“Come imprenditori, negli ultimi giorni abbiamo purtroppo osservato che le reazioni alle minacce, ai proiettili, alle scorte di sicurezza disposte, sono state lente e non corali, non ferme e unanimi. E’ una constatazione che rafforza i molti segnali degli ultimi mesi, in cui le imprese si sono sentite sole”. A denunciarlo, in una lunga lettera al Messaggero, è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Negli ultimi giorni hanno ricevuto minacce il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, e il presidente do Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia.
Bonomi lancia quindi un appello: “quello che abbiamo imparato dalla lotta al terrorismo non va dimenticato. Dagli anni Settanta, ogni qualvolta crisi profonde hanno colpito la nostra economia e società, la violenza ha preso piede, arruolato sostenitori e mietuto vittime approfittando delle divisioni sociali che, da dialettica fisiologica democratica, diventavano patologie senza controllo. Questa volta va evitato. E non bastano l’unità e la fermezza delle istituzioni. Contro ogni violenza, anche le forze dell’impresa e del lavoro devono essere totalmente solidali”.
Bonomi, poi, aggiunge: “Non vorremmo che all’alzarsi dei toni contribuisse anche un forte e rischioso equivoco. E cioè che spiaccia a molti che le imprese, davanti alla più grande crisi economica del dopoguerra, consapevoli del fatto che le decisioni che l’Italia deve assumere avranno conseguenze per molti anni, avanzino con grande chiarezza e fermezza di toni le proprie proposte, e anche le proprie critiche”.
Inoltre, per Bonomi “I rinnovi contrattuali che ci attendono non possono essere affrontati col vecchio meccanismo dello scambio tra salario e orario. Nei contratti dobbiamo, tutti insieme, realizzare una vera e propria ridefinizione del lavoro, guardando alle filiere e alle aziende. Non considerando solo turni e orari e retribuzioni nazionali, ma obiettivi incentivati di produttività e innalzamento del capitale umano, diritti alla formazione permanente, al welfare sussidiario e alla conciliazione dei tempi di lavoro con la cura parentale”.
“E’ un compito essenziale per rilanciare l’Italia e ci auguriamo, in questo, che nessun equivoco possa sussistere tra la chiarezza con cui imprese e sindacati confronteranno le rispettive posizioni, e visioni ideologiche di antagonismo che appartengono al passato”, ha concluso.
E.G.