenti e organizzazioni sindacali, venga posta a carico dei datori l’erogazione di una prestazione, di un importo pari alla pensione che spetterebbe a legislazione vigente, per favorirne l’esodo in situazioni di eccedenza di personale. Sottolinea che un intero capitolo è quello degli incentivi per accrescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, con l’introduzione di norme di contrasto alle cosiddette «dimissioni in bianco» e misure per il sostegno della genitorialità.

Fa notare che il finanziamento del provvedimento e, in particolare, dei nuovi ammortizzatori sociali, si realizza principalmente attraverso un contributo addizionale a carico dei datori di lavoro dell’1,4 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, un’addizionale comunale sui diritti d’imbarco dei passeggeri, l’incremento del Fondo sociale per occupazione e formazione, la riduzione della percentuale deducibile ai fini delle imposte dirette di una serie di spese relative a specifici mezzi di trasporto, la rideterminazione delle modalità di calcolo del reddito dei fabbricati. Infine, osserva che il disegno di legge prevede l’istituzione di un sistema permanente di monitoraggio e valutazione, basato su dati forniti dall’ISTAT e da altri soggetti del Sistema statistico nazionale (SISTAN), volto a verificare lo stato di attuazione degli interventi e a valutarne gli effetti sull’efficienza del mercato del lavoro, sull’occupabilità dei cittadini e sulle modalità di entrata e di uscita nell’impiego; al sistema di monitoraggio e valutazione, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione con le altre Istituzioni competenti, concorrono le parti sociali, nonché l’INPS e l’ISTAT, chiamati ad organizzare banche dati informatizzate anonime aperte ad enti di ricerca e università.

Per quanto concerne il lavoro del Senato, ricorda che il testo iniziale del Governo è stato modificato in più parti, a seguito degli emendamenti approvati nel corso dell’esame in Commissione; la questione di fiducia posta dal Governo su quattro emendamenti, interamente sostitutivi del testo approvato dalla Commissione, ne hanno confermato i contenuti sostanziali: anche per quanto concerne le modifiche al Senato, che hanno riguardato soprattutto la flessibilità in entrata, si sofferma unicamente sugli aspetti di maggiore rilievo, rinviando alla documentazione degli uffici per un’analisi più puntuale. Per quanto concerne l’ASpI, evidenzia che è stato previsto, in particolare, che, in via sperimentale fino al 2015, il lavoratore potrà incassare l’indennità in un’unica soluzione al fine di avviare un’attività di lavoro autonomo o imprenditoriale; è stata esclusa, inoltre, la corresponsione di prestazioni di sostegno al reddito e di trattamenti previdenziali in caso di condanna per reati terroristici e di mafia. Tra gli altri interventi, segnala: una norma a tutela dei lavoratori atipici che modifica a loro favore la disciplina del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa; la definizione di norme procedurali contro le cosiddette «dimissioni in bianco»; la modifica delle norme sul sostegno alla genitorialità, con l’obbligo di astensione di un giorno per il padre e la facoltà di astenersi per ulteriori due giorni in accordo con la madre e in sua sostituzione. Per quanto riguarda l’apprendimento permanente e la certificazione degli apprendimenti non formali e informali, fa notare che è stata ridefinita la platea degli enti autorizzati alla certificazione; infine, è stata conferita una delega al Governo in materia di informazione e consultazione dei lavoratori, nonché per la definizione di misure per la democrazia economica all’interno delle aziende.

Ad integrazione della sua relazione illustrativa, si dichiara quindi consapevole che oggi la Commissione compie il primo passaggio di un percorso non facile e non scontato: in particolare, poiché dalla XI Commissione passano riforme strategiche per i cittadini (si riferisce, in particolare, alla previdenza e al mercato del lavoro), si domanda se con il disegno di legge in esame si sia di fronte ad una vera riforma o solo ad una manutenzione del sistema. In ogni caso, ricorda che il suo gruppo è da tempo fortemente critico nei confronti dell’azione portata avanti dal Governo su numerosi temi riguardanti le politiche sociali, evidenziando taluni errori di impostazione di cui ritiene che non si possa non tenere conto. In questo senso, ricorda le pesanti problematiche create con la riforma previdenziale, che non ha voluto prendere in considerazione criteri di gradualità per l’abolizione delle pensioni di anzianità, creando al contempo un pericoloso vuoto di tutela. Allo stesso tempo, esprime perplessità sugli interventi relativi al mercato del lavoro, con specifico riferimento alla flessibilità in entrata e in uscita, per i quali o si adotta la soluzione individuata al Senato o si modifica il testo per apportarvi miglioramenti effettivi, raggiungendo equilibri più avanzati di quelli trovati dall’altro ramo del Parlamento. In questo ambito, infatti, ritiene che si debba anzitutto evitare di peggiorare la situazione e che occorra – preso atto che le critiche delle parti sociali sembrano generalizzate e si muovono lungo opposte direzioni – tenere conto del lavoro svolto dal Senato, che ha comunque individuato una misura di compromesso.
Fa notare, dunque, che appare opportuno concentrarsi maggiormente sul sistema degli ammortizzatori sociali, che ha visto l’accorciamento dell’estensione e del periodo delle tutele: su questo versante, pur prendendo atto di possibili problemi di copertura finanziaria, ritiene che si possa lavorare con serietà, anche prendendo in considerazione una possibile dilazione temporale dell’entrata a regime dell’AspI. Giudica, poi, importante verificare l’effettiva fruibilità e accessibilità per i giovani del cosiddetto «bonus precari», nonché la congruità della disposizione che ha esteso l’abrogazione della CIGS, a decorrere dal 1o gennaio 2016, anche nei casi di aziende sottoposte (ai sensi della disciplina contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso) a sequestro o confisca: su molti di questi argomenti, osserva che un buon punto di riferimento possa essere costituito dal provvedimento in materia di occupazione giovanile e femminile, che le Commissioni riunite X e XI hanno da poco inviato alle altre Commissioni competenti in sede consultiva, per l’acquisizione dei relativi pareri.

In conclusione, osserva che il suo gruppo è convinto che il Governo debba proseguire il suo lavoro sino alla fine della legislatura, sebbene le difficoltà stiano terribilmente aumentando: in questo contesto, la riforma del mercato del lavoro può rappresentare un impegnativo banco di prova, sul quale si misurerà la capacità del Parlamento di apportare eventuali modifiche migliorative.

Il viceministro Michel MARTONE si riserva di intervenire in sede di replica, a conclusione del dibattito di carattere generale.

Giovanni PALADINI (IdV), soffermandosi sulle modalità di prosecuzione dei lavori e riservandosi di svolgere un proprio intervento nel prosieguo del dibattito, rileva che le relazioni appena illustrate hanno fatto emergere una serie di criticità che pongono in risalto un problema di carenza delle coperture finanziarie, al quale sono collegate la diminuzione delle tutele per gli ammortizzatori sociali e l’esistenza di «zone buie», frutto di una scarsa capacità di ascolto delle forze sociali da parte del Governo.

Michele SCANDROGLIO (PdL), intervenendo per una considerazione di carattere preliminare, osserva che la riforma approvata dal Senato è solo una base di partenza per il lavoro della Camera, atteso che lo stesso titolo del provvedimento, che fa riferimento alle prospettive di crescita, sembra contrastare con le dichiarazioni di recente rese dal neo-presidente di Confindustria, che ha espresso preoccupazioni per l’attuale impianto del disegno di legge. Ritiene che non si possa immaginare di far crescere il Paese con una riforma che non adotta una sola scelta in favore degli imprenditori e che, di fatto, consentirà loro esclusivamente di licenziare i propri lavoratori: di fronte a un Governo che giudica sordo rispetto a tali tematiche, invita la Commissione ad avere il coraggio di cambiare radicalmente il testo, preannunciando il proprio impegno personale in questa direzione.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), nel riservarsi di svolgere un intervento puntuale nel seguito del dibattito, esprime le proprie perplessità per il taglio delle relazioni introduttive appena svolte, atteso che i relatori avrebbero dovuto illustrare alla Commissione il provvedimento approvato dal Senato, piuttosto che dettare linee di indirizzo politico relative al rapporto tra Governo e maggioranza: a tal fine, auspica che la presidenza richiami gli stessi relatori ad assumere un atteggiamento maggiormente consono al loro ruolo istituzionale.

Quanto alle iniziative che saranno poste in essere dal suo gruppo, preannuncia l’intenzione di proporre un ampio novero di modifiche al testo, in modo da tutelare cittadini, lavoratori e imprese da un irrigidimento del mercato del lavoro che rischia di produrre danni ad oggi non quantificabili.

Silvano MOFFA, presidente, preso atto che le considerazioni sinora svolte si riferiscono alle modalità di andamento dei lavori e non configurano, quindi, interventi nel dibattito di carattere generale, riconosce che i relatori – pur illustrando il provvedimento alla Commissione – hanno anche svolto una serie di riflessioni di natura politica, che hanno forse travalicato, in qualche misura, il loro ruolo istituzionale. Ritiene, tuttavia, che tali riflessioni possano anche essere valutate sotto un’altra prospettiva, in quanto idonee a contribuire a porre la Commissione nelle migliori condizioni per affrontare con consapevolezza il complesso percorso di esame del provvedimento.

Nedo Lorenzo POLI (UdCpTP), preso atto della tempistica di esame del disegno di legge, che consentirà di approfondire tutti i suoi aspetti problematici, auspica che si possa discutere con responsabilità, ma anche con determinazione, di ognuno dei profili critici che caratterizzano il testo approvato dal Senato. Fa presente, infatti, che il suo gruppo si rifiuterebbe di partecipare a un iter parlamentare in cui siano soltanto i relatori a decidere quali articoli modificare e quali mantenere inalterati: se si deve ricercare un nuovo equilibrio, allora questo andrà fatto con il consenso di tutte le forze che sostengono il Governo.

Silvano MOFFA, presidente, ritiene che vi sia il diritto e, per certi versi, anche il dovere, da parte dei gruppi, di intervenire sul complesso dell’articolato trasmesso dal Senato, senza veti o preclusioni: questo aspetto sarà, quindi, pienamente garantito dalla presidenza, secondo principi di autonomia e dignità, che devono sempre caratterizzare il lavoro del Parlamento.

Antonino FOTI (PdL), intervenendo in via preliminare sulle questioni emerse nella seduta odierna, ricorda che il provvedimento originariamente presentato dal Governo al Senato aveva destato forti perplessità nell’ambito del suo gruppo; il lavoro dell’altro ramo del Parlamento ha certamente migliorato la situazione, ma ad oggi la riforma non si configura ancora come un vero intervento di natura complessiva, bensì come una semplice manutenzione normativa. Poiché la situazione del Paese continua a essere grave e pesante e le aspettative della società civile e della rete imprenditoriale sono enormi, paventa il rischio che l’eventuale impossibilità di apportare modifiche e integrazioni al disegno di legge – sia con riferimento alla flessibilità in entrata e in uscita, sia con riguardo agli ammortizzatori sociali – possa arrecare danni rilevanti al sistema produttivo italiano. Considerato, pertanto, che al momento la riforma – pur migliorata dal Senato – appare insufficiente, invita la Commissione a svolgere con serietà il proprio lavoro, nell’interesse del Paese.

Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, intervenendo per una precisazione, sottolinea di avere svolto a titolo esclusivamente personale le proprie considerazioni politiche preliminari, senza che ciò investisse, in alcun modo, il suo ruolo istituzionale di relatore. In ogni caso, mette in guardia tutti i gruppi dal rischio di creare una situazione per la quale – a fronte dell’incapacità di individuare una linea unitaria di compromesso – la sola soluzione possibile sarà quella di «subire», anche alla Camera, la richiesta del voto di fiducia da parte del Governo.

Silvano MOFFA, presidente, ribadisce come non si possa impedire alla Commissione di svolgere con serietà e rigore il proprio lavoro: il compito della presidenza sarà, dunque, quello di assicurare il rispetto dei principi di dignità e autonomia del Parlamento.

Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.25.  

SEDE REFERENTE

Mercoledì 6 giugno 2012. — Presidenza del presidente Silvano MOFFA. — Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone.

La seduta comincia alle 15.05.

Modifiche alla vigente normativa in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico.

5103 Damiano. C.

(Seguito dell’esame e 5247 Paladini – 5236 Dozzo e C. rinvio – Abbinamento dei progetti di legge C. Nomina di un Comitato ristretto).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella   seduta del 31 maggio 2012.

Silvano MOFFA, presidente, comunica preliminarmente che – dopo quanto preannunciato nell’ultima seduta – sono state assegnate alla Commissione le proposte di legge C. 5236 Dozzo e C. 5247 Paladini: poiché tali proposte vertono su materia analoga a quella recata dal progetto di legge C. 5103 Damiano, la presidenza ne ha disposto l’abbinamento, ai sensi dell’articolo 77, comma 1, del Regolamento.

Ricorda, inoltre, che nella giornata di ieri sono proseguiti gli incontri tecnici, di natura informale, tra i rappresentanti dei gruppi e talune organizzazioni sindacali, in esito ai quali si è convenuto – d’intesa con il relatore – di prospettare alla Commissione la nomina di un Comitato ristretto, per valutare le possibile modifiche e integrazioni da apportare al provvedimento. Ritiene pertanto che, senza procedere all’illustrazione dettagliata delle proposte di legge appena abbinate, si possa fare rinvio al relativo articolato, sostanzialmente in linea con le finalità della proposta di legge di cui si è già avviato l’esame, fermo restando che l’ulteriore analisi istruttoria potrà avvenire nell’ambito dell’istituendo Comitato ristretto.

La Commissione conviene.  

Silvano MOFFA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, propone che – anche al fine di verificare la possibile definizione di un testo unificato dei progetti di legge appena abbinati – la Commissione proceda alla nomina di un Comitato ristretto per il seguito dell’istruttoria legislativa 5103, 5236 e 5247. delle proposte di legge nn.

La Commissione delibera di nominare un Comitato ristretto, riservandosi la presidenza di indicarne i componenti sulla base delle designazioni dei gruppi.

Silvano MOFFA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

ATTI DELL’UNIONE EUROPEA

Mercoledì 6 giugno 2012. — Presidenza del presidente Silvano MOFFA. — Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone.

La seduta comincia alle 15.10.

Programma di lavoro della Commissione per il 2012.

(COM(2011)777 def.).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2012.

(Doc. LXXXVII-bis, 2). n.

(Parere alla XIV Commissione).

(Seguito dell’esame congiunto e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l’esame congiunto dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta di ieri.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che il relatore, in esito al dibattito svolto, ha presentato una proposta di parere favorevole con osservazioni sui provvedimenti in esame (vedi allegato).

Il viceministro Michel MARTONE si rimette alla Commissione sulla proposta di parere presentata.

Massimiliano FEDRIGA (LNP) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

La Commissione approva, quindi, la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore.

La seduta termina alle 15.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 6 giugno 2012.

L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.15 alle 15.25.  

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 5 giugno 2012.  

Audizioni di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL, di rappresentanti di ASSOCONTACT e di rappresentanti di FEDERTELSERVIZI sulle problematiche relative all’organizzazione del lavoro presso i call center presenti sul territorio italiano, con particolare riferimento a tipologie contrattuali e profili occupazionali.

Le audizioni informali sono state svolte dalle 10.40 alle 12.50.  

INTERROGAZIONI

Martedì 5 giugno 2012. — Presidenza del   vicepresidente Giuliano CAZZOLA. – Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali Michel Martone.

La seduta comincia alle 13.35.  

5-06404 Damiano: Casi problematici legati alla ricongiunzione onerosa di contributi previdenziali.

Il viceministro   Michel MARTONE risponde all’interrogazione in titolo nei Pag. 263termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Cesare DAMIANO (PD) fa notare che l’interrogazione in titolo, analogamente alle altre presentate dal suo gruppo sulla medesima materia, reca un caso concreto e puntuale, che evidenzia la situazione penosa in cui versano quei cittadini che, a causa di una normativa iniqua introdotta dal precedente Governo, hanno subito danni rilevanti rispetto alla propria posizione previdenziale. Pur comprendendo la ricostruzione normativa svolta dal rappresentante del Governo e riconoscendo la positività della disposizione che ha abolito la soglia dei tre anni di contribuzione per l’accesso alla totalizzazione, osserva che l’obiettivo dell’azione parlamentare in materia non è quello di prevedere un beneficio aggiuntivo o un ingiustificato vantaggio in favore dei lavoratori, bensì quello di riconoscere loro un vero e proprio diritto: su questo argomento, pertanto, il suo gruppo continuerà a portare avanti una battaglia di civiltà che consenta di fronteggiare, secondo principi di equità, la palese ingiustizia prodotta con l’iniziativa legislativa che ha introdotto l’onerosità della ricongiunzione di contributi previdenziali verso l’INPS.

5-06509 Mannucci: Sulle prestazioni di «welfare integrativo» offerte dall’ex-INPDAP.

Il viceministro   Michel MARTONE risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Barbara MANNUCCI (PdL), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la risposta fornita, fa notare che essa risulta sostanzialmente analoga a quella già resa dal Presidente dell’INPS in occasione della sua recente audizione in Commissione, non soltanto da un punto di vista formale, ma anche sotto un profilo sostanziale, configurandosi in maniera estremamente generica e poco chiara. Segnala, infatti, che circa 11 milioni di persone – tra dipendenti, familiari e utenti dell’ex-INPDAP – non sanno, ad oggi, cosa debbano aspettarsi in relazione alle prestazioni, già erogate dall’ente, che ruotano attorno all’assistenza integrativa; in questo ambito, in particolare, si domanda come sia possibile che l’INPS non abbia ancora chiarito – con la stagione estiva alle porte – il destino di iniziative quali le «vacanze studio» o le altre attività di welfare integrativo. Dichiara, pertanto, la propria insoddisfazione per una risposta poco concreta e, per questo, molto deludente, riservandosi di adottare ulteriori iniziative parlamentari sull’argomento.

5-06587 Boccuzzi: Corsi di formazione previsti dal decreto 81 del 2008. legislativo n.

Il viceministro   Michel MARTONE risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Antonio BOCCUZZI (PD), nel ringraziare il viceministro per la disponibilità dimostrata, ricorda che il principale obiettivo della sua interrogazione era quello di proseguire nel monitoraggio dell’attività posta in essere dal Governo nel campo della formazione in materia di sicurezza e salute dei lavoratori e, in particolare, delle iniziative dirette a contrastare fenomeni che nulla hanno a che vedere con un’attività formativa reale e di qualità. Nell’evidenziare, infatti, l’estrema confusione che caratterizza talune proposte formative del settore, ritiene che il Governo debba impegnarsi, con maggiore chiarezza, in un percorso di sensibilizzazione che riconduca le troppe iniziative ad oggi esistenti nell’alveo di un quadro normativo e giuridico rispettoso della legislazione vigente e degli accordi stipulati, anche di recente, tra Stato e regioni. Per tali motivazioni, si dichiara solo parzialmente soddisfatto della risposta ricevuta.

5-06941 Antonino Foti: Sull’attuazione degli incentivi per i premi di produttività nell’anno 2012.

Il viceministro   Michel MARTONE risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Deborah BERGAMINI (PdL), cofirmataria dell’interrogazione in titolo, nel ringraziare il rappresentante del Governo per la risposta ad una interrogazione che fa seguito ad un altro suo atto di sindacato ispettivo già rivolto anche al Presidente del Consiglio dei ministri e che – essendo trascorsi oltre sei mesi dalla data in cui avrebbe dovuto essere adottato il decreto attuativo per le modalità di riconoscimento dei premi di produttività – interessa numerosi lavoratori del settore privato, dichiara di apprezzare l’intenzione dell’Esecutivo di uscire, a partire dal 2013, dalla fase sperimentale di applicazione delle norme. Si domanda, tuttavia, cosa avverrà per l’anno in corso, atteso che, da notizie informali, risulta che il decreto attuativo per il 2012 vada a diminuire il tetto di applicabilità delle misure vigenti. Poiché ritiene che tale circostanza, se confermata, sarebbe molto grave, in quanto recherebbe ingenti danni e una ingiustificata penalizzazione alle imprese e agli stessi lavoratori, chiede al Governo di fare chiarezza sulla vicenda, riservandosi di adottare ulteriori iniziative parlamentari in materia.

  Giuliano CAZZOLA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.  

ATTI DELL’UNIONE EUROPEA

Martedì 5 giugno 2012. — Presidenza del   vicepresidente Giuliano CAZZOLA. – Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali Michel Martone.

La seduta comincia alle 14.  

Programma di lavoro della Commissione per il 2012.
(COM(2011)777 def.).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2012.
(Doc. LXXXVII-bis2). , n.

(Parere alla XIV Commissione).
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l’esame congiunto dei provvedimenti in titolo,   rinviato nella seduta del 30 maggio 2012.

  Amalia SCHIRRU (PD), nel valutare positivamente la relazione introduttiva svolta nella precedente seduta, segnala l’esigenza di porre al Governo il problema di concludere il percorso di attuazione della direttiva 2005/36/CE, con particolare riferimento agli aspetti lavorativi e alla qualificazione professionale del personale medico e infermieristico, ivi incluso il riconoscimento dei relativi titoli di studio e di specializzazione. Richiamata la necessità di adeguarsi alle indicazioni che emergono dagli altri Stati europei all’avanguardia nel settore, infatti, rileva come in diverse zone italiane, tra cui la Sardegna, inizi ad avvertirsi la carenza di personale sanitario qualificato, anche a causa di una politica formativa e specialistica basata sul cosiddetto «numero chiuso»: tale circostanza sta anche producendo, a suo avviso, un fenomeno di mobilità dei giovani italiani verso Paesi comunitari dell’Est europeo, che si spostano al solo scopo di acquisire titoli utilizzabili in Italia.
Auspica, pertanto, che il relatore possa valutare tale elemento   ai fini della predisposizione della sua proposta di parere, raccomandando al Governo di regolamentare al meglio i percorsi formativi del settore e di valorizzare le esperienze professionali svolte nelle strutture sanitarie.

  Elisabetta RAMPI (PD), relatore, preso atto che non vi sono ulteriori richieste di intervento nel dibattito, si riserva di presentare, nella seduta già fissata per domani, una proposta di parere che tenga conto, tra l’altro, delle richieste appena Pag. 265formulate dall’onorevole Schirru. Preannuncia, peraltro, che nell’ambito della propria proposta di parere intende anche inserire una segnalazione relativa all’ampliamento dei livelli occupazionali, nonché ad iniziative per scongiurare fenomeni di «dumping sociale» e per rafforzare il ruolo delle parti sociali. Fa presente, infine, che sarà rivolto un auspicio affinché, in merito ai negoziati in sede europea sui temi della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, vi sia un più stretto raccordo informativo tra le competenti Commissioni parlamentari e l’Esecutivo.

  Giuliano CAZZOLA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.10.  

 

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